Sandro Spinsanti, teologo bioeticista, psicologo e saggista, ha tenuto una lezione magistrale, il 26 settembre scorso, in occasione della presentazione del progetto Hospice San Martino, che sorgerà a San Possidonio, in provincia di Modena, una struttura concepita per rispondere alle esigenze assistenziali nei distretti socio-sanitari di Carpi e Mirandola. La relazione del professor Spinsanti approfondisce il nesso tra cure palliative e spiritualità in medicina.
Con l’avanzare dell’età, comprensibilmente, si sommano le patologie croniche, occorre imparare a convivere con i nostri limiti. L’hospice è uno spazio riservato all’assistenza a malati molto gravi, casi clinici che non possono più beneficiare di miglioramenti in ambiente ospedaliero, e che necessitano di terapia del dolore, controllo dei sintomi e supporto psicologico in un ambiente attrezzato, seguiti da personale sanitario qualificato. Un periodo di degenza in un nosocomio comporta cambiamenti nelle proprie abitudini, il ricovero favorisce la riflessione sul significato dell’esistenza umana, ed è quindi tempo di bilanci.
La lezione di Spinsanti mette in relazione due aspetti che spesso si cerca di tenere separati, ma che in realtà sono strettamente legati: le cure palliative e la spiritualità. Oggi tendiamo a vedere la medicina come una scienza fredda, che impiega la tecnologia per risolvere problemi complessi: un approccio riduttivo. Eppure, anche in assenza di una guarigione vera e propria, i sanitari hanno molto da offrire in termini di qualità della vita, controllo dei sintomi, accompagnamento, capacità di ascolto.
Parlare di spiritualità come parte del percorso di cura potrebbe anche sembrare fuori luogo, ma occorre stare alla larga dai luoghi comuni. Spinsanti descrive la spiritualità come il tentativo dell’essere umano di elevarsi in punta dei piedi sopra le difficoltà della vita quotidiana. Egli sottolinea l’importanza di adottare un atteggiamento rispettoso verso la vita e il fine vita. Ogni persona ha una sua sensibilità e la medicina deve tenerne conto, qui non si tratta di riparare semplicemente gli organi.
Con queste premesse, il take home message vuole essere un invito a riflettere sul significato profondo della cura, e sull’importanza di integrare la dimensione interiore nel percorso assistenziale. “La vera cura”, ha aggiunto il relatore, “presuppone un accompagnamento, abbraccia l’interezza della persona, corpo e spirito”.
Un tema cruciale, ma spesso rimosso dalla società contemporanea: il discorso sul fine vita e la paura della morte, fare i conti con le fragilità e la vecchiaia. Con una lucidità penetrante, il professor Spinsanti evidenzia la debolezza culturale del tempo presente, siamo indotti a pensare che dalle terapie si debba ottenere quasi sempre e comunque una guarigione con restitutio ad integrum, come dicevano i latini, cioè farci tornare nelle condizioni che precedevano la malattia. “La salute – ha spiegato – è invece una realtà complessa, con l’avanzare dell’età diventa sempre più evidente che, in certi casi, dobbiamo imparare a convivere con la patologia”.
La vera scommessa consiste allora nell’accettare la condizione di cronicità, e viverla come una diversa modalità di stare al mondo in salute. “Nietzsche parlava di grande salute” avverte Spinsanti, “un concetto che non è l’opposto della malattia, ma un modo di vivere la malattia”. “Fintanto che intenderemo la cura come la semplice riparazione di un organo disfunzionale”, ripete, “avremo una visione riduttiva della medicina”.
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Cure palliative e spiritualità in medicina, un connubio inscindibile
In un’intervista rilasciata a margine della conferenza, Spinsanti ha citato diverse figure di intellettuali che stanno lasciando un’impronta significativa sui temi qui affrontati. In particolare ha ricordato lo psichiatra Vittorio Lingiardi, laddove afferma che curare una persona non significa soltanto riparare le lesioni, ma anche promuovere una crescita interiore, a maggior ragione nei momenti di difficoltà e sofferenza. Ha poi accennato alle riflessioni del cardinale Gianfranco Ravasi e, per finire, ha citato un verso della poetessa Wisława Szymborska: “Non c’è vita che almeno per un attimo non sia stata immortale”. Questa idea di immortalità, di eternità, è già parte della nostra vita terrena, ha concluso. Può capitare di interrogarci quando pensiamo al significato della nostra esistenza, ed è un’esperienza che va vissuta appieno, fino alla fine.
La lezione magistrale ha offerto una visione profondamente inclusiva della cura e della malattia, invitando a riflettere su come possiamo contribuire a costruire una cultura del vivere in pace con noi stessi, in armonia con gli altri. La relazione medico paziente come gesto che abbraccia l’interezza dell’essere umano è un tema ricorrente nel volume di Sandro Spinsanti, “Sulla terra in punta di piedi”. “La dimensione spirituale della cura”, testo scritto in collaborazione con Dagmar Rinnenburger, e pubblicato recentemente dal Pensiero Scientifico Editore. L’autore invita a riflettere su come la spiritualità possa cucire insieme ogni aspetto della vita quotidiana, in un mondo segnato dalle crisi, e avverte l’esigenza di adottare un atteggiamento rispettoso verso la natura e l’umanità, camminando “in punta di piedi”, prendendosi cura gli uni degli altri, sia nelle relazioni familiari che in quelle sociali.
Prendersi cura della vita in tutte le sue forme, comprese quelle animali e vegetali, diventa così un atto profondamente spirituale, in un mondo in cui le pandemie e le guerre ci costringono a riconsiderare i veri valori. Come accennato all’inizio, l’intervento del professor Spinsanti si è tenuto in occasione della presentazione del progetto della Fondazione Hospice San Martino per i distretti socio-sanitari di Carpi e Mirandola. L’ente del Terzo Settore è impegnato, con la sua Academy, a diffondere la cultura dell’hospice tra i sanitari, le associazioni e la collettività. L’incontro (nella foto sotto) organizzato con il Circolo Medico M.Merighi, con il sostegno incondizionato di Sinergie e Allianz, ha visto la partecipazione del sindaco di San Possidonio, e la relazione di Daniele Monari, presidente della Fondazione Hospice San Martino, Area Nord Modena. Moderatori Nunzio Borelli, presidente del circolo M.Merighi, e Stefano Cencetti, San Martino Academy.