L’11 febbraio a Sanremo per portare all’attenzione della politica i disagi che stanno vivendo. Sono i professionisti sanitari – infermieri, tecnici, professionisti dell’area riabilitazione, prevenzione e ostetriche – che lamentano un contratto che non valorizza la categoria nonostante quanto mostrato concretamente in epoca Covid, e molto altro.
Stop al vincolo di esclusività; libera professione e indennità come già concessa ai dirigenti medici; stipendi allineati agli standard europei; assunzioni in risposta alla cronicità crescente sul territorio; docenti di ruolo per la categoria; riconoscimento di lavoro usurante; no alle false partita iva e no al dumping contrattuale. Sono queste le cose che chiedono i professionisti sanitari – infermieri, tecnici, professionisti dell’area riabilitazione, prevenzione e ostetriche – che oggi saranno a Sanremo per manifestare pacificamente i loro diritti.
Si riuniranno dalle 14 alle 17 di oggi, nel piazzale della stazione della cittadina di Sanremo per manifestare pacificamente e portare nel luogo che in queste ore è il palcoscenico più seguito dagli italiani, un messaggio di cambiamento delle sorti delle professioni sanitarie.
In prima fila il Nursign Up Campania ma sono presenti anche alcuni membri del direttivo di Anpse, Associazione nazionale dei professionisti sanitari in evoluzione, associazione a tutela dei diritti dei professionisti sanitari e che sta portando avanti delle azioni legali per il diritto a svolgere libera professione e indennità di esclusività.
“La salute è un bene intangibile e che non si può trattare come un prodotto che porta guadagno – spiega Mirko Marzullo, professionista sanitario, infermiere delegato Rsu aziendale in Campania e promotore della manifestazione a Sanremo -. Bisogna tutelarla e senza infermieri questo principio viene meno. E’ dimostrato da vari studi come RN4cast che ha dimostrato che nei reparti di degenza ci devono essere un infermiere ogni 6 pazienti e invece continuiamo a ragionare sul minutaggio che tutto è tranne che prendersi cura della persona avere in carico il paziente”. E aggiunge: “La dirigenza è vessatoria nei confronti dei suoi sottoposti: ormai siamo in ostaggio delle aziende e non abbiamo più una vita privata“.
“I professionisti sanitari – aggiunge dalle file dell’Anpse, Enzo Primerano, 52 anni, tecnico neurofisiologo e osteopata che vive e lavora a Genova – sono fantasmi per le istituzioni nonostante il progresso culturale e giuridico di oltre 20 anni di evoluzione, che ha portato ad essere riconosciuti come professionisti e quindi obbligati a laurea abilitante e specializzazioni, formazione continua ecm, iscrizione ad ordine professionale, assicurazione a spese del professionista ed esposizione continua a rischio clinico e biologico”.
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