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Dengue: un caso a Como, scattano le misure di prevenzione

Nuovo caso di Dengue in Italia, in particolare a Como, dove torna l’allarme e le autorità sanitarie mettono in atto misure di prevenzione per evitare la diffusione del virus. I casi di Dengue registrati in Italia nel 2024 sono stati 693 confermati dell’Iss di cui 213 autoctoni e 480 importati. A questi vanno aggiunti sette casi di Zika Virus, 15 di Chikungunya, cinquanta di infezione neuro-invasiva-Tbe e novanta casi confermati di Toscana Virus. È proprio nei mesi di maggio-giugno che le amministrazioni delle città dovrebbero far partire le disinfestazione in vista dell’estate.
Le autorità sanitarie raccomandano di evitare l’accumulo di acqua stagnante per prevenire la diffusione delle larve di alcuni tipi di zanzare, insetti vettori di questa patologie e di pulire regolarmente i cortili e i giardini oltre che trattare i tombini e le aree con acqua stagnante con prodotti larvicidi. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) è intanto impegnato a fornire alla popolazione informazioni sui sintomi e sulla diagnosi della Dengue, che può essere asintomatica o manifestarsi con sintomi lievi o anche gravi.
Attualmente sono due i vaccini disponibili ma non esiste un trattamento antivirale specifico per la Dengue. Walter Ricciardi, docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma afferma che la Dengue potrebbe diventare endemica in Italia a causa del cambiamento climatico così come altre malattie virali emergenti come la West Nile.
Ma procediamo con ordine, l’ultimo caso di Dngue è stato registrato a Capiago Intimiano in provincia di Como. Un caso di febbre gialla scattato l’allarme dopo che un residente di ritorno da un viaggio all’estero ha accusato i malori tipici della malattia ed è stato ricoverato in sorveglianza sanitaria all’ospedale Sant’Anna.
In via precauzionale, e in collaborazione con l’Ats territoriale, il Comune ha avviato un trattamento straordinario per l’eliminazione di eventuali zanzare tigre, potenziali vettori della malattia. Fino a lunedì 5 maggio 2025 l’invito per i residenti è di tenere le finestre chiuse, gli animali domestici in casa e di astenersi dal consumare i prodotti del proprio orto. A Fano, che nel 2024 c’è stato un vero e proprio focolaio di casi Dengue di maggiori dimensioni con oltre 130 casi. Come è noto gli insetti vettori sono la zanzara tigre (Aedes albopictus) e la zanzara comune (Culex pipiens). Particolare attenzione – si legge nel documento – è richiesta anche nei cimiteri, nei vivai, nei cantieri e nello svolgimento di peculiari attività nelle quali l’accumulo d’acqua può essere frequente e difficilmente gestibile.
Ma quali sono i segni dell’insorgenza della malattia? “Sebbene in alcuni casi determina delle conseguenze cliniche molto gravi – spiega Roberto Parrella presidente della Simit, Società scientifica italiana di Malattie infettive e tropicali e direttore UOC Malattie Infettive ad indirizzo respiratorio, Ospedali dei Colli, “Monaldi-Cotugno-Cto” di Napoli – l’infezione da Dengue può presentarsi anche in in forma asintomatica o con sintomi lievi o sfumati molto poco specifici in particolare una febbre accompagnata da stanchezza, dolori muscolari e articolari, mal di testa senso di fastidio attorno agli occhi e dietro agli occhi, talvolta nausea e vomito e irritazioni della pelle che potrebbero mimare una infezione virale non meglio specificata. E’ per questo che solo da esami di laboratorio è possibile risalire alla causa di questi sintomi e al collegamento con il virus della Dengue. Esami che si basano sulla ricerca e isolamento del virus nel siero e nelle mucose e su test molecolari e antigenici e sierologici e con la evidenza di anticorpi specifici in campioni di sangue. La dengue è causata da quattro virus molto simili (Den-1, Den-2, Den-3 e Den-4) ed è trasmessa agli esseri umani dalle punture di zanzare che hanno, a loro volta, punto una persona infetta. Non si ha quindi contagio diretto tra esseri umani, anche se l’uomo è il principale ospite del virus. La misura preventiva più efficace contro la Dengue consiste nell’evitare di entrare in contatto con le zanzare vettore del virus”. Il test va effettuato in caso di sintomi sospetti e se si è di ritorno da un viaggio in un paese in cui il virus è endemico oppure se si vive o si è stati in una zona in cui si sono registrati uno o più casi e ci sono i sintomi a indurre un sospetto diagnostico. In questi casi sono dipartimenti di prevenzione ad effettuare i tracciamenti e i test nei contatti stretti di un caso conclamato nel corso delle indagini epidemiologiche e anche in soggetti che non presentano sintomi. Il periodo di incubazione dell’infezione varia dai 3 ai 14 giorni (in media 4-7 giorni e in più della metà delle infezioni decorre con sintomi lievi moderati in cui è saliente la febbre. Le forme più gravi hanno un’incidenza del 5% dei casi più gravi e il tasso di mortalità è inferiore all’1% per cui a rendere pericoloso un eventuale focolaio è il numero dei casi. Sebbene sia tra le malattie infettive più diffusa attualmente non esiste una terapia antivirale specifica autorizzata. La cura pertanto è sintomatica tesa ad alleviare i sintomi in attesa che l’organismo colpito produca una risposta immunitaria naturale e umorale efficace e duratura. Per chi dovesse intraprendere un viaggio in luoghi esotici o di endemia dell’infezione sono disponibili due vaccini tetravalenti con virus vivi attenuati, (Dengvaxia e Qdenga) ma solo quest’ultimo è commercializzato in Italia. L’Iss pubblica sui suoi canali web dettagliate informazioni.
A dover tenere alta la guardia sulla diffusione delle zanzare sono invece le autorità sanitarie locali soprattutto con l’arrivo dei primi caldi e il clima caldo umido che caratterizza tutto il periodo pre estivo alle nostre latitudini. Condizioni ideali per lo sviluppo delle zanzare vettori di malattie una volta “esotiche” che oggi sono diventate ormai di casa anche in Italia. «Abbiamo ormai esperienza – continua Ricciardi – di diffusione alle nostre latitudini di patologie che una volta venivano chiamate malattie tropicali. Noi italiani siamo tra quelli più a rischio, perché abbiamo una latitudine in cui il calore si manifesta, come stiamo vedendo in questi giorni, presto rispetto alla stagione. Ma nessuno è immune, neanche i Paesi del Nord».
Maggio e giugno sono i mesi più adatti per le campagne di prevenzione contro la zanzare tigre, attraverso insetticidi biologici o meno a seconda della situazione per eliminare le uova prima che si schiudano ed evitare così la proliferazione delle zanzare che possono diventare vettori di infezioni come appunto la Dengue, nota anche come la febbre spaccaossa. Fondamentale evitare le piccole raccolte d’acqua nei sottovasi di piante in giardini e terrazzi privati, tenere pulite le aree verdi, mettere i larvicidi nelle caditoie private e di non accumulare acqua neppure nei sottovasi».
L’Aedes aegypti è considerato il vettore principale della Dengue, ma anche Aedes albopictus (la cosiddetta zanzara tigre), sebbene meno competente, è in grado di trasmettere l’infezione. A differenza della zanzara comune culex pipiens che si sviluppa anche in acque molto inquinate, la zanzare tigre preferisce piccole raccolte d’acqua pulita, come appunto i nostri sottovasi, dove le loro uova resistono anche quando l’acqua si prosciuga a causa del caldo. Se si ribagna la pianta e si accumula acqua nel sottovaso ecco che le larve tornano a svilupparsi e nascono le zanzare.

