Gli esperti: “Si investirà realmente in prevenzione quando dal concetto di sanità ci sarà il passaggio al concetto di salute”
Cernobbio, 9 febbraio 2024 – Non “più anni alla vita” ma “più vita agli anni”. Con questo motto il concetto di prevenzione deve farsi spazio sia nella vita quotidiana delle persone, dei cittadini, ma anche nella vita politica e nelle attività delle istuzioni. Fino a quando non ci sarà il passaggio dal concetto di “sanità” a quello di “salute”, la prevenzione sarà considerata solamente un costo. Ma gli esperti che si sono riuniti alla Winter School 2024 di Cernobbio, organizzata da Motore Sanità e in media partnership con Mondosanità, La Provincia, Eurocomunicazione, Askanews, Espansione Tv e Italpress, sono concordi nell’affermare che prevenzione significa riduzione dei costi sociali e sanitari nonché miglioramento della qualità di vita delle persone.
Carmen Maccagnano, referente AUROIT, Associazioni Urologi Italiani, Dirigente Medico UOC Urologia Istituto Auxologico Italiano Milano ne è fermamente convinta: “la prevenzione rappresenta una tra le migliori armi terapeutiche a nostra disposizione. Per attuarla occorre un diffuso cambio di mentalità, volto al passaggio dal concetto di “sanità” a quello di “salute”. In questo contesto, la prevenzione deve rientrare nelle pratiche di promozione della salute, che vedono diversi attori coinvolti, dal sistema politico alla responsabilità del singolo individuo, a cominciare dallo stile di vita. Questi concetti sono applicabili anche in ambito urologico, oncologico e non. In tale setting, gli investimenti dovranno essere in futuro orientati non solo al miglioramento delle terapie, ma anche prevenzione delle patologie stesse, soprattutto tenendo conto dell’inverno demografico e dell’aumento della vita media. Il paradigma potrebbe essere non “Più anni alla vita”, ma “più vita agli anni“.
“Oggi, il panorama della salute e della sanità è in rapida e costante evoluzione e i cittadini manifestano bisogni di salute sempre più complessi da gestire – ha spiegato Laura Stefanon, Presidente AISLEC, Associazione infermieristica per lo studio delle lesioni cutanee -. Nello specifico, se ci riferiamo alle lesioni cutanee, gli aspetti di prevenzione includono le strategie che portano a significativi vantaggi di riduzione dei costi sociali e sanitari nonché al miglioramento della qualità di vita delle persone. Tuttavia, per essere fattibili ed efficaci, le azioni necessitano di modelli organizzativi e professionali, di sorveglianza e risorse economiche che favoriscano l’azione capillare dei professionisti sanitari partire dal livello territoriale“.
LA PREVENZIONE IN ONCOLOGIA
Davide Strippoli, Consigliere Direttivo Nazionale ADOI – Associazione Dermatologi, venerologi ospedalieri italiani e della sanità pubblica ha portato l’esperienza di fare prevenzione in una specialità come la dermatologia. “La prevenzione in ambito dermo-oncologico è fondamentale considerando l’aumento di incidenza dei tumori cutanei (prevalentemente melanoma, carcinoma spinocellulare e basocellulare) nel mondo e alle nostre latitudini. Di contro la mortalità soprattutto delle forme più rilevanti di tumore (il melanoma) si è stabilizzata grazie anche proprio agli investimenti degli ultimi decenni in prevenzione primaria e secondaria: educazione nelle scuole primarie sull’esposizione solare, campagne di sensibilizzazione alla popolazione attraverso social mass media e innovazioni tecnologiche per la diagnosi precoce die tumori cutanei”. L’esperienza oncologica in particolare del colon-retto è portata da Renato Fasoli, Presidente GISCOR, Gruppo Italiano Screening Colon-rettale. “Il sistema sanitario pubblico italiano sta attraversando una fase di profonda crisi. Ciononostante, le iniziative legate alla prevenzione meritano conoscenza e attenzione da parte della cittadinanza e un occhio di riguardo da parte delle istituzioni. Tra queste, grande rilievo hanno i tre screening oncologici (mammella, cervice uterina, colon-retto). Lo screening del cancro del colon-retto ha comprovata efficacia su insorgenza e gravità della malattia e sulla sopravvivenza della popolazione coinvolta e, anche a causa della sua complessità organizzativa e clinica, necessita di ogni possibile sforzo per essere sostenuto“.
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