Con la consulenza di Giuseppe Basile, ricercatore medico Istituto ortopedico Galeazzi, Docente presso la Scuola di specializzazione in Medicina legale del Politecnico delle Marche.
L’alluce valgo è una malattia del piede, comunemente nota come “cipolla”, caratterizzata dallo spostamento verso l’esterno della base dell’alluce e dalla deviazione della punta dell’alluce stesso verso le altre dita. Spesso l’alluce valgo può essere asintomatico. Con altrettanta frequenza, però, i pazienti che ne soffrono riferiscono dolore a livello di tutto l’avampiede. A causa dell’effetto della deviazione del primo dito, infatti, il bordo della calzatura strofina e fa attrito con l’articolazione metatarso falangea e questo provoca infiammazione, irritazione, gonfiore, rossore.
Condiziona la postura
“Un piede con alluce valgo appoggia generalmente male al suolo”, spiega Giuseppe Basile, ricercatore medico Istituto ortopedico Galeazzi, Docente presso la Scuola di specializzazione in Medicina legale del Politecnico delle Marche. “Il dolore causato dall’alluce valgo e l’alterazione della meccanica del piede, infatti, possono portare a difficoltà a camminare, con conseguente appoggio scorretto del piede. In contemporanea, il paziente affetto dalla patologia tende ad assumere posture scorrette per sentire meno dolore. Come se non bastasse, il peso del corpo di chi soffre di alluce valgo, ripartito sul piede in maniera anomala, può portare alla formazione di callosità. Oltre a ciò, questa alterazione funzionale della dinamica del piede si riflette anche sull’intero arto inferiore, soprattutto sulle articolazioni di ginocchio e anca e porta problematiche fino alla colonna vertebrale con conseguente mal di schiena. Si innesca altresì un meccanismo vizioso, perché la callosità per l’effetto dell’urto con la calzatura può andare incontro ad altri problemi infiammatori e causare dolore e limitazione funzionale del piede che, in certi casi, necessita di intervento chirurgico”.
A soffrirne di più le donne
Le donne sono più colpite rispetto agli uomini (il rapporto è di 10 donne su 1 uomo), probabilmente a causa del tipo di scarpe indossate. Calzature a parte, pare che la familiarità conti e si ipotizza, pertanto, che la patologia possa essere genetica. “Quando strutturato”, continua il Professor Basile, “l’alluce valgo si può manifestare fin dalla primissima età e poi si accentua via via, con il sovraccarico, con le modificazioni strutturali del piede e in base alle abitudini (donne che hanno una deviazione dell’alluce e che per 12 ore al giorno utilizzano calzature strette in punta e con tacco alto). Questa cattiva abitudine crea uno stress meccanico all’alluce che si infiamma, si cronicizza e provoca uno scompenso vero e proprio”.
Come intervenire
Nei casi in cui l’alluce valgo non richieda intervento correttivo (esistono circa 150 tecniche), la patologia può essere gestita dall’ortopedico con un metodo conservativo. “Il paziente va visitato, ascoltato circa i disturbi che lamenta”, precisa l’ortopedico. “Occorre capire se il valgismo dell’alluce limita la sua qualità di vita, compreso lo svolgimento dell’attività sportiva e condiziona la deambulazione, se deve prendere farmaci. Dopo questa analisi, personalizzata, occorre fare uno studio analitico del piede con un esame baropodometrico computerizzato, tramite una pedana di circa 3-4 metri di lunghezza, dotata di sensori che registrano le impronte dei piedi nella fase statica (quando il paziente sta fermo) e in quella dinamica (quando cammina). Questo esame dà un’indicazione circa l’approntamento di un plantare ortopedico neurosensomotorio, la cui funzione è determinare una compensazione meccanica dei carichi sugli avampiedi, ma anche un’azione di stimolo neuromotorio, propriocettivo. Si tratta di un plantare rieducativo dell’appoggio plantare. Oggi queste tecniche mini invasive vanno per la maggiore”.
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