Il presidente della Commissione Sanità del Senato: “Rivedere la legge Gelli-Bianco”.
Dalle sfide sulla gestione del Fondo Nazionale Sanitario alla revisione della legge Gelli-
Bianco, passando dalle questioni economiche più ampie, come il ruolo del sistema
bancario italiano. Sono alcuni temi affrontati oggi dal senatore Francesco Zaffini di Fratelli
d’Italia, ospite di Agorà su Rai Tre.
Parlando del Fondo Nazionale Sanitario, Zaffini, che è presidente della Commissione
Sanità del Senato, ha dichiarato: “Noi arriveremo nel 2027 a 147 miliardi di euro sul Fondo
Nazionale Sanitario. La seconda voce di spesa del bilancio dello Stato dopo le pensioni. È
un fiume di danaro. Basta? È sufficiente? No, non è sufficiente, ma dobbiamo intanto
cominciare a vedere come lo spendiamo questo fiume di danaro e lì indirizzare meglio le
nostre risorse”. Il senatore ha quindi sottolineato che, sebbene l’ammontare delle risorse
destinate alla sanità sia significativo, l’efficienza della loro gestione deve essere migliorata.
Zaffini ha inoltre affermato che è essenziale riformare la retribuzione dei professionisti
della sanità e rivedere alcuni aspetti del sistema sanitario: “Sicuramente vanno pagati di
più i medici, va rivista la soglia dei ticket, va rifatto il prontuario, va riammodernata la
nostra edilizia sanitaria”. Il senatore ha dunque sottolineato la necessità di investimenti
mirati per migliorare le condizioni lavorative del personale medico e rinnovare le strutture
sanitarie.
Un altro tema caldo trattato durante l’intervento riguarda la revisione della legge Gelli-
Bianco, la normativa che regola la responsabilità sanitaria. “Stiamo rivedendo la legge
Gelli-Bianco – ha detto -, che ricordo l’ha fatta la sinistra, che aveva fatto nascere la
cosiddetta medicina difensiva perché porta in Tribunale per reato penale un medico che
sbaglia. A mio avviso questa cosa è una follia”.
Infine, Zaffini ha toccato anche una questione economica rilevante, legata al sistema
bancario italiano e al debito pubblico: “Il nostro sistema bancario tiene in pancia l’80% del
nostro debito pubblico. Non lo dimentichiamo”.
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