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In Campania 900 milioni di euro l’anno è l’onere economico per i pazienti con BPCO.

Riuniti a Ischia, gli esperti avvertono: l’autonomia differenziata potrebbe compromettere la possibilità di cure ottimali nelle regioni del Sud

«L’autonomia differenziata potrebbe mettere a rischio la salute di centinaia di migliaia di pazienti affetti da malattie respiratorie, escludendoli di fatto – nelle regioni economicamente più “deboli” – dai vantaggi dei nuovi farmaci biologici esistenti e in arrivo». È un allarme chiaro quello lanciato dai professori Alessandro Vatrella e Antonio Molino, responsabili scientifici di uno degli eventi più attesi dell’anno in fatto di malattie polmonari. La convention, che l’11 e il 12 ottobre ha portato sull’isola d’Ischia alcuni dei maggiori esperti da tutta Italia, è servita a fare il punto sulle innovazioni e le eccellenze, ma anche le carenze nel trattamento di malattie quali Asma, Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), Pneumopatie interstiziali, Insufficienza respiratoria e altre ancora. «Negli anni più recenti, il Covid ha fatto comprendere ai decision maker e all’opinione pubblica quanto sia importante occuparsi attivamente di queste tematiche di salute», spiega il professor Vatrella, che è anche Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio all’Università degli Studi di Salerno.

«Al di là della pandemia, che è stata un evento eccezionale, esistono centinaia di migliaia di pazienti colpiti da patologie respiratorie croniche ai quali occorre dare risposte efficaci, che consentano di migliore qualità e durata di vita nonché alleggerire la spesa per il Sistema Sanitario».

Per comprendere la portata del problema, basti pensare che solo in Campania la BPCO grava sui conti della sanità per una cifra che si aggira attorno ai 900 milioni di euro l’anno. Una spesa che potrà ridursi se tutti i pazienti già in trattamento regolare e massimale con farmaci inalatori e per i quali vi è indicazione a un add on terapeutico, potranno accedere alla terapia con i biologici disponibili, con la speranza che questi possano modificare in maniera determinante la storia naturale della malattia, puntando su una maggiore interazione ospedale – territorio e su un approccio multidisciplinare. Il professor Molino (Federico II di Napoli), che è responsabile dell’U.O.S.D. di Malattie Respiratorie presso l’Azienda Ospedaliera dei Colli, sottolinea come la convention di Ischia sia proprio per questo da sempre orientata ad arricchire il bagaglio di competenze non solo degli specialisti pneumologi e di altre discipline, ma anche dei medici di medicina generale e dei medici in formazione specialistica, promuovendo un approccio multidisciplinare alla gestione del paziente con patologie respiratorie. Quanto alle novità emerse, tra le principali c’è proprio l’arrivo di un nuovo anticorpo monoclonale da impiegare su una selezionata coorte di pazienti con BPCO.

«Entro un paio d’anni – spiegano Vatrella e Molino – vedremo realizzarsi questa incredibile possibilità per i nostri pazienti; è la prima volta che avremo a disposizione contro questa malattia un trattamento che non sia solo sintomatico». Ecco perché gli esperti riuniti a Ischia hanno discusso a lungo sull’importanza della fenotipizzazione accurata dei pazienti, conditio sine qua non per l’implementazione ottimale delle innovative opzioni terapeutiche emerse negli ultimi anni. «Questo approccio personalizzato alla medicina respiratoria permetterà di ottimizzare l’efficacia dei trattamenti, riducendo al contempo gli effetti collaterali e razionalizzando l’allocazione delle risorse sanitarie», concludono gli specialisti. Un confronto, quello di Ischia, che si è esteso a tutte le sfide emergenti nella gestione delle patologie respiratorie croniche come l’asma grave e le malattie polmonari rare, guardando alle nuove strategie di trattamento farmacologico e non farmacologico.

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