Evento MSD sull’invecchiamento attivo. L’Istat: valorizzare gli over-65 nella nostra società. Immunizzazioni nelle persone fragili, una mossa vincente
L’Italia è tra i Paesi più longevi al mondo, ma la longevità non sempre coincide con una buona qualità della vita. Se l’aspettativa media di vita è di 83,4 anni, quasi un terzo di questo tempo viene vissuto in condizioni di salute precarie. Un dato che impone una riflessione profonda sul significato dell’invecchiamento e sulle politiche necessarie per affrontarlo. L’invecchiamento della popolazione non è solo una questione demografica, ma una sfida sistemica che coinvolge sanità, previdenza, lavoro e coesione sociale. E in questo scenario, la prevenzione emerge come l’unico strumento capace di trasformare la longevità in un valore sostenibile.
Durante l’evento “Investing for Healthy Ageing”, promosso da MSD e tenutosi a Roma, è stato tracciato un quadro impietoso: oggi come oggi il 24,7% della popolazione italiana ha più di 65 anni, e si stima che nel 2050 gli ultra-sessantacinquenni rappresenteranno il 34,6% del totale. Parallelamente, il calo delle nascite sta generando uno squilibrio crescente tra popolazione attiva e pensionati, con ripercussioni dirette sul welfare, sistema pensionistico e sanitario. A fronte di una vita più lunga, infatti, si osserva una riduzione significativa della salute e dell’autonomia: 6,4 milioni di over-65 hanno difficoltà nella cura personale o nelle attività domestiche, e ben 3,8 milioni presentano una riduzione dell’autonomia.
“I dati dell’occupazione vedono impegnati lavoratori sempre più anziani, con meno giovani attivi, e un carico crescente su welfare e sistemi sanitari”, ha osservato Roberta Crialesi, dirigente del Servizio Sistema integrato Salute, assistenza e previdenza dell’Istat. “Diventa prioritario adottare politiche strutturate che trasformino l’invecchiamento in un elemento di forza, valorizzando il contributo degli anziani alla società”.
In questo contesto, preservare la salute il più a lungo possibile non è solo un obiettivo individuale, ma una necessità collettiva. “Non basta vivere a lungo, bisogna vivere bene”, ha sottolineato Michele Conversano, presidente di Happy Ageing. “Per invertire il trend servono azioni concrete e una strategia di longevità sana che parta ben prima della vecchiaia. La prevenzione deve diventare centrale nelle politiche sanitarie, con investimenti mirati, continui e strutturati. In particolare, è urgente dare priorità alla vaccinazione dell’adulto e dell’anziano”. La prevenzione deve diventare centrale nelle politiche sanitarie, con investimenti mirati, continui e strutturati. In particolare, è urgente dare priorità alla vaccinazione dell’adulto e dell’anziano, ancora troppo trascurata nell’agenda politica”. Lo confermano le basse coperture vaccinali nella popolazione adulta e anziana. A fronte di un obiettivo minimo del 75% per la vaccinazione antinfluenzale, per esempio, i dati aggiornati ad agosto 2025 mostrano una copertura ferma al 52,5% (nella popolazione anziana) e del 19,6% nella popolazione generale. Esemplare, poi, il caso del vaccino anti-pneumococcico, per cui non esistono informazioni sulle coperture vaccinali nella popolazione nazionale adulta, sebbene i dati raccolti da alcune Regioni mostrano che sia molto bassa.
“Le patologie causate da pneumococco rappresentano una significativa minaccia per la salute pubblica, soprattutto nella popolazione adulta e anziana, dove il rischio di complicanze gravi è elevato”, ha commentato l’igienista Giancarlo Icardi, professore ordinario all’Università di Genova. Nuovi vaccini garantiscono una protezione più ampia e specifica verso i ceppi emergenti nella popolazione anziana. “È essenziale garantire quanto prima l’accesso a queste soluzioni innovative”, conclude Icardi.
Il tema delle risorse è cruciale. Attualmente, solo il 5% del fondo sanitario nazionale è destinato alla prevenzione, e sebbene si parli di un possibile incremento dello 0,5% nella prossima legge di bilancio, siamo ancora lontani dalla media europea del 7%. A pesare non è solo la disponibilità economica, contano anche i vincoli di bilancio che limitano la capacità di pianificazione a lungo termine.
“L’attuale quadro di governance economica europea offre nuove opportunità per aumentare gli investimenti nella prevenzione sanitaria, sfruttando margini di flessibilità prima non disponibili”, ha spiegato Massimo Bordignon, ordinario di Scienza delle Finanze, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. “I dati mostrano chiaramente come l’immunizzazione rappresenti un investimento strategico: non solo migliora la produttività grazie a una popolazione più sana e attiva, ma riduce anche le spese future, diminuendo il fabbisogno complessivo di cure e assistenza sanitaria”, ha concluso.
Nicoletta Luppi, presidente e amministratrice delegata di MSD Italia, ha lanciato una proposta concreta: “Dobbiamo chiedere con determinazione che la prevenzione, a cominciare dall’immunizzazione e dagli screening, sia scorporata dal calcolo della spesa corrente per raggiungere l’obiettivo del 3% sul Pil, come giustamente perseguito dal nostro ministro dell’Economia, per raggiungere già dal 2026 il target richiesto dall’Europa”. Secondo Luppi, solo riconoscendo la prevenzione come investimento sarà possibile “contribuire a un invecchiamento in salute garantendo sostenibilità al sistema Paese”.
L’Italia deve uscire dal loop: continuare a gestire l’invecchiamento come un’emergenza o trasformarlo in una risorsa? La risposta, secondo esperti e aziende, passa da una nuova visione della medicina, capace di anticipare i bisogni, e prevenire le fragilità. Perché vivere a lungo, oggi più che mai, deve significare vivere meglio.
Prevenzione come investimento
Alparone (Conferenza delle Regioni) rilancia la programmazione centrata sui bisogni: vaccinazioni screening e una nuova logica di finanziamento per garantire sostenibilità ed efficacia
“La prevenzione non è un costo, ma un investimento”. È questo il messaggio lanciato da Marco Alparone, coordinatore della Commissione Affari Finanziari della Conferenza delle Regioni, intervenuto a Roma durante l’evento “Investing for Healthy Ageing”, promosso da MSD. In un sistema sanitario sempre più sotto pressione, Alparone propone un cambio di paradigma: capovolgere il rapporto tra bisogni di salute e allocazione delle risorse, per costruire una programmazione sanitaria più equa, efficace e sostenibile.
“Abbiamo bisogno di liberare lacci e lacciuoli e per farlo dobbiamo partire prima di tutto nel pensare che la spesa legata a vaccinazione e screening è un pilastro strutturale della programmazione sanitaria”, ha dichiarato Alparone, sottolineando l’urgenza di riconoscere la prevenzione come elemento fondante delle politiche sanitarie. In un contesto in cui l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie croniche impongono scelte strategiche, investire in prevenzione significa agire sulle cause, ridurre i costi futuri e migliorare la qualità della vita.





