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Consapevoli e informate: focus Daiichi Sankyo sul cuore della donna, medicina di genere e cardiopatie

Le malattie cardiovascolari rappresentano una delle principali cause di ricovero ospedaliero, ma la loro incidenza e le manifestazioni cliniche variano enormemente tra uomini e donne. Questo aspetto è stato al centro dell’evento “Le donne verso un cuore consapevole”, organizzato da Daiichi Sankyo Italia a Milano: esperti di diverse discipline si sono riuniti per discutere delle differenze, a livello di semeiotica fisica e strumentale, nelle patologie cardiovascolari, secondo un approccio di medicina di genere.

Valutazione del rischio cardiovascolare

Le donne tendono a presentare segni patognomonici meno evidenti rispetto agli uomini, il che può portare a ritardi diagnostici. Da fattori di rischio specifici, come la sindrome dell’ovaio policistico e le complicanze della gravidanza, a condizioni come la menopausa e le malattie autoimmuni, passando per il fumo e le endocrinopatie, le donne affrontano un panorama complesso di rischi cardiovascolari. Nonostante ciò, la consapevolezza di queste differenze rimane sorprendentemente bassa, sia tra la popolazione generale sia tra i professionisti della salute.

Studi recenti, come il CARIN WOMEN survey condotto da A.R.C.A., hanno rivelato che solo il 10% delle donne intervistate si ritiene ad alto rischio cardiovascolare. “La valutazione del rischio nella donna dovrebbe essere eseguita lungo tutto il suo arco di vita e considerata dinamica”, afferma Adele Lillo, cardiologa e referente nazionale del Gruppo Studio Malattie CV di Genere A.R.C.A. La mancanza di consapevolezza e di screening mirati contribuisce a un aumento del rischio di eventi cardiovascolari avversi tra le donne.

La popolazione femminile, secondo le statistiche, vive mediamente più a lungo, ma in condizioni di salute meno brillanti; spesso le prime avvisaglie si palesano in età lavorativa. Le malattie cardiovascolari, insieme a quelle oncologiche, rappresentano le principali voci di malattia tra le donne in Italia. Ogni anno, secondo gli studi, queste patologie generano costi stimati in circa 41 miliardi di euro, di cui tre quarti attribuibili a costi diretti.

Irene Gianotto, consulente di The European House – Ambrosetti, sottolinea l’importanza di considerare la salute delle donne come un parametro per il benessere complessivo della società. “Migliorando la salute femminile, sosteniamo la crescita economica, generando anche benefici intergenerazionali, sia sanitari che sociali”, afferma. Investire nella medicina di genere, che tiene conto delle differenze biologiche e sociali, ha riflessi positivi anche su uomini anziani, bambini e altri gruppi vulnerabili.

Tavolo di confronto

L’evento Daiichi Sankyo ha visto anche la partecipazione attiva di pazienti e associazioni, come A.L.I.Ce. Italia e Conacuore, che hanno portato la loro testimonianza riguardo alla lotta contro le malattie cardiovascolari. La tavola rotonda ha messo in luce l’importanza di coinvolgere le pazienti nel processo decisionale riguardante la loro salute. La loro esperienza diretta è essenziale per sviluppare programmi di prevenzione e trattamento più efficaci.

Purtroppo, il mondo della ricerca ancora oggi sembra sottovalutare le differenze di sesso e genere. Le donne sono spesso le grandi assenti negli studi clinici, un fenomeno che limita la capacità di sviluppare percorsi di prevenzione specifici per entrambi i sessi. Come sottolinea Elena Ortona, Direttrice del Centro di Medicina di Genere dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), “l’adozione della medicina di genere come strategia è cruciale per garantire diagnosi più tempestive e percorsi adeguati”. Le malattie cardiovascolari, tradizionalmente viste come un problema maschile, dimostrano in modo emblematico questa dinamica. Infatti, circa un terzo delle donne presenta sintomi atipici, e la loro condizione viene spesso sottovalutata sia dai medici sia dalle stesse pazienti. Questo porta a ritardi nella diagnosi e, di conseguenza, a un accesso limitato a trattamenti innovativi e a una maggiore probabilità di eventi avversi.

Cardiologia preventiva

La digitalizzazione offre nuove opportunità nella gestione della salute, e in particolare nella cardiologia preventiva. Tecnologie come la telemedicina, l’intelligenza artificiale e i dispositivi indossabili hanno il potenziale di migliorare significativamente la gestione del rischio cardiovascolare. Come afferma il prof. Enrico Caiani, dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano, tali innovazioni possono consentire una maggiore aderenza terapeutica e un ruolo attivo per i pazienti nella gestione delle proprie condizioni. Tuttavia, queste potenzialità sono ostacolate da problemi pratici, burocratici e socio-culturali, come la mancanza di meccanismi di rimborso per i dispositivi e l’assenza di un riconoscimento adeguato del tempo necessario per analizzare i dati dei pazienti.

Cuore e Psiche

Un altro aspetto cruciale della salute cardiovascolare femminile è il legame tra emozioni e benessere. La comunicazione tra medico e paziente, caratterizzata da un approccio empatico e personalizzato, può rafforzare l’alleanza terapeutica e migliorare l’adesione alle cure. Alessandra Gorini, psicoterapeuta e professoressa di psicologia all’Università di Milano, evidenzia come la scarsa consapevolezza delle donne riguardo al proprio rischio cardiovascolare sia influenzata da bias cognitivi e fattori emotivi. “Migliorare la comunicazione e la relazione medico-paziente”, sostiene Gorini, “può promuovere un cambiamento psico-comportamentale che risulti in una prevenzione cardiovascolare più efficace e consapevole”.

Approccio multidisciplinare

Promuovere un cambio di paradigma nella gestione delle patologie cardiovascolari femminili richiede un approccio olistico e multidisciplinare. L’impegno a lungo termine per un’alleanza tra istituzioni, professionisti della salute, ricercatori e opinione pubblica è essenziale. Joanne Jervis, Managing Director di Daiichi Sankyo Italia, sottolinea come sia fondamentale considerare le differenze di genere per applicare una medicina personalizzata. “I bisogni dei pazienti sono una nostra priorità”, afferma Jervis, “e il nostro impegno nel proteggere le persone dalle malattie va oltre lo sviluppo di nuovi trattamenti efficaci”.

In un’epoca in cui le disuguaglianze di genere continuano a influenzare la salute e il benessere delle donne, la medicina di genere emerge come una necessità fondamentale per garantire equità nella cura. La scienza e la tecnologia offrono strumenti preziosi per affrontare queste sfide, ma è fondamentale che le istituzioni, i professionisti della salute e l’opinione pubblica collaborino per promuovere una cultura che consideri le differenze di sesso e genere come fattori determinanti nella salute. Solo così sarà possibile costruire un sistema sanitario più giusto e inclusivo, in cui ogni individuo, indipendentemente dal proprio sesso, possa ricevere cure appropriate e personalizzate.

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