Torna ad agitare lo spettro dei dazi sul settore farmaceutico il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che annuncia sul suo social Truth una nuova, pesantissima scure che si abbatterà a partire dal 1° ottobre con “dazi al 100% su qualsiasi prodotto farmaceutico di marca o brevettato, a meno che un’azienda non stia costruendo il proprio stabilimento di produzione farmaceutica in America». «La costruzione – ha poi aggiunto – sarà definita come un cantiere in fase di avvio e/o di costruzione. Pertanto, non ci saranno dazi su questi prodotti farmaceutici se la costruzione è iniziata».
Ma l’Europa, come per la schiarita ottenuta sulle auto, anche sui nuovi affondi tariffari per il settore farmaceutico può contare su un salvacondotto e un’aliquota unica del 15% già concordata alla fine dello scorso luglio in Scozia. Un tetto inserito nell’accordo quadro per farmaci, legname e semiconduttori sebbene l’imprevedibilità di Trump lasci sempre margini a cambi di rotta repentini dell’ultim’ora. Trump ha intanto indicato che i dazi sui mobili da cucina e da bagno andranno al 50% ma anche in questo caso ci sarebbero esenzioni per l’Unione Europa che ripaga i favori con l’acquisto di armi e petrolio. Nessuno sconto invece sull’import dei camion dove la tariffa è fissata e resta al 25 come si legge nel Federal Register americano da cui si trae però un sospiro di sollievo per la riduzione dei dazi su auto e componentistica fabbricate in Europa dal 27,5% al 15% con effetto retroattivo dal 1° agosto e azzeramento dal 1° settembre per aeromobili civili e pezzi di ricambio, farmaci generici e risorse naturali (come sughero e diamanti lavorati). Tra i dossier sul tavolo c’è ancora la riduzione dei dazi dal 15% per cento attuale a meno su vino e alcolici che in Italia assorbe un capitolo importante della economia legata al settore enogastronomico. L’export verso gli States da luglio è già calato del 26%. Il settore acciaio e alluminio invece continua ad essere sottoposto a un maxi-balzello del 50% sebbene questo settore svolga un ruolo marginale negli scambi. Ma torniamo al settore farmaceutico: le contromisure dei colossi del settore sono già in posta: Eli Lilly ad esempio ha già annunciato un programma per aprire una fabbrica da 6,5 miliardi di dollari a Houston che raddoppia l’impianto di produzione da 5 miliardi da realizzare nel circondario di Richmond, in Virginia, ma ci vorranno fino a cinque anni perché le fabbriche siano operative. Un tempo abbastanza lungo da neutralizzare l’onda d’urto del diktat di Trump. Del resto molte se non tutte le aziende farmaceutiche hanno messo in cantiere piani e programmi di investimento in partnership con aziende già presenti negli Stati Uniti. Un sistema per minimizzare l’impatto delle misure protezionistiche concepite dal Tycoon.





