La proclamazione ufficiale è avvenuta nelle fasi conclusive del XXV congresso dell’Associazione Medici Diabetologi. Giuseppina Russo designata in affiancamento
Sarà Salvatore De Cosmo, pugliese, il nuovo presidente nazionale AMD. Figura di spicco della diabetologia italiana e internazionale, vanta una lunga esperienza in ambito clinico, scientifico e associativo: una guida autorevole che potrà offrire competenza, visione e dedizione a questo sodalizio. Attualmente dirige la Struttura Complessa di Medicina Interna-Endocrinologia dell’IRCCS “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo. È autore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche recensite PubMed e Principal Investigator di numerosi studi e progetti nazionali e internazionali. Da anni contribuisce alla definizione delle linee guida sul diabete mellito. È inoltre revisore per riviste di rilievo, tra cui Diabetes Care, Diabetologia e Journal of Endocrinological Investigation.
Nell’arco di oltre trent’anni, De Cosmo ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità: Presidente della Sezione Puglia (2005–2007), membro del Consiglio di Amministrazione di Fondazione AMD e Coordinatore del Comitato Scientifico dell’Associazione Medici Diabetologi dal 2020 al 2023. “Assumere la Presidenza di AMD rappresenta per me un onore e una grande responsabilità. Il mio impegno sarà volto a consolidare il ruolo dell’Associazione come punto di riferimento per i professionisti e per le persone con diabete, promuovendo ricerca di qualità, linee guida condivise e un approccio sempre più multidisciplinare e innovativo alla cura”, ha dichiarato Salvatore De Cosmo, in occasione della cerimonia di chiusura del XXV congresso nazionale, oggi a Bologna. Al timone di AMD per il prossimo biennio, De Cosmo sarà affiancato da Giuseppina Russo, in qualità di Presidente eletto, e dagli altri membri del Consiglio Direttivo nazionale.
Diabete: remissione possibile con terapie personalizzate e interventi precoci
Al congresso AMD, esperti italiani e internazionali delineano il nuovo paradigma: medicina di precisione, nuovi farmaci e gestione integrata delle complicanze
La cura del diabete di tipo 2 sta attraversando una trasformazione profonda, che va ben oltre il controllo della glicemia. L’approccio terapeutico si fa sempre più personalizzato, precoce e integrato, con l’obiettivo non solo di gestire la malattia, ma di modificarne la storia naturale. È quanto emerso dalla sessione congiunta tra l’Associazione Medici Diabetologi (AMD) e l’European Association for the Study of Diabetes (EASD), tenutasi durante la terza giornata del XXV Congresso Nazionale AMD, a Bologna.
Il diabete di tipo 2 è una patologia complessa e eterogenea, che si manifesta con meccanismi diversi da paziente a paziente. “Questa consapevolezza oggi ci impone di andare oltre il concetto di ‘one size fits all’”, ha spiegato Francesco Giorgino, ordinario di endocrinologia all’Università di Bari e presidente eletto dell’EASD. “Disponiamo di strumenti terapeutici che vanno ben oltre il controllo glicemico e che permettono persino di ottenere una remissione del diabete, cioè un ritorno a valori di glicemia normali. È uno scenario fino a pochi anni fa impensabile”.
La vera sfida, secondo Giorgino, è individuare quali pazienti rispondano meglio a quali trattamenti. “Stiamo lavorando a una medicina di precisione del diabete, capace di individuare i profili genetici, clinici e metabolici che predicono la risposta alle terapie”, ha aggiunto. Un lavoro che si estende anche alla comprensione delle differenze tra popolazioni, con progetti internazionali mirati a rendere la cura del diabete inclusiva e globale.
Accanto alla personalizzazione della terapia, resta centrale la correzione dell’iperglicemia, uno dei capisaldi della prevenzione degli eventi cardiovascolari e renali. “I nuovi farmaci hanno mostrato effetti benefici significativi su obesità e complicanze nei pazienti con diabete tipo 2”, ha sottolineato Giuseppina Russo, ordinario di medicina interna all’Università di Messina e Coordinatrice Nazionale degli Annali AMD. “Ma non dobbiamo trascurare uno dei cardini della cura: la correzione dell’iperglicemia”.
Una recente pubblicazione degli Annali AMD ha evidenziato come anche valori di emoglobina glicata appena superiori al range del prediabete siano associati a un aumento del rischio di complicanze cardiovascolari del 24%. “Questo significa che la partita si gioca nei primi anni, ancor prima della diagnosi vera e propria di diabete”, ha spiegato Russo. “La tempestività dell’intervento è la vera chiave per proteggere cuore, rene e vasi”.
Le linee guida internazionali ribadiscono che la correzione dell’iperglicemia deve essere considerata alla pari delle nuove terapie e della gestione degli altri fattori di rischio. “Tutti questi elementi devono avere la stessa dignità e la stessa forza”, ha concluso Russo, “perché solo integrandoli possiamo davvero cambiare la traiettoria della malattia”. Il messaggio che arriva da Bologna è che il futuro della cura del diabete passa per una visione sistemica, che unisce innovazione farmacologica, medicina di precisione e interventi tempestivi. Una visione che non si limita a contenere la malattia, ma punta a modificarne il corso, fino alla possibilità concreta della remissione.





