Sorpresa di fine anno, il Tar del Lazio ha sospeso il decreto del Ministero della Salute che stabiliva le nuove tariffe per le prestazioni e le cure erogate dal Servizio Sanitario Nazionale, con gli importi da riconoscere agli istituti clinici accreditati, mentre per l’utenza tali prestazioni sono gratis o fruibili con il pagamento di un ticket. Questo provvedimento, emanato lo scorso novembre e previsto per entrare in vigore proprio a fine anno, avrebbe segnato una svolta, introducendo i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (Lea).
Il decreto sospeso, infatti, avrebbe aggiornato le tariffe delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica, ferme rispettivamente al 1996 e al 1999. Occorreva a questo punto adeguare le tariffe alle mutate condizioni economiche e alle necessità operative delle strutture sanitarie accreditate. Tuttavia, il Tribunale amministrativo ha accolto il ricorso collettivo presentato da centinaia di strutture sanitarie accreditate e laboratori, insieme alle principali associazioni di categoria, evidenziando una serie di criticità che hanno portato a questo inatteso stop.
Gli avvocati Giuseppe Barone e Antonella Blasi, patrocinatori dei ricorrenti, hanno sottolineato come il decreto violi “i principi costituzionali di efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione”. Le tariffe stabilite, infatti, non avrebbero tenuto conto dell’incremento dei costi e delle difficoltà operative derivanti dalla pandemia e dalla crisi economica globale. Questo aspetto rappresenta una tallone d’Achille, considerando che le strutture sanitarie accreditate si trovano a dover far fronte a spese sempre più elevate per garantire servizi di qualità.
Secondo il giudice amministrativo l’istruttoria che ha portato all’approvazione delle nuove tariffe appare “incompleta e lacunosa”, evidenziando l’assenza di una rappresentazione adeguata dei costi reali e delle esigenze delle strutture sanitarie. Inoltre, la decisione di adottare il decreto solo dopo oltre vent’anni dai precedenti nomenclatori ha sollevato interrogativi sull’urgenza di tale provvedimento, portando alla fissazione di un’udienza per il 28 gennaio 2024, quando si discuterà collegialmente il ricorso.
Ma quali sono le conseguenze di questa sospensione per i cittadini? Con la doccia fredda, la mancata attuazione dei nuovi Lea, tantissime prestazioni attese rimangono a metà del guado. Tra queste, si contano servizi fondamentali come la procreazione medicalmente assistita (Pma), la consulenza genetica, l’adroterapia, l’enteroscopia con microcamera ingeribile e la radioterapia stereotassica. In aggiunta, i nuovi apparecchi acustici a tecnologia digitale, le attrezzature domotiche e i sensori di comando, così come gli arti artificiali a tecnologia avanzata e i sistemi di riconoscimento vocale, restano in attesa di un’implementazione che sembra allontanarsi ulteriormente.
La questione si fa ancor più critica se consideriamo che il sistema sanitario italiano, già segnato da anni di tagli e riforme, si trova ora a fronteggiare un ulteriore rallentamento nell’accesso alle cure. Gli utenti, già in difficoltà per le lunghe liste d’attesa e la carenza di personale, si trovano ora a dover affrontare un futuro incerto, in cui le nuove tecnologie e cure che avrebbero potuto migliorare la qualità della vita sono ancora lontane.
La sospensione del decreto del Ministero della Salute è un chiaro segnale di quanto sia difficile far quadrare i conti. Le strutture sanitarie accreditate stanno affrontando costi di produzione crescenti. La speranza è che, in occasione dell’udienza del 28 gennaio, il Tar possa trovare un equilibrio tra le esigenze delle imprese del settore salute e le aspettative della gente, che invoca cure di qualità.
L’aggiornamento riguarda in totale oltre 3mila prestazioni di specialistica ambulatoriale e di assistenza protesica, e l’impatto complessivo risulta pari a 502,3 milioni di euro per la specialistica ambulatoriale e a 47,6 milioni per la protesica. Molto attese anche le novità per la Procreazione medicalmente assistita, rispetto alla quale vengono adottate le tariffe che comprendono la remunerazione di tutti i cicli del percorso delle coppie assistite, tenendo anche in considerazione l’inclusione del reperimento dei gameti e il relativo monitoraggio. Prevista anche la diagnosi e monitoraggio della celiachia e gli screening neonatali per alcune patologie. Il nuovo nomenclatore tariffario, inoltre, amplia l’elenco delle protesi per arti superiori e inferiori, fornendo una copertura completa per numerosi dispositivi prima non inclusi. Con la pronuncia del Tar, si profila però ora un quadro di incertezza: per i cittadini ma anche per le Regioni, chiamate ad adeguare i loro sistemi informatici includendo le nuove prestazioni e tariffe.