Dopo il successo della prima edizione, in onda su La5 e Mediaset Infinity la nuova serie “Ho preso un granchio 2”. Un cast di esordienti con la partecipazione straordinaria di noti attori e conduttori televisivi
Nella Pediatria Oncologica della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, i corridoi sono spazi in cui le parole si intrecciano ai silenzi, dove la cura si mescola alla creatività e la vita trova modi inattesi per riaffermarsi. Qui, sotto la guida della dottoressa Maura Massimino, la medicina incontra l’universo giovanile, e l’ascolto diventa narrazione. È all’interno di questa cornice che si dipana “Ho preso un granchio 2”, la nuova stagione della serie realizzata dalle ragazze e dai ragazzi del Progetto Giovani dell’INT, programma ideato dal professor Andrea Ferrari e sostenuto da Mediafriends.
La serie HPUG, otto episodi impersonati da esordienti adolescenti, non è un semplice prodotto audiovisivo: è un gesto coraggioso, un modo per raccontare la malattia così come viene vissuta, con la sincerità di chi la avverte sulla sua pelle ogni giorno, e con l’ironia di chi ha imparato ad affrontare le difficoltà senza farsi condizionare negativamente. Dopo il successo della prima stagione – applaudita anche al Giffoni Film Festival – le ragazze e i ragazzi in corsia tornano con nuove storie che parlano di notti insonni, di amicizie improvvise, di paure che si sciolgono in una battuta.
“Il progetto nasce dall’ascolto”, racconta Ferrari. E in effetti ogni episodio sembra nascere da una conversazione rubata in reparto, da un pensiero appuntato su un quaderno, da un sorriso condiviso tra un’infusione e l’altra. I ragazzi portano le loro storie, i loro desideri, le loro domande. I medici ascoltano, osservano, imparano. E insieme costruiscono un percorso che è al tempo stesso terapeutico e creativo.
La seconda stagione affronta temi che ben difficilmente troverebbero spazio nel linguaggio tecnico della cartella clinica: gli effetti collaterali, la notte in ospedale che può essere solitudine ma anche complicità, la scuola che si adatta ai ritmi delle terapie, la sessualità che continua a esistere anche quando tutto sembra sospeso. E poi c’è il Natale in reparto, con le sue luci che sembrano più intense proprio perché accese in un luogo di cura.
“Non vogliamo ridere ‘del’ cancro – dicono i ragazzi –, ma sorridere ‘dentro’ il cancro”. È una frase che potrebbe sembrare provocatoria, ma che invece racchiude una verità profonda: l’ironia, qui, non è negazione. È resistenza. È un modo per disinfettare il linguaggio, per togliere alla malattia quella patina di retorica che spesso la rende più distante e più spaventosa.
“La loro ironia – aggiunge Ferrari – diventa un percorso terapeutico, diventa vita che si racconta”. E in effetti, guardando la serie, si percepisce un’energia che va oltre la narrazione: è la forza di chi, pur nella fragilità, sceglie di esporsi, di mostrarsi, di trasformare la propria esperienza in qualcosa che può parlare anche agli altri.
In questa stagione, i ragazzi recitano accanto a ospiti speciali come Giovanni Storti, Gerry Scotti, Alessandro Betti e Giuliana Moreira. Ma la presenza delle celebrità non ruba mai la scena: sono i giovani pazienti, tra i 15 e i 24 anni, a guidare il racconto, a scrivere, dirigere, interpretare. Sono loro a dare il ritmo, a dettare il tono, a trasformare la malattia in un set dove la vita continua a scorrere.
Dal 2011 il Progetto Giovani è un laboratorio in cui arte e terapia si intrecciano: musica, moda, scrittura, fotografia, video. Ogni linguaggio diventa un modo per dare forma a ciò che spesso resta indicibile. “Questi progetti – sottolinea Massimino – permettono di affrontare la malattia in modo integrato, rendendo visibili le esigenze cliniche degli adolescenti e dei giovani adulti e creando spazi di ascolto e crescita”. “Ho preso un granchio 2” è la prova più evidente di questo approccio: un luogo narrativo in cui la fragilità diventa forza, la malattia si racconta senza filtri e la vita si afferma, episodio dopo episodio, tra risate, lacrime e una creatività che sorprende.
“Il Progetto Giovani rappresenta un esempio concreto del nostro impegno per mettere al centro la vita dei pazienti – afferma Gustavo Galmozzi, presidente della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano –. La loro creatività e il loro coraggio ci ricordano che la cura va oltre la terapia: è supporto, attenzione e crescita personale”. E così, mentre le luci del set si accendono nei corridoi dell’ospedale, le ragazze e i ragazzi continuano a raccontarsi. Non per dimenticare la malattia, ma per attraversarla insieme. Perché, a volte, la cura passa anche da un racconto o da una fiction. La serie, con l’autore Cristiano Nardò, il regista Tobia Passigato e il sostegno della Fondazione Bianca Garavaglia, sarà trasmessa su La5 a partire da oggi, 15 dicembre, dalle 14:20. La programmazione andrà avanti dal lunedì al venerdì, e sarà poi visibile integralmente e liberamente su Mediaset Infinity, in qualunque momento, secondo la formula on demand. Da segnalare infine che su Cine34 andrà in onda, nelle giornate del 27 e 28 dicembre, una mini-maratona speciale.






