Uno studio clinico su individui tra i 55 e i 75 anni dimostra che modifiche sostenibili nello stile di vita riducono del 31% il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, con benefici duraturi sulla composizione corporea
Il diabete di tipo 2 e la resistenza all’insulina nel sovrappeso rappresentano una delle emergenze più pressanti del nostro tempo, con milioni di nuovi casi diagnosticati ogni anno e un impatto crescente sui bilanci del sistema sanitario. Mentre la medicina continua a perfezionare le terapie farmacologiche, la prevenzione si conferma una strategia efficace e sostenibile. In questo senso, i ricercatori si concentrano sempre più sull’interazione tra alimentazione, attività fisica e supporto comportamentale, cercando di individuare modelli che possano essere adottati su larga scala e mantenuti nel tempo. Uno studio clinico condotto in Spagna offre nuove evidenze su come semplici ma costanti cambiamenti nello stile di vita possano prevenire l’insorgenza del diabete in soggetti a rischio.
La dieta mediterranea, già nota per i suoi effetti protettivi sul sistema cardiovascolare, torna al centro dell’attenzione grazie allo studio Predimed-Plus, un trial clinico randomizzato durato otto anni e condotto su 6874 partecipanti tra i 55 e i 75 anni, tutti affetti da sindrome metabolica e con un indice di massa corporea (BMI) compreso tra 27 e 40. I risultati, pubblicati di recente, mostrano che una versione ipocalorica della dieta mediterranea, abbinata a esercizio fisico quotidiano e supporto nutrizionale continuativo, può ridurre significativamente il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. Secondo il dottor Frank Hu, professore di Nutrizione ed Epidemiologia presso la Harvard T.H. Chan School of Public Health “il nostro studio mostra che cambiamenti modesti e sostenuti nella dieta e nello stile di vita potrebbero prevenire milioni di casi di diabete di tipo 2 in tutto il mondo”. La chiave del successo, sottolinea Hu, risiede nella combinazione sinergica di più fattori: miglioramento della qualità della dieta, incremento dell’attività fisica e perdita di peso, anche se modesta.
I partecipanti del gruppo di intervento hanno seguito una dieta mediterranea con una riduzione calorica del 30% (circa 600 calorie al giorno), limitando zuccheri, cereali raffinati, grassi saturi e alimenti zuccherati. Il piano nutrizionale prevedeva una distribuzione bilanciata dei macronutrienti: il 35-40% delle calorie proveniva da grassi sani, il 40-45% da carboidrati complessi e il 20% da proteine. Ogni mese, i partecipanti ricevevano gratuitamente una bottiglia di olio extravergine di oliva, elemento cardine della dieta mediterranea. Parallelamente, il programma prevedeva 45 minuti di attività aerobica al giorno per sei giorni alla settimana, oltre a sessioni di gruppo e consulenze regolari con dietisti, per favorire l’adesione alle nuove abitudini. Il gruppo di controllo, invece, riceveva solo consigli nutrizionali e sull’esercizio fisico due volte all’anno, senza restrizioni caloriche né supporto strutturato.
I risultati sono eloquenti: i partecipanti del gruppo di intervento hanno mostrato un rischio del 31% inferiore di sviluppare il diabete di tipo 2 rispetto a quelli che seguivano solo la dieta mediterranea, senza modifiche comportamentali. Ma non è tutto. Lo studio ha evidenziato una significativa riduzione del grasso viscerale, l’adiposità addominale più strettamente correlata al rischio metabolico, e un miglioramento dell’indice di massa corporea. In altre parole, non è solo la perdita di peso a fare la differenza, ma anche la qualità della composizione corporea.
Christopher Gardner, professore di Medicina a Stanford, ha commentato con entusiasmo: “All’inizio, i risultati potevano sembrare scontati, ma sono stupefacenti perché, a differenza di altri studi, questi partecipanti hanno mantenuto i cambiamenti comportamentali per ben sei anni con poca recidiva”. Un dato che conferma la possibilità concreta di adottare e mantenere nel tempo uno stile di vita più sano, anche in età avanzata.
La dieta mediterranea, basata su alimenti vegetali, olio di oliva extravergine, pesce ricco di omega-3 e un consumo limitato di carne rossa, uova e latticini, si conferma dunque non solo come modello nutrizionale, ma anche come strumento di consapevolezza e socialità. Il suo potenziale preventivo, se integrato con attività fisica e supporto comportamentale, può rappresentare una svolta nella lotta contro il diabete di tipo 2, soprattutto in una fascia di popolazione particolarmente vulnerabile.
Lo studio Predimed-Plus non offre solo dati, ma una prospettiva concreta: la prevenzione del diabete non passa necessariamente da rivoluzioni, ma da piccoli cambiamenti sostenibili, guidati e mantenuti nel tempo. Una lezione preziosa per la medicina, la sanità pubblica e, soprattutto, per ciascuno di noi.





