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Bambini con epilessia dai 7 ai 12 anni d’età: cosa devono sapere gli insegnanti

Dopo il successo della campagna educativa digitale dedicata ai bambini con epilessia, promossa dalla Lega Italiana Contro l’Epilessia, si pensa ai ragazzi del liceo e delle università.

Tutti coloro che trattano e seguono bambini con epilessia sono a disposizione degli insegnanti, o delle istituzioni, per raccontare e spiegare come funziona questa malattia. È l’appello della dottoressa Laura Tassi, Presidente della Lega italiana Contro l’Epilessia (LICE).

«Esiste un’apposita piattaforma del Miur (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca), con tanto di spiegazioni della malattia, per la fascia d’età di bambini con epilessia da 7 ai 12 anni», chiosa Tassi. «Considerato che nel corso di questo nuovo anno scolastico la scuola è tornata in presenza, ci auguriamo che possa essere anche più semplice per le maestre presentare la malattia agli studenti e a loro stesse. Potremmo a questo punto prevedere una seconda versione indirizzata ai bambini più grandi, per esempio ai ragazzi che vanno al liceo o all’università.

Nella vieta, più avanti, un terzo progetto specifico per la gestione legata al comportamento delle maestre e dei maestri, che comprende l’aggiornamento per quanto riguarda il counseling per la gestione della crisi, nel caso in cui si verificasse in classe, e anche tutta la parte legata alla gestione dei farmaci. Quindi la terapia che il bambino ha come terapia cronica e che semplicemente va ricordata, controllando che la assuma, ma poi si sono anche i farmaci salvavita con diverse forme di somministrazione di cui gli insegnanti devono essere edotti su quando somministrarli, come somministrarli e cosa fare se non si rivelano efficaci. Anche per evitare ricoveri o chiamare il 118 quando non è assolutamente necessario».

Intanto fino ad oggi, grazie ad “A scuola di Epilessia, quando la malattia ci chiede di sapere”, la prima campagna educativa digitale sulle epilessie promossa dalla LICE nelle scuole elementari nel biennio 2019-2021 per contrastare i luoghi comuni lo stigma e il pregiudizio, sono stati coinvolti nell’impegno di informazione e sensibilizzazione oltre 30 mila studenti, divisi in circa 503 scuole in tutta Italia. 610 circa gli insegnanti iscritti, per un totale di oltre 700 download degli strumenti della piattaforma.

Giochi educativi, tool interattivi, interviste animate e video i punti di forza per catturare l’attenzione dei più piccoli, offrendo così una conoscenza approfondita, oltre che agli insegnanti, anche ai giovani alunni. Questo in ragione del fatto che, secondo un’indagine della LICE del 2019, circa 1 insegnante su 3, quindi almeno il 60%, riferiva di non sapere come comportarsi e quali strategie e comportamenti seguire con bambini con epilessia.

Nell’eventualità che un alunno sia colpito da una crisi epilettica a scuola, ricorda la LICE, la priorità è quella di non commettere errori nei soccorsi. La maggior parte degli episodi non necessita di manovre particolari, ma solo vicinanza al bambino durante l’episodio critico e subito dopo, in attesa che si riprenda. La classe va tranquillizzata e invitata a prendersi cura del compagno insieme all’insegnante. Nei casi invece in cui le crisi comportino una caduta a terra, rigidità e scosse agli arti, forte salivazione, introdurre un oggetto nella bocca è una manovra da evitare.

È anche errato trattenere o cercare di immobilizzare i bambini con epilessia, pensando di arrestare o di rendere meno forte la crisi. È invece consigliabile mettere qualcosa di morbido sotto il capo per evitare eventuali contusioni, togliere gli occhiali, slacciare vestiti stretti e girare il paziente su un fianco appena possibile, per facilitare la respirazione e la fuoriuscita della saliva. Bisogna poi attendere che la crisi si concluda e offrire sostegno ed aiuto.

«Conoscere le epilessie significa prima di tutto saperle accogliere, imparando a disinnescare i numerosi pregiudizi che condizionano negativamente chi ne soffre già a partire dall’età scolastica», conclude Laura Tassi. «Avere dalla propria parte insegnati e compagni di classe costituisce un notevole aiuto per i bambini con epilessia».

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