Contenuti esclusivi

Marco Sonnini: “La parola d’ordine sul diabete è prevenzione”

Il presidente della Federazione Toscana Diabete: “Facciamo controlli tutto...

In Campania 900 milioni di euro l’anno è l’onere economico per i pazienti con BPCO.

Riuniti a Ischia, gli esperti avvertono: l’autonomia differenziata potrebbe...

Disturbi alimentari, migliora la presa in carico. 132 centri di cura in Italia

Forti differenze territoriali: quasi la metà si trova al...

MASCHERINE PROTETTIVE PER TUTTI: SI O NO?

Una domanda che molti si fanno in questi giorni è mascherine protettive per tutti si o no? La pandemia Covid-19 sta cambiando la vita delle persone. Basta osservare le immagini che provengono da tutti i paesi del mondo e che stanno unificando razze e popoli: l’immagine da ogni continente di persone che vivono oramai indossando le mascherine protettive ovunque sta diventando cosa più che normale.

Ma tra le strategie di diffusione dell’epidemia che ruolo hanno realmente le mascherine protettive? E quali si dovrebbero usare? Ci sono esperienze diverse che possono essere messe a confronto? Quali sono i modelli da usare per ottenere dei risultati? Due studi importanti sull’argomento ci danno utili indicazioni. La prima domanda si potrebbe esaurire con questa risposta: i principali focolai di infezione partono attraverso i primi giorni di infezione quando i pazienti sono asintomatici o hanno sintomi lievi. In questa fase R0 (che indica quante persone possono essere contagiate da 1 sola persona) è elevato. Se la diffusione avviene per via aerea attraverso le famose micro-gocce dette droplet che contengono particelle virali, indossando l’intera popolazione una mascherina in grado di contenere il 100% delle particelle non ci sarebbe diffusione del virus, ma anche con bassi tassi di aderenza della popolazione si otterrebbe una minima diffusione della malattia. Se le mascherine sono meno efficaci, bloccando una percentuale inferiore di particelle virali, la malattia potrebbe essere contenuta se la mascherina venisse indossata dalla maggior parte della popolazione, idealmente da tutti, mentre un basso tasso di aderenza potrebbe fare poco.  Le risposte alle altre domande si potrebbero chiudere rapidamente così: la migliore protezione è offerta dalla mascherina FFP2/FFP3 monouso. Tuttavia anche mascherine rpotettive in tessuto indossate da un soggetto infetto sono molto efficaci per proteggere le persone che gli si avvicinano secondo il fenomeno chiamato del “controllo alla sorgente”. Quindi mascherine protettive si o no per la popolazione? Se un soggetto COVID-19 positivo tossisce vicino ad una persona che si trova a distanza di 20 cm (situazione normale in epoca pre-covid), indossare una mascherina di cotone riduce di 36 volte la quantità di virus trasmessa, ed è addirittura più efficace della mascherina chirurgica: ovvero si trasmette solo un trentaseiesimo della quantità di virus, diminuendo la carica virale e di conseguenza la probabilità del contagio. Tenendo conto delle difficoltà di approvvigionamento di cui tutti si sono lamentati in tutto il mondo, il fai da te è quindi comunque utile: si possono preparare mascherine protettive in casa con tessuti di una maglietta, di un fazzoletto o indossare anche solo una sciarpa per coprire naso e bocca. Per poter poi riciclare la stessa è molto utile inserire un tovagliolo di carta o un foglio di carta assorbente come filtro usa e getta, tra due strati di un tessuto a maglie strette che permetta di respirare. Ovviamente per essere riutilizzate oltre al cambio della carta occorre sanificarle ogni volta con appositi prodotti e sempre per quella in stoffa lavarla di tanto in tanto in lavatrice in lavatrice come un altro indumento. Occorre quindi informare bene i cittadini creando una consapevolezza della sua grande utilità in queste circostanze ed implementarne l’aderenza all’utilizzo.

