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Assemblea Farmindustria. Lombardia e Lazio regioni trainanti

La Lombardia e il Lazio si confermano le regioni trainanti del settore farmaceutico in Italia, con un totale di 37.000 dipendenti nelle aziende del comparto e un’elevata quota di export. 

La Lombardia e il Lazio si confermano le regioni trainanti del settore farmaceutico in Italia, con un totale di 37.000 dipendenti nelle aziende del comparto e un’elevata quota di export. A presentare questi dati è stata l’Assemblea nazionale di Farmindustria a Roma. In conclusione, Lombardia e Lazio si confermano le regioni trainanti del settore farmaceutico in Italia, con un significativo numero di dipendenti. Ma il settore è presente su tutto il territorio nazionale, e contribuisce allo sviluppo economico complessivo.

I numeri ci dicono che dei 68.600 addetti impiegati nel settore nel 2022, oltre la metà si trova proprio in Lombardia e Lazio. Segue la Toscana, che ha circa 8.000 dipendenti, la stessa cifra dei dipendenti di ben cinque regioni del Centro-Sud messe insieme.

Ma l’eccellenza non si limita al numero di addetti, si estende anche all’export. A confermarlo è la provincia Ascoli Piceno, che nel 2022 ha raggiunto un record significativo: oltre 9 miliardi di euro di export.

Le aziende farmaceutiche italiane sono caratterizzate da una presenza su tutto il territorio nazionale, sia in grandi aziende che in piccole e medie imprese. Il 40% del comparto è composto da imprese con capitale italiano, mentre il 60% ha un capitale internazionale.

La Lombardia si conferma regione trainante nella biofarmaceutica in Italia, con oltre 25.000 dipendenti diretti e oltre 30.000 nell’indotto. Il Lazio si posiziona come la seconda regione per numero di occupati, con circa 12.000 addetti, più altri 14.000 nell’indotto, ed è anche la prima regione per export, con 12,7 miliardi di euro, che rappresentano il 26,6% del totale.

La Toscana si piazza al terzo posto in Italia, con più di 7.700 dipendenti diretti e circa 9.200 nell’indotto. Seguono l’Emilia-Romagna, con 4.800 addetti e oltre 5.700 nell’indotto, e il Veneto con 5.300 occupati diretti e 6.300 nell’indotto. Le Marche contano circa 2.000 dipendenti diretti e quasi 2.400 nell’indotto.

Nelle cinque regioni del Mezzogiorno – Abruzzo, Campania, Molise, Puglia e Sicilia – le imprese farmaceutiche impiegano complessivamente 6.200 persone direttamente e oltre 7.300 nell’indotto.

Dunque, il settore farmaceutico in Italia continua a crescere e a contribuire in modo significativo all’economia nazionale. Secondo i dati presentati all’assemblea annuale di Farmindustria, l’associazione delle imprese del farmaco, il valore del settore rappresenta il 2% del PIL, considerando anche il suo indotto.

Nell’ultimo anno, la produzione totale delle aziende farmaceutiche italiane ha raggiunto i 49 miliardi di euro, di cui oltre il 96% è stato destinato all’export. Questo dato rappresenta un incremento del 176% rispetto a dieci anni fa.

Inoltre, gli investimenti nel settore farmaceutico ammontano a 3,3 miliardi di euro, con una crescita del 22% negli ultimi cinque anni. Di questi, 1,9 miliardi sono destinati alla ricerca e sviluppo, pari al 6,8% degli investimenti in ricerca e sviluppo dell’intera economia italiana.

Durante l’assemblea, l’associazione delle imprese del farmaco ha rinnovato alcune richieste al governo italiano. Tra queste, la riduzione della dipendenza dall’estero dell’industria farmaceutica europea, maggiore attenzione alla protezione della proprietà intellettuale nell’UE e la riforma del payback e dei tetti di spesa per la farmaceutica.

Il presidente Farmindustria, Marcello Cattani, ha sottolineato l’importanza di avere regole nuove per garantire l’attrattività degli investimenti nel settore. Ha dichiarato che l’attuale livello di payback (il rimborso delle spese sostenute per lo sviluppo di un farmaco) è ormai insostenibile e mette a rischio gli investimenti nel settore. Cattani auspica inoltre che, con misure a favore degli investimenti, si possano centrare obiettivi ambiziosi come un incremento dell’1% del PIL e un aumento di 20mila addetti diretti e indiretti nell’industria farmaceutica nei prossimi cinque anni.

Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha sostenuto l’appello di Farmindustria, definendo l’industria farmaceutica italiana come un orgoglio del made in Italy e una delle più innovative a livello di investimenti.

Parlando dei farmaci orfani per pazienti con malattie rare, Farmindustria ha evidenziato che il loro numero è passato da 7 nel 2007 a oltre 120 oggi. Grazie a terapie frutto di ricerca e innovazione, in Italia la mortalità per malattie croniche come le patologie cardiovascolari e il diabete è diminuita del 41% negli ultimi 20 anni. Oggi, due persone su tre a cui viene diagnosticato un tumore sopravvivono dopo cinque anni, mentre 30 anni fa era solo una su tre. Anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha sottolineato i progressi della medicina negli ultimi anni, grazie ai quali malattie prima considerate incurabili possono essere trattate con successo.

In conclusione, il settore farmaceutico in Italia continua a crescere e a contribuire all’economia del paese. Tuttavia, sono necessarie misure per favorire gli investimenti nel settore e garantire una maggiore competitività a livello europeo e globale. 

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