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Affettività e relazioni aiutano a superare lo stigma per le malattie mentali

Non c’è salute senza salute mentale. Ci sono parole chiave che evidenziano la necessità di ripensare al tema della salute mentale e rimetterlo al centro dell’agenda politica e della sensibilità sociale: lo stigma, che permane, anzi si è ulteriormente aggravato dall’indifferenza sociale; la formazione; l’organizzazione del territorio; la telemedicina. Perché la salute mentale è una emergenza sanitaria e sociale, serve pertanto mettere in campo una serie di azioni che prevedano, fra le altre, il recupero delle relazioni reali, e l’affettività, l’intercettazione delle richieste di aiuto delle persone con patologie psicologiche e il potenziamento della presa in carico sul territorio.

Al convegno organizzato a Roma, il 4 dicembre, da Motore Sanità con il contributo incondizionato di Angelini Pharma, è intervenuto Giuseppe Quintavalle, commissario straordinario dell’Asl Roma 1 ed esperto del tavolo tecnico ministeriale sulla salute mentale.

“Attorno alla salute mentale continua a permanere lo stigma” come ha sottolineato il commissario straordinario. “Penso che si sia aggravato da un’ulteriore problematica che è l’indifferenza, indifferenza che parte da una solitudine sociale, da un allontanamento dalle relazioni di gruppo a favore di relazioni virtuali che poi naturalmente determinano nella crescita della persona un maggiore allontanameeto da adulto. Dobbiamo quindi assolutamente intercettare questi bisogni, fin da piccoli, e fare comprendere che è fondamentale la tecnologia ma che rimangono sempre importanti l’affettività reale e le relazioni”.

La formazione è un punto cruciale quando si parla di salute mentale. “La formazione deve essere capillare, interdisciplinare e più preventiva possibile ovvero deve iniziare dalle prime età del bambino, e coinvolgere vari gruppi, quindi deve essere scolastica e anche entrare nel gruppo relazionale. È fondamentale, attraverso la formazione, anche intercettare eventuali bisogni di richieste di aiuto, purché sia fatta da persone esperte e professionalmente impegnate nei vari campi di formazione” ha proseguito il dottor Quintavalle.

Anche la telemedicina ha un ruolo chiave. “E’ un utile strumento e sarà insostituibile nel prossimo futuro anche nei nuovi processi organizzativi del territorio, purché sia integrata nell’ambito dei percorsi diangostico-terapeutici, venga codificata dai sanitari e rappresenti vari ausili. La telemedicina può esere infatti utilizzata direttamente del paziente che può chiedere eventuali informazioni sulla terapia o ricevere informazioni sugli approcci terapeutici; può essere utilizzata dai casemanager qualora il paziente non sia aderente alle prescrizioni; soprattutto è un grande ausilio per la parte riabilitativa e curativa perché può rappresentare un percorso e una fase del trattamento”.

Salute mentale significa anche ripensare alla presa in carico delle persone con patologia psichiatriche che commettono reato. “Negli istituti penitenziari – come ha spiegato Giuseppe Quintavalle – la prima cosa da fare è un’immediata anamnesi psichiatrica del soggetto che arriva attraverso la visita psicologica e psichiatrica e la testologia per giungere poi al primo trattamento. Fondamentale è il recupero dei documenti che dovrebbero e devono seguire il detenuto da un trasferimento all’altro oppure dal primo accesso se viene da fuori. E poi è importante la revisione di tutte le articolazioni psichiatriche perché credo che sia un vulnus da recuperare all’interno delle strutture”.

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