“Make America Healthy Again” (MAHA): negli Usa si prova ad applicare il motto di Trump anche all’assistenza sanitaria che si traduce in un’idea, per ora ancora un progetto nebuloso, di maggiore accessibilità e di minori costi per i cittadini americani del ceto medico. I dati epidemiologici del Paese a Stelle rimandano a tassi di obesità e diabete da record, più alti rispetto ad altri paesi ad alto reddito ma il sistema sanitario americano è caratterizzato da un modello che privilegia il settore privato e delle assicurazioni con costi elevati dei premi e delle prestazioni che si traducono in alti premi assicurativi e maggiori spese out-of-pocket ponendo un serio problema di accesso alle cure alle fasce di popolazione economicamente meno garantite.
Sebbene migliorare la salute pubblica sia un obiettivo importante è altrettanto cruciale per l’amministrazione Trump affrontare il problema dell’accessibilità economica dell’assistenza sanitaria. Molte persone negli Usa sono preoccupate relativamente alla capacità di pagare le spese mediche. Sulla base di queste premesse il presidente Trump e il segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi umani degli Stati Uniti, Robert F. Kennedy Jr, hanno inserito lo slogan “Make America Healthy Again” anche nell’agenda sanitaria. Il Segretario Kennedy si è concentrato in particolare sull’onere di assicurare le cure delle malattie croniche negli Stati Uniti. Lasciando da parte il merito delle proposte MAHA per migliorare la salute degli americani e ridurre la prevalenza delle malattie croniche è sicuramente un obiettivo degno di nota il fatto che ci sia un programma di sanità pubblica.
E qui torniamo ai parametri di salute pubblica: il tasso di obesità tra gli adulti negli Stati Uniti, standardizzato per età, era del 42% nel 2022, più del doppio del tasso nei paesi ad alto reddito comparabili con gli Usa così come la quota di adulti statunitensi con diabete segue lo stesso trend.
Il divario di salute tra gli Stati Uniti e altri Paesi è peraltro cresciuto nel tempo. L’accessibilità economica alle cure in questo snodo storico è centrale per le politiche di Washington che intende rendere di nuovo accessibile la sanità americana a vasti strati di popolazione. La prevenzione ancora una volta diventa una leva da considerare per conseguire un risparmio e una qualità di vita migliori per gli anziani. Migliorarne la salute e ridurre il numero di persone affette da malattie croniche ridurrebbe i costi sanitari ma ci vorrebbero molti anni prima di riuscire a raccogliere i frutti di un tale programma. A livello di sistema gli Stati Uniti spendono 13.432 dollari annui procapite per la sanità, quasi il doppio di quanto spendono in media gli altri paesi comparabili.
Eppure, nonostante una maggiore prevalenza di malattie croniche, gli Stati Uniti fanno meno visite mediche, indagini diagnostiche e ricoveri per persona rispetto ad altri paesi, soggiorni ospedalieri più brevi a fronte di un minor numero di letti ospedalieri per abitante. Gli Stati Uniti spendono più di altri paesi per la sanità non perché gli individui statunitensi godano di migliore assistenza ma a causa dei costi più alti dunque. E questo è noto: i costi elevati della sanità negli Stati Uniti sono dovuti non tanto dai programmi di sanità pubblica come Medicare o Medicaid, ma piuttosto ai costi del settore assicurativo commerciale. Gli ospedali pagano alle assicurazioni commerciali, in media, il doppio di quanto ricevono da Medicare e le tariffe dei medici coperti da assicurazioni private sono del 43% più alte delle tariffe addebitate a Medicare. La questione centrale dunque è se i tassi di pagamento in Medicare e Medicaid siano troppo bassi o i prezzi dell’assicurazione commerciale troppo alti.
