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La nicotina in gravidanza riduce la crescita del feto e aumento la mortalità

Presentati i risultati di uno studio pubblicato dal governo statunitense

Un allarme per la salute pubblica emerge da una serie di studi condotti dal Centro di ricerca sul cancro Cesare Maltoni dell’Istituto Ramazzini (Crccm) in collaborazione con il National Institute of Environmental Health Sciences (Niehs) degli Stati Uniti. La ricerca, pubblicata come report ufficiale del governo statunitense, ha evidenziato effetti allarmanti dell’esposizione precoce alla nicotina su crescita corporea, mortalità giovanile e danni a vari organi e apparati nei modelli animali.

Gli studi, realizzati su topi e ratti, hanno monitorato gli effetti dell’assunzione di nicotina a partire dalla vita prenatale, cioè in utero, fino a tredici settimane dopo lo svezzamento, corrispondenti a circa vent’anni di età nell’uomo. Le dosi testate coprivano un intervallo equivalente a un consumo umano di nicotina da una sigaretta al giorno fino a novanta.

Tra i risultati più significativi si evidenzia un’alta mortalità nei cuccioli di ratto, riscontrata anche con dosi medio-basse di nicotina. Gli esperti ipotizzano che ciò possa essere legato all’inibizione dello sviluppo neurale colinergico, un processo cruciale che viene compromesso dall’esposizione prenatale alla sostanza. Inoltre, nei ratti sono state osservate lesioni degenerative precoci nei testicoli, un fenomeno estremamente raro per l’età dei soggetti, insieme a vari gradi di infiammazione in diversi organi.

Daniele Mandrioli, direttore del Crccm, ha sottolineato la gravità dei risultati: “I nostri studi hanno evidenziato una serie di effetti preoccupanti della nicotina, anche a basse dosi. Risulta perciò prioritario un approfondimento dei potenziali effetti tossici e cancerogeni a lungo termine di questa sostanza”.

Philip Landrigan, presidente del comitato scientifico internazionale dell’Istituto Ramazzini, ha aggiunto: “Questi risultati sono di grande preoccupazione per la salute pubblica, a causa dell’uso pandemico di prodotti contenenti nicotina, in particolare tra i giovani”.

Le conclusioni di questi studi pongono l’accento sull’urgenza di ulteriori ricerche e interventi per contenere l’esposizione alla nicotina, specie nelle fasce più vulnerabili della popolazione.

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