“Giuro di non dimenticare” è una raccolta di racconti che narrano qual è stata e qual è la vita all’interno degli ospedali durante il Covid. Il titolo “Giuro di non dimenticare” è un’appendice del giuramento di Ippocrate. CIMO è stato un osservatorio privilegiato della situazione Covid negli ospedali. L’idea è quella di lasciare una testimonianza vera di quello che è successo e che sta succedendo tutt’ora.
“Siamo riusciti a mettere in piedi una raccolta di 28 testimonianze di colleghi medici – dalla Valle D’Aosta a Catania. Si tratta di un reportage delle strutture ospedaliere come se un medico prendesse per mano e accompagnasse il lettore all’interno delle strutture ospedaliere“, racconta Quici.
IL MESSAGGIO DEL LIBRO: “GIURO DI NON DIMENTICARE”
Il titolo del libro vuole lanciare un messaggio forte e il suo obiettivo è duplice: da un lato occorre evitare che la pandemia passi nel dimenticatoio, e poi la testimonianza dev’essere viva per analizzare le cose che non hanno funzionato e quindi migliorare il SSN. L’altro aspetto importante è il giuramento, perché i medici quando iniziano la loro professione promettono solennemente sul famoso giuramento di Ippocrate.
Ultimamente quando si sente parlare di resilienza viene da sorridere perché il medico basa la propria la propria attività sulla resilienza. Il problema vero è di natura psicologica, perché l’impatto è stato forte rispetto ad un virus che non si conosceva.
QUALI PAURE?
Sicuramente la paura dell’incognito, la paura di tornare a casa e contagiare i propri famigliari. Nel tempo ci stiamo adeguando al virus e imparando a conviverci, rischiando di abbassare il livello di attenzione che porta ad un maggior contagio.
LE STORIE
Fra le storie presenti nel libro, un medico che, una volta finito il turno di notte, si scusa per non aver fatto di più per i propri pazienti. Un medico che dunque avrebbe voluto fare molto di più ma ne era impossibilitato. Chiedere scusa era un modo per entrare nei rapporti umani diretti con i pazienti che stavano male.
I medici non vogliono però essere considerati eroi: sono essi stessi persone fragili, con le proprie paure e dubbi. Una collega delle Marche ha dunque detto: “Il mio eroe preferito è Batman, ma poiché è un pipistrello, credo che ci sia un conflitto”.
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