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Biobanche, come nascono e perché sono la punta di diamante della medicina di precisione

Presentazione ufficiale di Marche Biobank: il laboratorio entra a far parte della rete italiana

Le biobanche rappresentano uno dei capisaldi della ricerca moderna. Sono luoghi in cui vengono raccolti, conservati, catalogati e messi a disposizione della comunità scientifica campioni biologici umani (sangue, tessuti, DNA, cellule, siero) insieme ai dati clinici e anagrafici digitalizzati a fini statistici. La funzione delle biobanche è duplice: da un lato archiviano e preservano materiali biologici per studi futuri, dall’altro permettono di accelerare la ricerca su malattie complesse, malattie rare o patologie multifattoriali, in modo da contribuire allo sviluppo di conoscenze, terapie personalizzate e strumenti diagnostici.

Le prime biobanche italiane risalgono agli anni Novanta, costituite inizialmente all’interno di ospedali universitari per coadiuvare le indagini sui tumori e sulle malattie genetiche. Con il tempo, il modello si è evoluto: dalla conservazione di campioni per singoli progetti si è passati a infrastrutture organizzate, dotate di standard internazionali, sistemi informatici avanzati e procedure rigorose per garantire qualità, tracciabilità e sicurezza dei dati. L’ingresso dell’Italia nella rete europea ha rappresentato un passaggio decisivo, perché ha imposto criteri uniformi e ha favorito l’interoperabilità tra biobanche regionali e nazionali (foto sotto).

Oggi come oggi le biobanche sono indispensabili per la medicina di precisione: consentono di studiare le basi molecolari delle malattie, identificare marcatori, e comprendere perché alcuni pazienti rispondono bene ai trattamenti e altri no. Sono cruciali soprattutto per le malattie rare, dove la scarsità di casi rende fondamentale la condivisione dei campioni a livello nazionale e internazionale. Non sono però mancate le difficoltà. Le biobanche hanno dovuto affrontare problemi legati alla sostenibilità economica, alla frammentazione territoriale, alla mancanza di standard condivisi, alla gestione della privacy e al consenso informato, oltre alla necessità di integrare dati clinici provenienti da sistemi sanitari regionali molto diversi tra loro.

Negli ultimi anni l’Italia ha compiuto passi avanti significativi, anche grazie ai finanziamenti del PNRR e alla crescente consapevolezza del ruolo strategico di queste infrastrutture. È in questo contesto che si inserisce l’esperienza delle Marche, oggi al centro di un progetto innovativo che rafforza la rete nazionale e apre nuove prospettive per la ricerca sulle malattie rare.

Marche Biobank, ricerca per le malattie rare

La Regione Marche si posiziona come uno dei nuovi poli strategici della ricerca biomedica italiana grazie a Marche Biobank, che ha posto le basi per avviare un dialogo costruttivo tra i medici di Medicina Generale e la Fondazione Heal Italia. Nel mese di dicembre, Marche Biobank è ufficialmente entrata nel circuito BBMRI.it ovvero la rete italiana delle biobanche. L’annuncio è stato dato dalla direttrice della rete, professoressa Marialuisa Lavitrano, durante un convegno tenutosi ad Ancona, sotto la direzione scientifica del professor Gianluca Moroncini (Università Politecnica delle Marche) e della professoressa Luisa Minghetti (Istituto Superiore di Sanità). Marche Biobank è una società no profit nata da un partenariato pubblico‑privato marchigiano che coinvolge l’Università Politecnica delle Marche, l’Università di Urbino, l’Università di Camerino e tre imprese biotecnologiche del territorio (Diatheva, Diatech, Mivell). È la prima biobanca delle Marche dedicata alla raccolta di campioni biologici di persone affette da malattie rare e alla loro caratterizzazione mediante strumentazioni d’avanguardia. Il progetto si è ulteriormente rafforzato con l’ingresso dell’Università Politecnica delle Marche nella Fondazione Nazionale Heal Italia, nata grazie al finanziamento del PNRR – Ministero dell’Università e della Ricerca. «L’ammissione in BBMRI.it significa che Marche Biobank risponde a tutti i requisiti di qualità ed eccellenza approvati a livello europeo» ha sottolineato la professoressa Minghetti. «Il materiale biologico umano è la risorsa più critica per tradurre i progressi della medicina molecolare e delle tecnologie innovative in progressi in salute ed è pertanto un patrimonio per la ricerca».

All’evento di presentazione di Marche Biobank e del Centro Precision Care Heal Italia per le Malattie Rare hanno partecipato anche gli assessori regionali alla Sanità e al Lavoro, Paolo Calcinaro e Tiziano Consoli (nella foto sotto, con Moroncini). «Ringrazio il professor Moroncini e l’Univpm per aver acceso un faro importante su Marche Biobank, infrastruttura sia regionale sia nazionale nata da un partenariato pubblico‑privato anche con il supporto della Regione Marche» ha dichiarato Calcinaro. «La Regione dovrà continuare a seguire da vicino Marche Biobank perché la raccolta di campioni biologici di persone affette da malattie rare è fondamentale per questi pazienti, che hanno minor possibilità di accesso alle cure». Consoli ha evidenziato come «Marche Biobank sia un’infrastruttura fondamentale per la precision care e la prevenzione delle malattie rare, segnando un’evoluzione del nostro sistema sanitario che guarda con attenzione alla digitalizzazione per migliorare la cura del paziente». Ha inoltre sottolineato che si tratta di «un modello di governance pubblico‑privata capace di attrarre investimenti e generare occupazione qualificata, creando un circolo virtuoso tra scienza, formazione e sviluppo economico regionale». Il progetto è sostenuto grazie all’efficace utilizzo dei Fondi Sociali Europei (FSE) da parte della Regione Marche, prima in Italia a impiegare pienamente queste risorse per investire in tecnologia, formazione e ricerca sul territorio. «Il nostro impegno è assicurare che la Biobank sia un faro per la prevenzione e la salute nelle Marche e, grazie alle mie deleghe, assicuro il pieno sostegno a questa iniziativa, che valorizzerà anche il ruolo del Terzo Settore nella promozione della salute». Marche Biobank si inserisce così in una rete integrata, contribuendo a colmare un vuoto storico nella raccolta e gestione dei campioni biologici per le malattie rare. Un passo avanti decisivo per la medicina di precisione e per una sanità che guarda al futuro con strumenti sofisticati, focalizzati sui bisogni dei pazienti.

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