Nonostante la sua larga diffusione ed il fortissimo impatto che ha sulla popolazione femminile esiste però ancora tanta, troppa disinformazione, sull’argomento. Conoscenza dei fattori di rischio, prevenzione e identificazione dei sintomi restano tra le principali armi a disposizione delle donne contro il big killer, ma per poter riuscirci è necessario conoscere correttamente questi aspetti.
Il carcinoma mammario è la neoplasia più frequente tra le donne (meno frequente nell’uomo) ed è potenzialmente grave se non individuata e curata in tempo. Può essere invasivo se esteso o non invasivo se localmente delimitato, ed è classificato in 5 stadi da 0 a IV. Il cancro della mammella, cosiddetto “Big Killer al femminile”, rappresenta la causa più comune di mortalità cancro-correlata nella donna. Colpisce più frequentemente le donne in post menopausa di età superiore a 50 anni ed in Italia sono state stimate circa 55.000 nuove diagnosi di carcinomi della mammella femminile nel 2020 e nel 2021 sono stati stimati 12.500 decessi. La sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è dell’88%. Nonostante la sua larga diffusione ed il fortissimo impatto che ha sulla popolazione femminile esiste però ancora tanta, troppa disinformazione, sull’argomento. Conoscenza dei fattori di rischio, prevenzione e identificazione dei sintomi restano tra le principali armi a disposizione delle donne contro il big killer, ma per poter riuscirci è necessario conoscere correttamente questi aspetti.
Il primo aspetto da conoscere sono i fattori di rischio per il tumore al seno
Esistono molti fattori di rischio per il cancro al seno, alcuni dei quali modificabili mentre altri invece non possono essere modificati. Uno dei principali fattori è l’età, in quanto il rischio di ammalarsi aumenta con l’invecchiamento della donna, tanto che la maggioranza dei casi di tumore interessa donne con più di 50 anni.
Altro fattore molto importante è la familiarità, si stima che una percentuale compresa tra il 5 e il 7 per cento dei tumori mammari sia ereditaria, ovvero sia legata alla presenza di una mutazione trasmessa dai genitori in specifici geni. Tra i geni più noti e studiati vi sono BRCA1 e BRCA2: mutazioni in questi geni sono responsabili del 50 per cento circa delle forme ereditarie di cancro del seno.
Anche gli ormoni, naturalmente presenti nel corpo, ricoprono un ruolo di primo piano nel rischio per una donna di ammalarsi. Ad esempio un primo ciclo mestruale precoce (prima dei 12 anni) o una menopausa tardiva (dopo i 55 anni) possono aumentare leggermente il rischio. Anche l’assenza di gravidanze può aumentare il rischio. Il rischio aumentato di tumore al seno può provenire anche da determinati farmaci ormonali come ad esempio i metodi contraccettivi orali o alcune terapie usate in menopausa.
Un importante fattore di rischio è determinato dagli stili di vita. Tra questi il sovrappeso e l’obesità, che sono spesso risultato di una dieta ricca di grassi e zuccheri e povera di frutta e verdura, hanno un ruolo di primo piano, assieme al consumo di alcol e soprattutto al tabagismo (fumare).
Una volta conosciuti i fattori di rischio è il momento di passare alla prevenzione, cioè cosa fare per evitare il tumore o riuscire a diagnosticarlo in fase precoce.
I primi passi nella prevenzione devono essere compiuti nell’ambito dello stile di vita, che come evidenziato prima è un importante fattore di rischio. È necessario quindi assumere comportamenti salutari, come per esempio mantenere un peso nella norma, svolgere attività fisica, evitare il consumo di alcolici e tabacco e alimentarsi con pochi grassi e molti vegetali (frutta e verdura, in particolare broccoli e cavoli, cipolle, tè verde e pomodori).
Anche allattare i figli aiuta a combattere il tumore del seno, perché l’allattamento consente alla cellula del seno di completare la propria maturazione e quindi di essere più resistente a eventuali trasformazioni neoplastiche.
Altro passo importante da compiere è quello di aderire ai programmi di screening oncologici nazionali che permettono di eseguire gratuitamente la mammografia ogni due anni per tutte le donne di età compresa tra 50 e 69 anni di età. In alcune regioni è stata adottata l’estensione dello screening a donne tra 45 e 49 anni con cadenza annuale e a quelle con età tra i 70 e i 74 anni con cadenza biennale. La mammografia è senza dubbio il metodo attualmente più efficace per la diagnosi precoce. È inoltre buona abitudine fare una visita del seno presso un medico esperto almeno una volta l’anno, indipendentemente dall’età.
Altra buona abitudine per la diagnosi precoce è l’autopalpazione cioè il tastarsi il seno, usualmente ogni giorno quando si fa la doccia, in cerca di anomalie. Nel caso durante l’autopalpazione si notasse qualcosa che non va è necessario rivolgersi ad un medico specialista. Va sottolineato che la metà dei casi di tumore del seno si presenta nel quadrante superiore esterno della mammella. È fondamentale però ricordare che l’autopalpazione costituisce un di più rispetto alla sola visita e alla mammografia a partire dall’età consigliata, ma non può sostituirle.
Quando lo studio della storia medica familiare o personale mette in luce specifiche caratteristiche di rischio, per esempio di aver ereditato una mutazione genetica che aumenti le probabilità di ammalarsi, il counselling genetico e l’eventuale esecuzione di test genetici per la ricerca di mutazioni nei geni BRCA 1 e 2 possono essere utili strumenti di prevenzione. Prima di sottoporsi ai test genetici è tuttavia necessario rivolgersi a un genetista esperto che confermerà o smentirà l’utilità dell’esame. In caso di positività di questi test, è possibile rafforzare le misure di controllo, usando la risonanza magnetica per identificare il tumore in una fase precoce qualora dovesse presentarsi, oppure ricorrere alla mastectomia preventiva, ovvero alla rimozione chirurgica del seno. Nei casi di mutazioni in BRCA1/2, legate anche al rischio di tumore ovarico, la mastectomia può essere accompagnata anche dalla rimozione delle ovaie.
Evitare i fattori di rischio e attuare la prevenzione, sfortunatamente, non eliminano la possibilità di sviluppare un tumore al seno, nel caso come riconoscere i sintomi?
In genere è estremamente raro nelle forme iniziali di tumore del seno che la donna senta dolore infatti quando una donna sente dolore al seno è principalmente a causa di naturali evoluzioni periodiche ormonali della mammella. Invece la presenza di eventuali noduli palpabili o visibili sono in genere segni di una forma tumorale già avanzata. La donna ha un ruolo attivo e di primo piano nella diagnosi precoce del tumore al seno: è importante infatti “conoscere” il proprio seno e segnalare al medico eventuali alterazioni della forma del capezzolo (in fuori o in dentro), perdite da un capezzolo solo (se la perdita è bilaterale il più delle volte la causa è ormonale) e cambiamenti della pelle (aspetto a buccia d’arancia localizzato) o della forma del seno. Anche un ingrossamento dei linfonodi ascellari potrebbe rappresentare un campanello d’allarme.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: Bimba di tre mesi salvata da una gravissima bronchiolite grazie all’Ecmo, Il progetto: sviluppare una IA in grado di diagnosticare la sindrome di Rett