Negli ultimi anni la ricerca medica ha aperto prospettive promettenti nella cura delle malattie neurologiche. Una crescente attenzione è rivolta al metabolismo del folato e alle sue implicazioni sul funzionamento del cervello, soprattutto in relazione ai disturbi cognitivi e neurodegenerativi.
“Un filone di studio sempre più approfondito – avverte Corrado Perricone ricercatore, ematologo già componente del Consiglio superiore di Sanità – riguarda la possibile correlazione tra autismo e polimorfismo MTHFR (Metilentedraidrofolato Reduttasi), in particolare nella forma omozigote. In presenza di questa variante genetica, il deficit di folati può compromettere la produzione di sostanze fondamentali come dopamina, serotonina, epinefrina, ossido nitrico e melatonina, indispensabili per il corretto equilibrio neurologico”.
Il gene MTHFR (Metilenedetraidrofolato Reduttasi) codifica infatti per un enzima importante per il metabolismo dell’omocisteina e della metionina. “L’omocisteina – continua Perricone – è un aminoacido che, se presente in eccesso nel sangue, può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari e altre condizioni di rischio. L’enzima MTHFR è responsabile della conversione dell’omocisteina in metionina, un processo che richiede appunto la presenza di folato (vitamina B9) e vitamina B12. Le mutazioni nel gene MTHFR possono portare a una riduzione dell’attività dell’enzima, causando un aumento dei livelli di omocisteina nel sangue. Ciò può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari (infarto, ictus, ecc.), trombosi, aborto spontaneo, difetti congeniti (come la spina bifida), depressione e altri disturbi psichiatrici”.
Le mutazioni più comuni del gene MTHFR sono: C677T: sostituzione di una citosina con una timina al nucleotide 677, A1298C sostituzione di un’adenina con una citosina al nucleotide 1298. Il test genetico per le mutazioni del gene MTHFR può essere utile per identificare le persone a rischio di sviluppare queste condizioni e per guidare la terapia con folato e altre vitamine (genotipo CC o AA: normale, genotipo CT o AC eterozigote, rischio moderato, genotipo TT o CC: omozigote (rischio elevato).
“Da un punto di vista dei risvolti di questa condizione patologica – aggiunge il nostro esperto – è importante distinguere tra neurotrasmettitori e neurormoni. I primi agiscono sulle cellule vicine, trasmettendo messaggi chimici rapidi e di breve durata; i secondi, invece, viaggiano nel sangue e raggiungono cellule bersaglio in tutto l’organismo, esercitando un effetto più lento ma duraturo. Tra le nuove possibilità terapeutiche c’è una forma attiva di acido folico emerge la (Leucovorin) in grado di attraversare la barriera ematoencefalica. Questa caratteristica consente di ripristinare e mantenere costanti i livelli di folato nel cervello, migliorando la funzionalità neuronale e la memoria”.
Fari puntati anche sulla vitamina B12 che rappresenta un secondo tassello fondamentale. Quando il cervello fatica a sintetizzarla (può dipendere anche dalla presenza di una gastrite cronica che altera la mucosa dell’antro gastrico, unico luogo in cui viene sintetizzato il cosiddetto Fattore intrinseco” necessario all’assorbimento della Cianocobalamina o vitamina B 12),
si crea un deficit significativo. “L’uso della forma metilata della vitamina B12 – continua Perricone – più biodisponibile e attiva, si è dimostrato più efficace delle formulazioni orali tradizionali, agendo direttamente a livello cerebrale. L’associazione dunque tra Leucovorin e vitamina B12 metilata apre nuove prospettive anche nel trattamento di malattie come Parkinson e Alzheimer, nonché nei disturbi cognitivi lievi e nei deficit di memoria”.
Un importante studio osservazionale condotto dalla Icahn School of Medicine at Mount Sinai e pubblicato sulla rivista Evidence Based Mental Health (gruppo British Medical Journal) ha analizzato i dati di oltre 27 mila individui tra i 60 e i 75 anni, monitorati dal 2013 al 2017. È emerso che il 13% dei partecipanti presentava carenza di folati (sotto i 4,4 ng/ml): in questi soggetti il rischio di demenza risultava superiore del 68%, mentre la mortalità per tutte le cause aumentava del 300% rispetto ai soggetti con livelli normali di vitamina B9.
Sulla base di tali evidenze, la Fondazione Mediterraneo, di cui è responsabile scientifico èil professor Perricone, propone di valutare l’impiego congiunto di Leucovorin e vitamina B12 metilata in tutte le principali patologie neurologiche.
La Fondazione auspica inoltre che il farmaco venga reso disponibile in Italia e coperto dal Servizio sanitario nazionale. “La ricerca sul metabolismo del folato – conclude Perricone – rappresenta oggi una delle nuove frontiere della neurologia moderna. Un approccio che integra genetica, nutrizione e medicina personalizzata, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei pazienti e aprire la strada a trattamenti più mirati e fisiologici”.





