Spesso, quando viene annunciata l’approvazione di un nuovo farmaco, l’attenzione dei media e del pubblico si concentra su quel momento di grande attesa e speranza. Tuttavia, dopo qualche mese, il clamore svanisce e ci si disinteressa degli sviluppi, mentre invece sarebbe interessante andare a recensire i risultati effettivi ottenuti, a distanza di tempo, sui pazienti, e sul sistema sanitario. Una indagine quanto mai opportuna, promossa da Roche, si è incaricata di fare luce su quanto ottenuto, in termini di vantaggi, a un anno dall’introduzione di polatuzumab vedotin, un anticorpo farmaco-coniugato che ha portato in dote una innovazione significativa nel trattamento del linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL). Scopriremo insieme, in queste pagine, non solo i benefici clinici ma anche i risparmi economici che ne sono derivati.
Cosa è il linfoma diffuso a grandi cellule B
Il Linfoma Diffuso a Grandi Cellule B (DLBCL) è una forma di linfoma non Hodgkin, rappresenta la variante più comune e tra le più aggressive di questa malattia del tessuto emolinfopoietico, siamo nel campo dell’oncoematologia, malattie del sangue e del sistema linfatico. Si stima che in Italia siano 13mila le nuove diagnosi ogni anno di questo tumore, che può manifestarsi in modo improvviso, come un fulmine a ciel sereno, e che il più delle volte richiede un trattamento immediato e deciso. In molti casi, i pazienti vanno incontro a ricadute o sviluppano resistenze, si scoprono refrattari al trattamento, il che rende fondamentale fornire il migliore approccio possibile, fin dall’inizio.
Polatuzumab: moderna risorsa nella lotta contro il DLBCL
Nel dicembre del 2023, polatuzumab è stato approvato e rimborsato dal Sistema Sanitario Nazionale, segnando una svolta per il trattamento di pazienti adulti con DLBCL non pretrattato e con un punteggio dell’Indice Prognostico Internazionale (IPI) di 3-5. Questo anticorpo, somministrato in associazione con rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone (R-CHP), rappresenta la prima terapia innovativa approvata negli ultimi 20 anni per questa patologia. Polatuzumab vedotin si lega alle cellule tumorali, come quelle che esprimono CD79b, e le neutralizza (mediante un processo di auto-annientamento denominato apoptosi) attraverso la somministrazione di un agente antitumorale, si innesca una interazione specifica su ogni cellula neoplastica, un bersaglio mirato che si ritiene riduca al minimo gli effetti sulle cellule sane.
I risultati del follow-up a cinque anni dello studio Polarix, presentati durante il congresso mondiale di ematologia ASH, hanno dimostrato che polatuzumab riduce il rischio di progressione della malattia del 23% rispetto al trattamento tradizionale R-CHOP. Questo è un passo importante verso una gestione più efficace del DLBCL, aumentando le probabilità di guarigione per i pazienti.
Vantaggi clinici e risparmi economici
Un anno dopo l’approvazione, uno studio condotto da AdRes, Health Economics & Outcome Research, ha analizzato l’impatto dell’introduzione di polatuzumab. I risultati, secondo gli ematologi, sono molto incoraggianti: i pazienti trattati con questa nuova terapia hanno meno probabilità di dover ricorrere a successive linee di trattamento, con un risparmio medio stimato di 12mila euro per paziente nel primo anno. Questo si traduce in un risparmio complessivo di circa 60 milioni di euro per il Sistema Sanitario Nazionale italiano su un orizzonte temporale di tre anni, evitando circa 1.800 trattamenti successivi.
L’approvazione da parte di AIFA di polatuzumab in combinazione con R-CHP è una svolta significativa per i pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B. “Questa terapia, la prima approvata negli ultimi 20 anni – ha scritto Pier Luigi Zinzani, direttore dell’Istituto Seràgnoli di Ematologia, Università di Bologna – rappresenta ormai lo standard di cura per i pazienti di prima linea con IPI 3-5. La sua efficacia superiore ad R-CHOP in termini di sopravvivenza libera da progressione è stata confermata dalla pubblicazione del follow up a 5 anni dello studio registrativo Polarix al recente congresso mondiale di ematologia ASH. La pubblicazione fa ben sperare anche perché la sopravvivenza globale a 5 anni mostra un trend favorevole per i pazienti trattati con Pola-R-CHP”.
I pazienti avviati alla terapia con polatuzumab in prima linea, ad un follow up di 5 anni, ricevono molti meno trattamenti anti-linfoma successivi (-23%). Stiamo parlando di trattamenti sistemici, radioterapici, autotrapianto e CAR-T rispetto ai pazienti trattati con R-CHOP, con un impatto importante anche in termini di qualità di vita. La riduzione di terapie successive alla prima linea ha un impatto positivo in termini di contenimento dei costi associati.
Sostenibilità del Sistema Sanitario
L’approccio basato sul valore complessivo delle tecnologie sanitarie, come evidenziato da Andrea Marcellusi, Presidente dell’ISPOR Italy Chapter Roma, implica investire in soluzioni innovative che apportano benefici concreti sia ai pazienti sia al sistema sanitario. “L’adozione di tecnologie ad alto valore come polatuzumab non solo migliora la qualità di vita dei pazienti ma genera anche risparmi significativi”, ha affermato.
Questo risparmio è cruciale in un contesto in cui la sostenibilità del sistema sanitario è una preoccupazione crescente. La minore probabilità di ricorrere a linee di trattamento successive rappresenta un vantaggio sia per la salute dei pazienti, che possono vivere con maggiore serenità, sia per le casse pubbliche, che possono destinare le risorse risparmiate ad altre necessità sanitarie.
Nuova Era per i pazienti con linfoma
L’orizzonte sta cambiando. Davide Petruzzelli, Presidente della Lampada di Aladino, ha commentato come la ricerca stia portando a un momento “magico” nella cura dei tumori del sangue: “Cronicizzazione e guarigione sono finalmente parole che entrano a far parte del lessico dell’ematologia oncologica”.
Come ribadito in conferenza stampa a Milano, l’introduzione di polatuzumab rappresenta al tempo stesso una opportunità terapeutica per i pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B, e un’importante economia per il Sistema Sanitario Nazionale. Continuare a investire in ricerca e in terapie efficaci è fondamentale per garantire un futuro migliore a tutti i pazienti e per mantenere la sostenibilità del sistema sanitario. C’è ancora tanta strada da fare, ma i progressi sono incoraggianti.