Intervista a Giovanni Cirilli, Segretario FIMMG Regione Lazio
Il dolore cronico lieve e moderato colpisce circa 13 milioni di persone in Italia, influenzando pesantemente la qualità della vita dei pazienti e causando disabilità, isolamento sociale e lavorativo, oltre a elevati costi economici, stimati in 36,4 miliardi di euro, di cui 25,2 miliardi in costi indiretti. Nel Lazio, basandosi sui numeri di prevalenza nazionale, i cittadini affetti sono circa 1,5 milioni. Una realtà preoccupante è data dal fatto che stime recenti indicano una forte inappropriatezza nelle cure farmacologiche e incertezza nei percorsi di cura. Questo quadro è emerso durante l’evento “Appropriatezza prescrittiva e corretta informazione: fattori chiave nella gestione del dolore cronico – Regione Lazio” organizzato da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Angelini Pharma.
Giovanni Cirilli, Segretario FIMMG Regione Lazio, ha dichiarato: “L’inappropriatezza della prescrizione è legata a diversi fattori, tra cui il fatto che molti pazienti si automedicano per il dolore e arrivano allo studio del medico di medicina generale solo dopo aver tentato diverse soluzioni per conto proprio. Inoltre, culturalmente in Italia la prescrizione di farmaci a base di oppioidi è malvista, rendendo necessaria una formazione continua e costante per garantire una buona performance da parte dei medici di medicina generale. Dal 2010, la legge ha posto il medico di medicina generale al centro della rete territoriale del dolore, affidandogli il compito di trattare i pazienti che possono essere curati sul territorio prima di essere inviati ai centri specialistici, riservando questi ultimi solo ai casi più complessi. Il ruolo del medico di medicina generale è quindi fondamentale, dato che il dolore cronico colpisce circa il 20% delle persone adulte, con punte del 26%. Questi pazienti trovano nel medico di famiglia il loro principale riferimento, non solo per la gestione del dolore, ma anche per una corretta informazione. Uno dei principali problemi che affrontiamo – prosegue Cirilli – è l’abuso dell’automedicazione, con l’assunzione di farmaci potenzialmente pericolosi senza consultare un medico. È compito del medico riportare l’uso dei farmaci entro un discorso di correttezza e appropriatezza. La corretta informazione è fondamentale: viviamo in un’epoca in cui pensiamo di poter fare tutto da soli, magari consultando internet o sfogliando una rivista. I farmaci per il dolore sono strumenti preziosi ma anche potenzialmente pericolosi, quindi l’informazione deve far capire ai cittadini che non possono fare tutto da soli e che, in presenza di sintomi persistenti, devono consultare il medico”.
Quanto alla telemedicina, prosegue Cirilli “è una modalità in crescita e deve svilupparsi ulteriormente, poiché consente ai medici di medicina generale di ottenere pareri da esperti anche da remoto e ai pazienti di consultare i propri medici, senza dover necessariamente recarsi in studio. Questi strumenti devono essere integrati nelle aggregazioni funzionali territoriali di medici di medicina generale, con uno o due medici competenti nel trattamento del dolore che possano supportare e guidare gli altri membri del gruppo per una gestione sempre più appropriata del problema del dolore”.
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