Appello per un sistema sanitario equo, efficiente e centrato sulla persona. Documento ufficializzato al convegno dell’Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma
L’Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma (AIL) ha presentato un ambizioso Manifesto volto a ridefinire le priorità e le strategie del sistema sanitario nazionale. Un documento che sottolinea come la salute non sia semplicemente l’assenza di malattia, ma un diritto inalienabile e universale, e che invita istituzioni, cittadini e società a un impegno condiviso per garantire un sistema più equo, efficiente e orientato alla prevenzione e alla cura integrata. In un’epoca in cui la genetica, l’intelligenza artificiale e la medicina di precisione aprono nuove frontiere, i dati evidenziano una crescita esponenziale di malattie croniche, tumori e patologie ambientali, spesso legate a fattori di rischio evitabili come inquinamento, cattive abitudini, disuguaglianze sociali ed economiche. “Possediamo ormai tecnologie sofisticate in grado di salvare vite umane – ha affermato il presidente Giuseppe Toro – ma non sempre riusciamo a garantire un equo accesso alla prevenzione e alle cure. È ora di cambiare registro”.

Il nucleo centrale del documento sollecita un approccio integrato, centrato sulla persona e sostenuto da solide evidenze scientifiche. L’obiettivo è promuovere uno stile di vita sano, rafforzare le politiche ambientali e investire nella ricerca traslazionale, affinché la prevenzione diventi una cultura diffusa e non solo una enunciazione di sani principi. La consapevolezza del rischio, infatti, si traduce in potere: conoscere il proprio profilo genetico o i fattori di esposizione ambientale permette di adottare comportamenti più efficaci e personalizzati.
Tra le richieste più significative citiamo i dati di monitoraggio dei parametri ambientali diffusi in tempo reale, campagne di informazione accessibili e inclusive, e investimenti massicci in energie sostenibili e incentivazione dei mezzi di trasporto collettivo. La lotta all’inquinamento atmosferico, con le sue drammatiche ricadute sulla qualità dell’aria, rappresenta una priorità: le polveri sottili, il biossido di azoto e le microplastiche sono tra i principali agenti che aumentano il rischio di tumori, infarto e ictus. La qualità dell’ambiente, si evidenzia, è un elemento chiave per la salute di tutti.
Ma non basta: il Manifesto invita a modificare sostanzialmente le abitudini individuali. Fumo, sedentarietà e alimentazione scorretta sono i principali fattori di rischio modificabili, responsabili fino al 70% delle malattie croniche. L’Italia, nonostante le grandi scoperte scientifiche, si trova di fronte a un paradosso: tecnologie innovative e conoscenze avanzate sono spesso inaccessibili o non sufficientemente sfruttate dalla popolazione. Per invertire questa tendenza, è necessario adottare politiche fiscali più aggressive contro il tabacco, promuovere la qualità della vita nelle città attraverso la riqualificazione degli spazi urbani, incentivare l’attività fisica e rendere più accessibili le diete sane.
Il testo presentato al convegno AIL sottolinea anche l’importanza di conoscere il proprio rischio genetico, grazie a test accessibili, anche al fine di favorire diagnosi precoci e personalizzate. La medicina di precisione può fare la differenza, permettendo di intervenire prima che le malattie si sviluppino, o in altri termini consente di trattarle più efficacemente. L’investimento nella ricerca rappresenta un altro pilastro fondamentale. L’Italia dispone di talenti e risorse di primo livello, ma soffre di tagli ai finanziamenti pubblici e di una fuga di cervelli verso altri paesi. “Investire in ricerca – afferma il presidente AIL – significa risparmiare vite e risorse in futuro. È un dovere etico e sociale”.
L’Associazione Italiana Leucemie Linfomi e Mieloma insiste sull’efficacia degli screening oncologici, strumenti ormai consolidati e fondamentali per la diagnosi precoce. Tuttavia, le disparità territoriali e culturali rappresentano un ostacolo alla piena efficacia dei programmi di prevenzione. L’obiettivo è raggiungere il 90% di adesione entro il 2030, eliminando le barriere logistiche, linguistiche e sociali. L’approccio multidisciplinare è un altro elemento chiave: i pazienti oncologici devono poter contare su team composti da oncologi, psicologi, nutrizionisti, fisioterapisti, assistenti sociali e consulenti legali. La comunicazione medica deve essere chiara, empatica e rispettosa, considerandoli come persone e non solo come malati.
Il ruolo dei caregiver – spesso familiari che si sacrificano quotidianamente – viene riconosciuto come centrale. È necessario offrire loro formazione, supporto psicologico, riconoscimento economico e sociale, affinché possano continuare a prendersi cura dei propri cari con dignità. Il Manifesto AIL si conclude con un appello alle istituzioni: l’adozione di politiche pubbliche concrete, trasparenti e misurabili, per raggiungere obiettivi ambiziosi al 2030. Tra questi: eliminare le liste di attesa, garantire l’accesso universale alle cure e promuovere una società più giusta e solidale, salvare un maggior numero di vite umane.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso il suo sostegno all’iniziativa, sottolineando come il diritto alla salute sia sancito dalla Costituzione e come la tutela ambientale e la prevenzione siano elementi imprescindibili per il benessere collettivo.
Il futuro, conclude il Manifesto, dipende da noi. La prevenzione non è solo una strategia, ma una cultura condivisa. È il momento di agire, di investire e di mettere la persona al centro di un sistema sanitario che sia davvero universale, equo e sostenibile. Solo così potremo costruire un’Italia in cui ogni vita conta e ogni cittadino possa vivere in salute e dignità. Riportiamo qui il capoverso conclusivo del documento AIL, gli obiettivi dichiarati da perseguire nei prossimi cinque anni. “Non vaghe aspirazioni ma target precisi: -25% mortalità prematura da malattie non trasmissibili; 90% adesione agli screening raccomandati (oggi siamo sotto il 60% in molte regioni); zero liste d’attesa oltre i tempi massimi (oggi ci sono mesi di ritardo); zero disparità di outcome tra Nord e Sud (oggi la differenza è scandalosa); +50% fondi per ricerca oncoematologica (oggi l’Italia investe meno della media UE); 100% pazienti oncologici con accesso a percorsi personalizzati”. “Questi numeri – ha concluso il presidente Giuseppe Toro – non sono astratti ma rappresentano padri che vedranno i figli laurearsi, madri che conosceranno i nipoti, persone che non soffriranno inutilmente, vite salvate, famiglie che non si distruggeranno economicamente, speranze che non verranno spezzate”.