In definitiva i costi sanitari più alti si traducono in premi assicurativi più alti per i datori di lavoro e per gli individui e in maggiori spese out-of-pocket per i pazienti. Il premio medio nell’assicurazione sanitaria sponsorizzata dal datore di lavoro, per una famiglia di 4 persone, è di 25.572 dollari annui con i lavoratori che contribuiscono direttamente con oltre 6 mila. La franchigia media, in un piano sanitario sponsorizzato dal datore di lavoro, è di 1.787 dollari per persona. Un sondaggio del 2023 ha rivelato che, sebbene la maggioranza dei rispondenti avesse un’assicurazione sanitaria le franchigie elevate e altre barriere ai costi fanno sì che il 45% sia preoccupato per la propria capacità di permettersi l’assistenza sanitaria e il 28% ha riferito di aver ritardato o non aver ottenuto assistenza a causa dei costi.
Alti livelli di debito medico sono un segno tangibile di mancanza di accessibilità economica alle cure sanitarie con il 41% delle persone che riferiscono di avere debiti dovuti a cure mediche o dentistiche per se stessi o qualcun altro in famiglia. Una stima pone il debito medico totale negli Stati Uniti a più di 220 miliardi.
Insomma c’è un dibattito approfondito in corso a Washington sui costi sanitari che riguarda la spesa sanitaria federale in particolare per Medicaid e i piani dell’Affordable Care Act (ACA) ma che non tocca ciò che le persone pagano di tasca propria per l’assistenza sanitaria. In effetti, le riduzioni nella spesa federale per Medicaid e i piani ACA probabilmente esacerberanno le sfide di accessibilità economica dell’assistenza sanitaria per gli iscritti.
Se i repubblicani al Congresso e Trump vogliono ridurre la spesa federale per il mercato ACA, possono ancora contare sulle agevolazioni fiscali sui premi che sono state emanate nel 2021 durante la pandemia di COVID-19 e che scadono alla fine del 2025. Senza l’assistenza aggiuntiva sui premi, i premi out-of-pocket, per più di 20 milioni di iscritti ai piani del mercato ACA, aumenterebbero in media di $705 dollari l’anno (o del 79%). La Congressional Budget Office ha stimato che rendere permanenti le agevolazioni fiscali sui premi costerebbe al governo 335 miliardi in un decennio.
IL NODIO VACCINI
Intanto prosegue la rivoluzione del ministro della Salute, Robert F. Kennedy Jr sul fronte caldo dei vaccini: il ministro della amministrazione Trump ha licenziato tutti i 17 membri del Comitato consultivo sulle vaccinazioni dei Centers for Disease Control and Prevention, sostenendo che tale decisione avrebbe ripristinato la fiducia del pubblico nei vaccini.
Kennedy Jr lo ha annunciato lunedì in una rubrica d’opinione sul Wall Street Journal.
I consulenti vaccinali del CDC esercitano un’enorme influenza. Esaminano attentamente i dati sui vaccini, discutono le prove e votano per decidere chi dovrebbe vaccinarsi e quando. Le compagnie assicurative sono tenute a coprire i vaccini raccomandati dal comitato. Questa è l’ultima di una serie di iniziative intraprese da Kennedy, scettico sui vaccini, per rimodellare drasticamente la politica vaccinale Usa.
Tuttavia, la mossa ha suscitato preoccupazioni tra gli esperti sanitari, che temono possa compromettere la governance della salute pubblica.
Kennedy sostiene che il comitato sia stato afflitto da persistenti conflitti di interesse e che le raccomandazioni delle agenzie sanitarie debbano essere guidate da una scienza imparziale. Tuttavia, critici come il dottor Paul Offit, consulente della Food and Drug Administration, ritengono che Kennedy stia diffondendo teorie complottiste sull’influenza delle grandi aziende farmaceutiche.
Numerose società scientifiche e organizzazioni sanitarie hanno espresso preoccupazione per l’impatto di questa decisione sulla governance della salute pubblica. La rimozione dell’intero comitato è stata definita un atto senza precedenti, capace di generare confusione nell’opinione pubblica e nel personale sanitario. Kennedy ha annunciato che saranno nominati nuovi membri del comitato, attualmente in fase di selezione. La prossima riunione del comitato è prevista tra il 25 e il 27 giugno nella sede centrale del CDC ad Atlanta, in Georgia.
“Abbiamo appena dimostrato che la politica supererà la scienza in questa amministrazione. Mi spaventa pensare a ciò che ci aspetta”, ha dichiarato Michael Osterholm, direttore del Centro per la Ricerca e le Politiche sulle Malattie Infettive dell’Università del Minnesota. STAT ha pubblicato un saggio di First Opinion di tre partecipanti allo studio LISTEN di Yale, uno studio incentrato sul paziente per comprendere meglio il Long Covid e gli effetti avversi che alcuni pazienti hanno sperimentato dopo la vaccinazione contro il Covid. Quando è stata pubblicata una versione preliminare di quello studio, “noi tre eravamo frustrati nel vedere i soliti noti nei circoli anti-vaccini distorcere rapidamente i risultati per adattarli alle loro narrazioni”, scrivono. Ma aggiungono che anche i sostenitori dei vaccini hanno ignorato le loro esperienze. La consulente per i vaccini del CDC estromessa afferma che il messaggio del ministro della Salute Robert F. Kennedy Jr è chiaro: “Le competenze scientifiche non servono più”
Helen Chu ha seguito un iter pluriennale per ottenere finalmente un posto nel comitato di esperti in materia di vaccini dei Centers for Disease Control and Prevention, il Comitato consultivo sulle pratiche di immunizzazione. È stato necessario un lungo processo di candidatura e un’accurata verifica dei conflitti di interesse, seguiti da una formazione sulle modalità di funzionamento del comitato. Chu, professoressa di malattie infettive all’Università di Washington, è stata nominata alla fine del 2024 per un mandato quadriennale nel Comitato. Ha partecipato a una riunione come membro votante. Poi lei e il resto dei suoi colleghi dell’ACIP sono stati licenziati in tronco lunedì, una mossa che il ministro della Salute Robert F. Kennedy Jr. – un dichiarato scettico sui vaccini e critico di lunga data dell’ACIP – ha insistito fosse necessaria per ripristinare la fiducia del pubblico nei vaccini.
Kennedy, criticato per essere una delle principali fonti di disinformazione sui vaccini, ha dichiarato di voler nominare nuovi membri del comitato. Al momento, non sono stati resi pubblici i nomi, né ha fornito indicazioni sul processo di selezione o di verifica a cui saranno sottoposti questi nuovi componenti. In ogni caso non si tratterà della valutazione approfondita a cui è stato sottoposta Chu. La prima riunione del nuovo ACIP, il cui nome non è ancora stato reso noto, è prevista per il 25-27 giugno. Molti dei membri estromessi dall’ACIP, sconvolti per i licenziamenti inaspettati, si stanno rifiutando di rispondere su richiesta delle rispettive istituzioni accademiche in quanto temono ritorsioni da parte dell’amministrazione Trump. Ma Chu ha accettato di parlare dei suoi timori per il futuro della politica vaccinale, della prospettiva di una nazione con un approccio frammentato alla vaccinazione e, a suo avviso, della reputazione compromessa di un Comitato che è stato considerato il punto di riferimento globale per lo studio di nuovi vaccini e le relative raccomandazioni di utilizzo.
Preoccupazioni sulla mancanza di trasparenza nel processo di selezione dei nuovi membri del comitato e sulla possibilità che la politica vaccinale sia influenzata da opinioni personali e non da evidenze scientifiche. Una preoccupazione profonda espressa per la reputazione del Comitato e la sua capacità di fornire raccomandazioni affidabili. La prima riunione del nuovo comitato è prevista per il 25-27 giugno. Non sono ancora stati resi pubblici i nomi dei nuovi membri del Comitato, né è stato fornito informazioni sul processo di selezione o di verifica a cui saranno sottoposti.