Contenuti esclusivi

Casa del Fiore: un sogno che diventa realtà per i bambini oncologici

Il progetto, avviato dalla Fondazione Bianca Garavaglia ETS, sarà...

Dolore cronico: le donne sono più esposte

Uno studio rivela il ruolo della leptina nella diversa...

Epilessie rare e complesse, vincere il pregiudizio. L’urgenza di un quadro normativo

L'epilessia è una patologia neurologica che affligge milioni di...

La biopsia liquida inaugura una nuova categoria di pazienti: i pazienti in attesa

La biopsia liquida rileva segnali di presenza di tumori così piccoli da non essere visibili con l’imaging. Ci sono i pro: se il risultato è positivo si sta più attenti e si è preparati a intervenire. Ma anche i contro: si è costretti a convivere con una spada di Damocle.

La diagnosi arriva inaspettata: la prima colonscopia della sua vita, a 45 anni, rileva un tumore al colon metastatico. Tanto le metastasi  quanto il tumore sono fortunatamente asportabili. L’intervento chirurgico riesce perfettamente e dopo sei mesi di chemioterapia non c’è più traccia della malattia. Per i successivi due anni gli esami di monitoraggio con le tecniche di imaging danno esito negativo. Da lì in poi la storia di Jesse, raccontata da sua moglie Mara Buchbinder su StatNews, descrive le vicissitudini di una nuova categoria di pazienti oncologici: “i pazienti in attesa”, persone che non possono definirsi né malate, né sane, perennemente minacciate dalla spada di Damocle di una recidiva imminente. 

Jesse e sua moglie sapevano bene che due anni non sarebbero bastati per poter celebrare la guarigione, ma erano sufficienti per poter gioire del traguardo della sopravvivenza a lungo termine che aumenta le probabilità di superare definitivamente la malattia. Insomma, Jesse poteva considerarsi un fortunato tra gli sfortunati. Poi però è arrivato il risultato della biopsia liquida, effettuata la scorsa estate, che ha trasformato Jess in “un paziente in attesa”.  

Questo tipo di esame, come si legge sul sito di uno dei test più usati in Usa, è «progettato su misura per ciascun paziente per aiutare a identificare una recidiva prima rispetto agli strumenti di cura standard». Il che sembra un bene, e indubbiamente lo è. C’è però il rovescio della medaglia. L’analisi consiste nell’individuare in un campione di sangue del paziente il cosiddetto Dna tumorale circolante, un risultato positivo è indicativo di una malattia residua minima, ossia di un accumulo di cellule tumorali troppo piccole per essere rilevate dall’imaging.

Il risultato di Jess è positivo. Cosa fare? Non esiste uno standard di cura per i pazienti affetti da cancro del colon con risultati positivi alla biopsia liquida senza nessuna evidenza radiologica della malattia. Alcuni medici somministrano una chemioterapia a scopo profilattico, ma la maggior parte degli oncologi, compreso quello che aveva in cura Jesse, non prescrive alcun trattamento finché non appare qualcosa sugli schermi dei macchinari di diagnostica per immagini. L’unica cosa da fare è, quindi, aspettare. Jesse passa così immediatamente di categoria: da sopravvissuto al cancro diventa paziente in attesa. «Quando una persona diventa un paziente in attesa, il suo mondo viene irrevocabilmente alterato. Ogni paziente in attesa rappresenta una vita interrotta, una beata innocenza perduta», commenta Mara Buchbinder moglie di Jess, antropologo medico alla University of North Carolina at Chapel Hill, che, per ironia della sorte aveva coniato lei stessa quella definizione tredici anni prima quando era impegnata nello studio dell’impatto delle nuove analisi genetiche sui pazienti e i caregiver.

CONTINUA A LEGGERE SU HEALTHDESK.COM

Seguici!

Ultimi articoli

Casa del Fiore: un sogno che diventa realtà per i bambini oncologici

Il progetto, avviato dalla Fondazione Bianca Garavaglia ETS, sarà...

Dolore cronico: le donne sono più esposte

Uno studio rivela il ruolo della leptina nella diversa...

Epilessie rare e complesse, vincere il pregiudizio. L’urgenza di un quadro normativo

L'epilessia è una patologia neurologica che affligge milioni di...

Effettuata la prima visita Ecocardiografica a distanza in Italia

Partnership tecnologica per la telemedicina: al via il progetto...

Newsletter

Registrati e ottieni le nostre rassegne stampa in esclusiva!

spot_img

Da non perdere

Casa del Fiore: un sogno che diventa realtà per i bambini oncologici

Il progetto, avviato dalla Fondazione Bianca Garavaglia ETS, sarà...

Dolore cronico: le donne sono più esposte

Uno studio rivela il ruolo della leptina nella diversa...

Epilessie rare e complesse, vincere il pregiudizio. L’urgenza di un quadro normativo

L'epilessia è una patologia neurologica che affligge milioni di...

Effettuata la prima visita Ecocardiografica a distanza in Italia

Partnership tecnologica per la telemedicina: al via il progetto...

Radioterapia in oncologia: un patrimonio da valorizzare e potenziare

La radioterapia oncologica rappresenta, con la chirurgia e la...
spot_imgspot_img

Casa del Fiore: un sogno che diventa realtà per i bambini oncologici

Il progetto, avviato dalla Fondazione Bianca Garavaglia ETS, sarà un rifugio di serenità per i piccoli pazienti della Pediatria Oncologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori...

Dolore cronico: le donne sono più esposte

Uno studio rivela il ruolo della leptina nella diversa percezione degli stimoli dolorosi tra i generi Un gruppo di ricerca dell’Università di Calgary, guidato dal...

Epilessie rare e complesse, vincere il pregiudizio. L’urgenza di un quadro normativo

L'epilessia è una patologia neurologica che affligge milioni di persone in tutto il mondo, ma quando parliamo di epilessie rare e complesse siamo di...

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui