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Dalla genomica ai gemelli digitali, in viaggio con Amgen al Festival delle Scienze

Dalla genomica ai gemelli digitali, il Festival delle Scienze, a Roma presso il Parco della Musica, ha acceso i riflettori su temi cruciali legati all’innovazione nel rispetto dell’individuo. Alessandra Brescianini (foto sotto) Medical Director di Amgen Italia, ospite del talk intitolato “Etico, umano e innovativo – Il presente e il futuro dei nostri corpi”, ha spiegato come i big data e l’intelligenza artificiale stiano trasformando la ricerca in campo farmaceutico. Un intervento che ha messo in luce le scelte innovative di Amgen, che puntano alla medicina personalizzata.

Nel suo intervento, Alessandra Brescianini ha sottolineato come la risposta alle più complesse sfide della medicina moderna sia spesso “dentro di noi”. La diversità genetica degli esseri umani rappresenta una risorsa dal valore inestimabile, ci aiuta a comprendere meglio le malattie, ma anche a sviluppare soluzioni terapeutiche mirate. “Interroghiamo il corpo umano alla ricerca di risposte”, ha spiegato. Questo approccio permette di identificare nuovi target farmacologici e sviluppare farmaci a bersaglio molecolare che colpiscono specificamente le proteine coinvolte nelle patologie.

Per raggiungere questi obiettivi, è fondamentale analizzare e gestire miliardi di dati provenienti da milioni di individui. In questo senso, le banche dati giocano un ruolo cruciale: vere e proprie “biblioteche della salute”, dove ogni sequenza, dove ogni singolo gene, rappresenta un tassello che, nell’insieme, ci aiuta a comprendere l’origine delle malattie. L’acquisizione da parte di Amgen, nel 2012, di deCODE genetics – un’azienda islandese leader mondiale nello studio della genetica umana – ha segnato il punto di svolta. Grazie al sequenziamento del DNA di tutti gli abitanti dell’Islanda, Amgen ha potuto integrare la sua conoscenza con una delle collezioni di dati più vaste e precise al mondo. Questo patrimonio rappresenta la base per sviluppare la medicina personalizzata.

Uno degli aspetti più interessanti emersi dal talk è stato il connubio tra big data e intelligenza artificiale. Amgen, in collaborazione con Nvidia, ha messo a punto modelli di machine learning che hanno già permesso di dimezzare i tempi per approdare a nuovi anticorpi monoclonali, abbreviando il percorso a tappe dalla ricerca al trattamento. La rivoluzione tecnologica, occorre precisare, non si limita alla fase di indagine, ma è altrettanto incisiva nel processo di sviluppo clinico.

Grazie al progetto Atomic (Analytical Trial Optimization Module), Amgen è riuscita a ridurre significativamente i tempi di arruolamento dei pazienti per le sperimentazioni cliniche, una delle fasi più lente e complesse. Se tradizionalmente il processo richiedeva circa 18 mesi, oggi può essere completato in metà del tempo. Questo risultato è particolarmente importante, considerando che lo sviluppo di un farmaco può richiedere fino a dieci anni: con l’uso di Atomic, Amgen stima di poter ridurre tale tempistica di almeno due anni.

Un altro esempio emblematico dell’innovazione in atto è rappresentato dai “gemelli digitali”, copie virtuali di pazienti realizzate a partire da dati clinici reali. Questi gemelli sui generis consentono di prevedere le risposte ai trattamenti standard e ai placebo, ottimizzando le sperimentazioni e riducendo fino al 50% i gruppi di controllo necessari. È un’innovazione che promette di rivoluzionare la ricerca clinica e di renderla ancora più precisa e sostenibile.

In conclusione, Alessandra Brescianini ha affrontato una questione controversa: la percezione della ricerca come un processo alienante, che riduce il corpo umano a una sequenza di dati da analizzare con freddezza. “È un’idea sbagliata”, ha affermato con forza. “La ricerca moderna valorizza le peculiarità di ogni singolo organismo, ascolta i segnali che questo ci invia e lo aiuta a proteggersi”. Questo cambio di paradigma non rappresenta solo un’evoluzione scientifica e tecnologica, ma anche un passo avanti dal punto di vista culturale, ci proietta verso una medicina rispettosa della dignità e dell’unicità di ciascun paziente.

L’intervento al Festival delle Scienze mostra come si stiano ridefinendo i confini della ricerca in medicina, grazie all’integrazione di big data, intelligenza artificiale e un approccio centrato sulla persona. In un mondo in cui lo studio della genetica è cruciale (basti pensare all’indagine mutazionale delle persone in cura per tumore, che consente di individuare subito la terapia ottimale), la scommessa sarà quella di utilizzare i database garantendo di pari passo il rispetto dei valori della vita umana. L’approccio di Amgen, incentrato sulla valorizzazione della diversità genetica, non solo promette di accelerare la scoperta di terapie innovative, ma invita anche a riflettere su questioni etiche fondamentali. La sfida è proprio quella di utilizzare le informazioni in modo responsabile, rispettando la dignità e l’unicità di ogni individuo.

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