Negli ultimi decenni, la presenza pervasiva di insetti vettori, in particolare le zanzare del genere Culex ed Aedes, insieme al cambiamento climatico che prolunga la loro vita e attività ben oltre la tradizionale stagione estiva, costituiscono un problema di sanità pubblica emergente. Attualmente, in molte regioni risultano in aumento le segnalazioni di casi di ospedalizzazioni per positività anche verso il virus della West Nile Disease (febbre del Nilo occidentale). In Campania a seguito di tale incremento, l’Istituto Zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno (IZSM) sta fornendo supporto ai servizi di prevenzione delle Asl (a cui compete catturare i vettori con apposite trappole) ed alla rete ospedaliera, ha attuato la sorveglianza del vettore sul territorio nonché l’esecuzione di metodiche di laboratorio per il tracciamento della diffusione del virus. Questo approccio integrato è previsto dal Piano nazionale arbovirosi (PNA) e punta ad individuare la modalità di trasmissione della malattia secondo la missione One Health.
Il 2024, in Campania, è stato un anno caratterizzato da numerosi focolai in ambito sia veterinario che umano della West Nile. Un primo campanello di allarme che ha anticipato la successiva stagione, risale addirittura al mese di novembre 2023 in un esemplare selvatico (poiana), per il quale non ci si aspettava una positività al di fuori dalla stagione in cui circolano i vettori. Ulteriori focolai sono stati riscontrati in specie di equidi, selvatici ed animali sentinella per un totale di circa 24 positività e 2 rilievi su pool di zanzare correlate ai casi positivi.
In ambito umano il bollettino nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità al notifica circa 500 casi umani sul territorio nazionale nel 2024.
Una certificazione senza dubbio sottostimata delle positività in virtù della mancata notifica di molti ospedali e soprattutto dei casi non ospedalizzati. Come per la Dengue la maggior parte delle persone infette dal virus del West Nile (circa l’80%) non sviluppa sintomi, mentre circa il 20% manifesta forme lievi come febbre, mal di testa e dolori muscolari. Solo una piccola frazione, circa l’1%, sviluppa complicazioni gravi come encefalite, meningite o paralisi, condizioni che sono considerate neuro invasive (fonte dati: Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

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