Potrà sembrare paradossale, ma i repentini cambi di stagione di questi ultimi anni ci stanno abituando a considerare ineluttabili tutti quei fenomeni anomali che si ripetono puntualmente da qualche anno: piogge torrenziali, alternanza di caldo torrido e freddo polare, incendi devastanti, crescita costante delle temperature medie e scioglimento dei ghiacci. Questi fenomeni, solo apparentemente isolati, sono invece la punta dell’iceberg di un problema ben più vasto e complesso: i cambiamenti climatici irreversibili. L’innalzamento delle temperature documentato da Copernicus, e gli sconvolgimenti che ne conseguono, hanno ripercussioni dirette sulla salute umana in una ottica One Health, un terreno che predispone all’emergere di nuove patologie tali da compromettere l’equilibrio mente corpo.
Medicina ambientale
Secondo gli studi della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), l’approccio al problema del surriscaldamento globale del pianeta richiede una profonda riflessione sugli effetti collaterali che questo cambiamento comporta. L’aumento delle temperature medie ha effetti sulla nostra salute e sull’ambiente, incrementando il rischio di malattie trasmesse tramite acqua, cibo, insetti e parassiti. Attraverso i dati del servizio di monitoraggio Copernicus possiamo comprendere perché si sta modificando la frequenza e la distribuzione di molte malattie.
La combinazione di temperature più elevate e maggiore umidità crea un habitat ideale per la proliferazione di zanzare, zecche e altri parassiti, i quali possono veicolare agenti patogeni pericolosi, come il virus Zika, la febbre dengue e la malaria. L’idea di un inverno caldo potrebbe sembrare un vantaggio, ma in realtà potrebbe significare un aumento del rischio di epidemie e malattie che, fino a poco tempo fa, sembravano limitate a specifiche aree geografiche cosiddette tropicali.
Inoltre, il cambiamento climatico porta con sé eventi meteorologici estremi, come piogge intense e alluvioni, che hanno un effetto negativo sull’igiene ambientale. “Quando straripano i corsi d’acqua vanno in tilt le reti fognarie, diffondendo agenti virali tra la popolazione”, spiega Alessandro Miani, presidente Sima. Malattie come quelle causate dai virus delle epatiti A ed E, Enterovirus, Adenovirus, Norovirus e Rotavirus si fanno sempre più minacciose, contaminano l’acqua potabile, e la catena alimentare.
La crisi alimentare, poi, è un altro aspetto cruciale da considerare. Le temperature elevate danneggiano le coltivazioni in diverse aree del mondo, con un conseguente calo delle produzioni di materie prime indispensabili. Gli effetti sono già sotto i nostri occhi: il prezzo del caffè e del cacao, per esempio, sta aumentando vertiginosamente a livello globale perché la produzione è in calo.
Ma gli inconvenienti legati ai cambiamenti climatici non si limitano a patologie fisiche e problemi economici. “A tali fenomeni si associano ricadute psicologiche da non sottovalutare”, afferma il presidente Miani. Gli eventi estremi, infatti, generano stress e ansia, in particolare tra le fasce più vulnerabili della popolazione. In alcuni casi, questa angoscia può addirittura sfociare nel disagio psichico conclamato e slatentizzare una psicosi.
Con queste premesse, è fondamentale prendere coscienza di come il cambiamento climatico rappresenti una minaccia non solo per l’ambiente, ma anche per la nostra salute fisica e mentale. La strada da percorrere è lunga e complessa, ma è imprescindibile agire con urgenza per mitigare gli effetti nefasti dell’inquinamento. La salute del pianeta è indissolubilmente legata alla nostra stessa esistenza: ignorare il problema non è più un’opzione.
Tempo matto
In un’epoca di fenomeni climatici estremi sempre più frequenti, cambia anche l’eziologia, la diffusione delle malattie e la nostra capacità di affrontarle. È quanto rivela il saggio del neuroscienziato Clayton Page Aldern, “Se il tempo è matto. Come il cambiamento climatico cambia la nostra mente e il nostro corpo” (Aboca Edizioni).
Aldern, leggiamo dai lanci di agenzia, raccoglie storie da diverse parti del mondo, dalle fattorie della valle di San Joaquin in California alle comunità dell’Artico norvegese, documentando le esperienze di chi sta già vivendo gli effetti del cambiamento climatico sulla propria pelle. Per l’autore, mentre il clima cambia, cambiamo anche noi, e un ambiente in rapida trasformazione influisce direttamente sulla nostra salute mentale, sul comportamento e sul processo decisionale.
Il degrado ambientale, e l’effetto serra, a lungo andare, potrebbero addirittura rivelarsi un fattore scatenante di fenomeni sociali come l’aggressività, la violenza domestica e l’odio online, oltre a ridurre le capacità cognitive e di apprendimento. Dall’ansia alla produttività, dalla paura alla memoria, al linguaggio, alla formazione dell’identità e persino alla struttura del cervello, le forze del mondo naturale esercitano una spinta invisibile.
Aldern immagina che una inversione di tendenza debba passare necessariamente attraverso la riscoperta della solidarietà umana. Gli esseri umani hanno causato la crisi climatica e gli effetti neurologici che ne risultano, e saranno loro che dovranno farla regredire attraverso una presa di coscienza, una visione collettiva del bene comune che spinga definitivamente verso l’adozione di comportamenti sociali che tutelano l’integrità dell’ecosistema.