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A Torino la marcia dei 12mila per la sanità piemontese e il diritto alla salute

È stato un sabato molto singolare sotto il cielo di Torino. Nel pomeriggio del 27 maggio scorso hanno manifestato in 12mila e per gli organizzatori della marcia, il sindacato Anaao Assomed Piemonte, “l’adesione ha superato le più ottimistiche previsioni. La sanità piemontese ha urgente bisogno di investimenti e di buon governo. Non siamo disponibili ad accontentarci di 4 denari: vogliamo che la sanità sia davvero una priorità, non solo negli slogan”.

È stato un sabato molto singolare a Torino. Nel pomeriggio del 27 maggio scorso hanno manifestato in 12mila e per gli organizzatori della marcia, il sindacato Anaao Assomed Piemonte – Associazione sindacale dei medici e dirigenti sanitari del Piemonte, l’adesione ha superato le più ottimistiche previsioni. 

Come spiega la segreteria regionale di Anaao Assomed Piemonte in una nota, se c’erano dei dubbi, ora non ci sono più: i sanitari lavorano troppo e nonostante tutto molti pazienti non riescono a curarsi, se non pagando di tasca propria o aspettando tempi infiniti.  È un problema sia erogare che accedere alle cure. La sanità sta sempre più diventando un’area di speculazione.  La malattia rende. Noi non la pensiamo così. 

E ancora. “I medici e i dirigenti sanitari non possono lavorare a cottimo.  Le professionalità vanno valorizzate, premiate, pagate. Per garantire il diritto alla salute bisogna mettere i medici e tutti i sanitari nelle condizioni di poter lavorare al meglio. La sanità piemontese ha urgente bisogno di investimenti e di buon governo. Non siamo disponibili ad accontentarci di 4 denari: vogliamo che la sanità sia davvero una priorità, non solo negli slogan”. 

Lavoriamo in ospedali che ci cadono in testa, e per ora su quelli nuovi abbiamo solo sentito dei dibattiti. Non è stata posata una pietra. Dei soldi per PNRR, che le future generazioni dovranno restituire, non sappiamo il destino. Quanti ne sono stati utilizzati e per cosa?”.

I turni vengono coperti con ordini di servizio o esternalizzati: chiediamo da tempo il coinvolgimento degli specializzandi, che per lo più rimangono nelle corsie universitarie. Siamo vessati da continue mail delle direzioni che ci chiedono indietro soldi non dovuti, della legge Balduzzi, risalenti a 10 anni fa. 

I piani abbattimento liste d’attesa non esistono. I rappresentanti dei lavoratori non sono coinvolti e le liste si riducono solo perché i pazienti vanno nel privato. Invece di dedicarci completamente ai pazienti, siamo sempre più impegnati in odiose incombenze burocratiche. Non ci vengono remunerate le compilazioni delle pratiche Inail da anni, mentre nelle altre regioni i pagamenti sono regolari.

“I medici se ne vanno, e non solo non si fa nulla per fermarli e rendere il lavoro ospedaliero più attrattivo, ma pare perfino gli si aprano le porte. Così, svuotato di professionisti, Il Servizio Sanitario si impoverisce. E diventa un servizio povero, per i poveri. A tutto vantaggio delle assicurazioni e dei grandi gruppi privati. Noi non ci stiamo. E sabato l’abbiamo detto a gran voce, in tantissimi”.

Le immagini della marcia a questo link.

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