Le prove della sua efficacia si possono ricondurre ad esempi pratici: In Corea del Sud e in Italia nelle prime settimane, ad esempio, il virus si è diffuso rapidamente nella popola­zione in maniera sovrapponibile. Ma nel mese successivo a questo la situazione è drasticamente cambiata in Corea del Sud dove il governo ha fornito subito e regolarmente mascherine protettive a tutti i cittadini, mentre in Italia il numero dei casi è aumentato vertiginosamente e le mascherine non si trovavano. Ovviamente questo non è dovuto esclusivamente all’utilizzo massiccio delle mascherine, ma anche ad altre strategie messe in atto come la tracciatura e l’isolamento rapido degli infetti, il distanziamento sociale.

Un altro es° interessante citato nell’articolo viene dal confronto tra Austria e Repubblica Ceca che, hanno introdotto dalla stessa data forme di distanziamento sociale. La Repubblica Ceca però ha aggiunto l’obbligo di utilizzo delle mascherine su tutta la popolazione e questo ha determinato una curva del contagio che in un tempo relativamente breve si è abbassata a differenza dell’Austria dove questo non è avvenuto, tanto che poco dopo anche questo paese ne ha inserito l’obbligo. Sono state fatte anche analisi economiche di costo beneficio che hanno dimostrato che per ogni singola mascherina indossata da una persona i benefici economici potrebbero ammontare a migliaia di dollari oltre che, cosa ben più importante salvare molte vite. Quindi alla domanda posta dagli autori di uno dei 2 studi:  la scienza dice si!

Possiamo dire che questa nuova prassi di indossare la mascherina a cui siamo stati costretti dalla pandemia, potrebbe lasciare in ogni cittadino una maggiore consapevolezza e responsabilità sull’ importanza delle norme igenico-sanitarie molto spesso trascurate anche in presenza di altre malattie infettive, finora da molti misconosciute o comunque non rispettate.

*1.Gandhi M, Yokoe DS, Havlir DV. Asymptomatic Transmission, the Achilles’ Heel of Current Strategies to Control Covid-19. N Engl J Med April 24, 2020. DOI: 10.1056/NEJMe2009758

*2.Greenhalgh T, Howard J. Masks for all? The science says yes. 13 Apr 2020. Disponibile a: www.fast.ai/2020/04/13/masks-summary.

Seguici!

Ultimi articoli

Marco Sonnini: “La parola d’ordine sul diabete è prevenzione”

Il presidente della Federazione Toscana Diabete: “Facciamo controlli tutto...

In Campania 900 milioni di euro l’anno è l’onere economico per i pazienti con BPCO.

Riuniti a Ischia, gli esperti avvertono: l’autonomia differenziata potrebbe...

Disturbi alimentari, migliora la presa in carico. 132 centri di cura in Italia

Forti differenze territoriali: quasi la metà si trova al...

Newsletter

Registrati e ottieni le nostre rassegne stampa in esclusiva!

spot_img

Da non perdere

Marco Sonnini: “La parola d’ordine sul diabete è prevenzione”

Il presidente della Federazione Toscana Diabete: “Facciamo controlli tutto...

In Campania 900 milioni di euro l’anno è l’onere economico per i pazienti con BPCO.

Riuniti a Ischia, gli esperti avvertono: l’autonomia differenziata potrebbe...

Disturbi alimentari, migliora la presa in carico. 132 centri di cura in Italia

Forti differenze territoriali: quasi la metà si trova al...

Fegato grasso sempre più diffuso, complice il sovrappeso e la sedentarietà

Allarme degli epatologi ospedalieri: la steatosi epatica affligge il...
spot_imgspot_img

Marco Sonnini: “La parola d’ordine sul diabete è prevenzione”

Il presidente della Federazione Toscana Diabete: “Facciamo controlli tutto l’anno, in tutta la Regione” Marco Sonnini, presidente della Federazione Toscana Diabete, e membro del direttivo...

In Campania 900 milioni di euro l’anno è l’onere economico per i pazienti con BPCO.

Riuniti a Ischia, gli esperti avvertono: l’autonomia differenziata potrebbe compromettere la possibilità di cure ottimali nelle regioni del Sud «L’autonomia differenziata potrebbe mettere a rischio...

Disturbi alimentari, migliora la presa in carico. 132 centri di cura in Italia

Forti differenze territoriali: quasi la metà si trova al Nord; Emilia Romagna la Regione con più servizi. Online la mappa dei centri Cresce l’attenzione ai...