Sancito l’accordo per 581mila addetti tra infermieri, ostetriche, amministrativi e altri profili: fino a 172 euro in più al mese e indennità varie, settimana corta e ferie “a ore”. Cgil e Uil si tirano indietro: “Un contratto al ribasso”
I lavoratori del comparto sanità pubblica si preparano a voltare pagina con la firma definitiva del contratto collettivo nazionale 2022-2024, che coinvolge oltre mezzo milione di lavoratori tra infermieri, ostetriche, amministrativi e operatori sanitari. Un accordo atteso, che introduce aumenti in busta paga, nuove tutele e percorsi di carriera, ma che non ha mancato di suscitare divisioni tra le sigle sindacali.
A partire da novembre, i lavoratori interessati riceveranno gli arretrati relativi al biennio 2024-2025, con incrementi fino a 172 euro lordi mensili. Tra le novità più rilevanti, l’introduzione della settimana lavorativa “corta” su quattro giorni, mantenendo le 36 ore settimanali, e la possibilità di usufruire delle ferie “a ore”. Viene inoltre istituito il nuovo profilo professionale di Assistente infermiere, pensato per rafforzare l’organico e migliorare la qualità dell’assistenza.
Il contratto, firmato all’Aran dopo la preintesa dello scorso giugno, prevede anche misure di welfare per i dipendenti più anziani, come la possibilità di richiedere il part time, l’esonero dai turni notturni e dalla pronta disponibilità, o l’impiego come tutor per i neoassunti. Tra le tutele introdotte, spicca il patrocinio legale da parte dell’Azienda in caso di aggressioni sul posto di lavoro, con la possibilità di supporto psicologico. Si aggiunge anche la possibilità di cedere le ferie per assistere parenti di primo grado, le cosiddette “ferie solidali”.
“La firma definitiva del contratto del comparto sanità 2022-2024 è un importante risultato per il settore. La trattativa è stata molto complicata, ma è fondamentale essere giunti alla fine”, ha dichiarato il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo. “Ora bisogna guardare immediatamente al prossimo contratto 2025-2027 per dare continuità alla contrattazione. Gli aumenti medi sono pari a circa 170 euro mensili, con importanti incrementi delle indennità specifiche, tra cui quella del pronto soccorso, che può arrivare anche a 500 euro. Importanti anche gli arretrati, visto che il contratto viene firmato nel 2025. Ora dobbiamo rendere effettivi gli stanziamenti per la tornata contrattuale 2025-2027”.
Il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, ha definito la trattativa “difficile”, ma ha parlato di un “risultato positivo” che rappresenta “una buona base di partenza per il prossimo contratto 2025-2027”. Anche le Regioni hanno espresso parere favorevole. Marco Alparone, presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità, ha sottolineato che “si apre ora una nuova fase che ci vedrà impegnati a costruire le linee di indirizzo per la stagione contrattuale 2025-2027, così da poter avviare immediatamente la nuova fase di negoziazione e garantire una continuità contrattuale, tra una tornata e l’altra. L’obiettivo è quello di accrescere l’attrattività e la competitività dell’intero settore.”
I sindacati di categoria che hanno sottoscritto il contratto, come Nursind e Nursing Up, ne evidenziano gli aspetti positivi. “La firma è un momento importante soprattutto per la prospettiva che apre,” ha commentato Andrea Bottega, segretario nazionale di Nursind. “Ci permette subito, infatti, di sbloccare l’iter della prossima tornata 2025-2027.” Per Nursing Up, “il contratto è solo un punto di inizio: ora la battaglia sarà per i percorsi di carriera e stipendi più dignitosi.”
Sul fronte opposto, la Fp Cgil e la Uil hanno deciso di non sottoscrivere l’accordo, si sono tirati indietro criticando contenuti e risorse. Secondo la Fp Cgil, “è stato firmato un contratto che mortifica le lavoratrici e i lavoratori della sanità pubblica e, per la prima volta, li impoverisce. Siamo in presenza di un contratto al ribasso che porta ad una perdita media mensile di 172 euro rispetto al costo della vita”.
La Uil ha espresso netto dissenso, sottolineando come il contratto “continua a basarsi su meccanismi accessori e temporanei, incentrati su lavoro straordinario e prestazioni aggiuntive, piuttosto che su un rafforzamento stabile dei trattamenti tabellari e della struttura retributiva ordinaria.” Critiche anche alla nuova figura dell’assistente infermiere, che secondo il sindacato “non risulta sufficientemente definita e regolamentata, a discapito sia dei livelli essenziali di assistenza che degli infermieri attualmente in servizio”. “Ciò che serve davvero,” conclude la nota della Fp Cgil, “è un reale cambio di passo per evitare il collasso della sanità pubblica”.
Il contratto appena firmato segna, ad ogni modo, un passaggio importante (ma non risolutivo) nel percorso di valorizzazione del personale sanitario. Le divergenze tra le sigle sindacali evidenziano la complessità di un settore che, tra carenze strutturali e pressioni crescenti, continua a chiedere risposte concrete e durature. La prossima tornata contrattuale sarà l’occasione per affrontare le criticità rimaste aperte e per costruire un sistema sanitario più equo, attrattivo e sostenibile.





