Rossana Berardi, Presidente di Women for Oncology Italy: “Auspichiamo un dialogo con gli interlocutori istituzionali del governo Meloni, ai quali va piena fiducia per infrangere anche il tetto di cristallo in ambito sanitario e costruire così un futuro migliore per la sanità e per le donne che si occupano di salute”.
È soddisfatta la Professoressa Rossana Berardi, Presidente di Women for Oncology Italy, in riferimento al fatto che anche nel nostro Paese, in tema di leadership femminile, sia stato finalmente infranto il tetto di cristallo con l’elezione di Giorgia Meloni, prima donna Presidente del governo nella storia della Repubblica italiana. Succede, per lo più, in una sfavorevole congiuntura politica e internazionale “e questo, a maggior ragione, è assolutamente incoraggiante per noi di Women for Oncology Italy”, continua la Professoressa Berardi. “Partendo da qui, vorremmo arrivare a superare anche il tetto di cristallo che ancora persiste in ambito sanitario, mettendo in campo da subito tutte quelle iniziative che con le colleghe di Women for Oncology Italy auspichiamo da anni. Abbiamo documentato una difficoltà alla realizzazione in ambito professionale e all’accesso alla progressione di carriera, spesso per difficoltà alla conciliazione del tempo di vita con quello di lavoro.
Chiediamo pertanto al Ministro della Salute, il Professor Orazio Schillaci, attenzione per le donne in ambito sanitario garantendo condizioni per poter lavorar al meglio nelle varie strutture e di poter raggiungere anche posizioni apicali in rapporto al merito. Così come emerso da una nostra recente indagine condotta sul panorama nazionale, cui hanno risposto già in 500 (https://it.surveymonkey.com/r/JKKNB9F), appare indispensabile poter agire in maniera concreta, ad esempio inserendo tra gli obiettivi di tutti coloro che hanno un ruolo apicale (Direttori di Dipartimento, Direttori Generali, ecc.) una valutazione positiva se hanno consentito una equa progressione a dispetto del genere nei loro mandati.
Alla Dottoressa Eugenia Roccella, Ministro per le Pari Opportunità, chiediamo invece la possibilità di non avere penalizzazioni, ribadendo l’importanza dell’equità che oggi vede un genere penalizzato rispetto all’altro. L’obiettivo è quello di cercare, ancora una volta, di non creare iniquità di genere, affinché ciascuno possa essere valutato in base alla professionalità e al merito. Sottolineo che circa due terzi sono le donne che si iscrivono alla Facoltà di Medicina e, nonostante questo, i ruoli apicali sono occupati principalmente dagli uomini. Mi preme riportare anche i dati del Global Gender Gap Report 2022 del World Economic Forum secondo i quali, per colmare il gender gap e raggiungere la parità, ci vorranno 132 anni (contro i 136 del 2021), con l’aumento di una generazione rispetto al passato. E al recente congresso della Società Europea di Oncologia Medica, sono emersi dati ancora più sconfortanti: il gap per colmare il divario nello specifico della nostra disciplina è risultato pari a circa 300 anni.
In ragione di ciò, chiediamo che siano messe in campo tutte quelle soluzioni migliorative che, come Women for Oncology Italy, abbiamo proposto in questi anni, a partire dai corsi di formazione obbligatori nell’ambito della nostra professione. Uno di questi, destinato alle Direttrici di struttura, riguarda le figure apicali. Ebbene, abbiamo tante nozioni in merito al budget e alla possibilità di conoscere meglio gli aspetti medico-legali e gli aspetti legati ai percorsi e alle procedure, ma mai viene affrontata la tematica di come valorizzare il gender gap e di come superarlo in ambito lavorativo. Inoltre ogni professionista sanitario, nel momento in cui si avvicina alla professione, è obbligato a seguire corsi relativi alla sicurezza e alle procedure in uso nei vari ospedali, ma ancora una volta non ci sono corsi specifici che possono aiutare le persone sia in un’ottica di parità, sia in un’ottica di gestione del tempo e delle priorità e conciliazione di tempi di vita lavorativa e personale. Crediamo molto nella possibilità di formare le persone a vari livelli in ambito sanitario, per migliorare la cultura in un’ottica di genere”.
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