C’è un’immagine scalfita nella sua memoria, quando ancora specializzando all’ospedale Gaslini di Genova ha visto i primi bambini sieropositivi rispondere alla terapia antiretrovirale. “Lo ricordo perfettamente, come se fosse oggi, era il 1° dicembre del 1999” racconta Giovanni Cenderello, direttore del dipartimento di malattie infettive dell’ospedale “Borea” di Sanremo.
Da allora sono passati 25 anni e ogni volta che si celebra la giornata mondiale di lotta all’Aids il suo pensiero va a quei bambini, oggi adulti, e a quelle mamme che, sieropositive, forse inconsapevoli, hanno trasmesso al piccolo che avevano in grembo l’infezione da Hiv, il virus responsabile dell’Aids.
Il 1° dicembre è stata la giornata mondiale contro l’Aids e a Sanremo i medici dell’Asl 1 Imperiese con i volontari e i medici della Croce Rossa, si sono mobilitati per il ‘World Aids Day’. Hanno invitato i passanti a fare il test Hiv e un consulto medico, hanno dato informazioni sull’Hiv e sulle malattie sessualmente trasmissibili in generale. E poi hanno distribuito red ribbons e condom. Insomma, in prima fila per fare la differenza: avvicinare tutti, i giovani soprattutto, alla conoscenza di una “pandemia invisibile”, diffondendo il messaggio che si può combattere attraverso la prevenzione.
E proprio ai più giovani pensa il dottor Cenderello, che è anche papà di un’adolescente e quindi sa, attraverso le parole, come toccare le corde della loro curiosità e renderli consapevoli. “Bisogna lavorare alacremente nelle scuole facendo cultura e formazione. Bisogna proseguire con una strategia di “bombardamento” cercando di raggiungerli anche nei luoghi di aggregazione e sui social” ne è fermamente convinto il primario.
Nella giornata di lotta all’Aids, a Sanremo sono stati fatti oltre 90 test e sono stati distribuiti 180 profilattici. Un buon risultato ma serve fare di più. “Dobbiamo lavorare ancora molto – evidenzia il dottor Cenderello – poiché, a livello nazionale, negli ultimi due anni 2022 e 2023 i nuovi casi di infezione da Hiv sono aumentati: 1.780 nel 2022 e 2.349 nel 2023. Dal 2012 al 2021 i nuovi casi sono sempre stati in riduzione ma dal 2022 sono in incremento, sicuramente paghiamo le mancate diagnosi degli anni pandemici (2020 e 2021) ma anche una scarsa efficacia dell’informazione e dello screening. Dati simili arrivano anche dal Regno Unito”.
Per quanto riguarda i numeri dei contagi in Liguria, snocciola i dati il medico, “66 sono stati i nuovi casi nel 2022 e 77 nel 2023, in crescita anche nella nostra regione con un 60% di pazienti che fanno diagnosi con infezione tardiva, come nel resto d’Italia”.
La prevenzione resta l’arma più potente per combattere il nemico. “Oggi oltre all’approccio ben noto dell’utilizzo del profilattico, esistono strategie di prevenzione farmacologiche con farmaci (long acting) che possono essere assunti prima delle condizioni di rischio e garantiscono un’elevata efficacia” spiega il dottor Cenderello riferendosi all’acronimo U=U, che sta per Undetectable = Untransmittable, che in italiano significa non rilevabile = non trasmissibile.
Come evidenzia il medico, “questa strategia è oggi prescrivibile e rimborsata dal servizio sanitario nazionale. “I centri di malattie infettive sul territorio nazionale possono prescrivere il farmaco inserendo in un pacchetto di prevenzione delle malattie sessualmente trasmesse”.
Infine, un ultimo messaggio sul perché è importante fare prevenzione attraverso lo screening e quindi i test Hiv: “Scoprire l’infezione precocemente – ci tiene a sottolineare il dottor Giovanni Cenderello – non solo permette di curare il singolo prima che subentrino condizioni di salute, ma soprattutto permette al singolo di tornare ad una vita relazionale normale poiché dopo sei mesi dall’azzeramento della carica virale sul sangue, la persona può tornare ad avere rapporti sessuali non protetti, senza rischi. Quindi in questo modo si limita la diffusione dell’infezione nella comunità”.