L’Emilia-Romagna è tra le prime regioni italiane a riorganizzare l’assetto della propria Rete Oncologica e Rete Oncoematologica per garantire una maggiore vicinanza delle cure al cittadino attraverso il riassetto dei sistemi di diagnosi e terapia maggiormente estroflessi all’interno della sanità territoriale.
L’oncologia rappresenta la massima espressione di uno scenario in ambito sanitario dove la forte spinta della ricerca che porta l’innovazione, si scontra con le difficoltà organizzative nel recepirla e con la scarsità di risorse disponibili. Dovendo garantire un accesso rapido a diagnosi e cure che in molti casi cambiano la storia della malattia e danno speranze nuove ai malati, è fondamentale a beneficio di tutti cercare un modello di governance sostenibile.
Una sfida per gli economisti sanitari e per i programmatori delle risorse per cui sarà necessario un modello di governance che da un lato potenzi l’assistenza territoriale di prossimità ma che dall’altro concentri l’alta specializzazione di diagnostica e terapia. L’Emilia-Romagna è tra le prime regioni italiane a riorganizzare l’assetto della propria Rete Oncologica e Rete Oncoematologica per garantire una maggiore vicinanza delle cure al cittadino attraverso il riassetto dei sistemi di diagnosi e terapia maggiormente estroflessi all’interno della sanità territoriale. La Regione ha infatti deciso di portare più vicini al cittadino, in particolare in Case e ospedali di comunità, la diagnosi, le terapie anti-tumori e i successivi controlli.
Il lavoro svolto in Emilia-Romagna non garantirà soltanto un miglioramento qualitativo nella vita dei pazienti ma sarà una sperimentazione su come la medicina di prossimità può impattare la lotta al cancro attraverso proprio il territorio come il luogo dove ricevere la diagnosi, fare gli esami e addirittura fare la chemioterapia. Ogni anno in regione ci sono in media 30.747 nuove diagnosi di tumore (esclusi i carcinomi cutanei) e 13.621 decessi per queste malattie. La sopravvivenza a cinque anni è al 60% per gli uomini e al 66,5% per le donne. La regione è tra le migliori in Italia per sopravvivenza a cinque anni per il tumore della mammella (89%), del colon retto (69%) e del polmone (18%).
Fondamentali sono gli screening, la cui adesione è tornata solo recentemente ai livelli pre-pandemia: al 1° gennaio 2023 ha eseguito i test nei tempi raccomandati il 71% delle donne chiamate per lo screening mammario e il 65% per la cervice uterina, mentre per lo screening colorettale il dato è al 53%. «I clinici ci dicono che la diagnosi non è più così precoce come prima del Covid. La recente esperienza della pandemia ha oramai convinto i decisori dell’Emilia-Romagna che una riforma del sistema di cure territoriali non sia più procrastinabile e che questa debba essere fatta con i giusti investimenti ma in tempi brevi.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: Onconnection: dagli Stati generali dell’oncologia l’appello: “Le patologie oncologiche sono la grande sfida per la sanità del futuro