La rinoplastica è uno degli interventi estetici più diffusi e, negli ultimi anni, ci sono state migliorie tecniche importanti, fino ad arrivare alla rinoplastica 2.0.
Una volta c’era la tendenza a fare nasi innaturali e tutti uguali, con dorso insellato e punta all’insù. Adesso nessuno vuole più questo, a partire dai pazienti stessi che desiderano migliorare l’estetica del loro naso in accordo con la fisionomia e gli equilibri del loro viso, senza più sembrare sfacciatamente “rifatti”.La rinoplastica è uno degli interventi estetici più diffusi e, negli ultimi anni, ci sono state migliorie tecniche importanti, fino ad arrivare alla rinoplastica 2.0. “E per fortuna”, chiosa il dottor Tito Marianetti, chirurgo maxillo facciale e docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma al Master di Chirurgia nasale. “Per fortuna che i nasi alla francese “fatti in serie” non vanno più di moda. La ragione sta prendendo il sopravvento in questo tipo di chirurgia, sia da parte dei pazienti sia dei chirurghi. E la ragione vuole anche che non si sacrifichi la funzione, per avvantaggiare l’estetica.
Se per esempio un naso è storto, sarà storto anche dentro, quindi non si può far respirare un naso storto se prima non si raddrizza anche fuori. Lo stesso vale per un naso con la punta molto all’ingiù, responsabile per altro di deficit respiratorio. Se non la si riporta in su, non si avrà un naso funzionale. La respirazione, come sappiamo, è fondamentale al nostro benessere. Se abbiamo problemi in questo senso occorre consultare subito uno specialista, anche per evitare di andare incontro alle apnee notturne. Alcuni di questi problemi sono appunto risolvibili correggendo l’assetto nasale”.
Rispetto al passato, inoltre, oggi in un intervento di rinoplastica 2.0 si curano meglio i dettagli per assicurare al paziente un decorso post operatorio più semplice e meno traumatico, assicurato dal fatto di non mettere più i tamponi nasali. “I tamponi sono come delle spugne che venivano messi nel naso e che, specialmente al momento della loro rimozione, causavano dolore e fastidio”, conferma lo specialista; “di conseguenza, da quando non si applicano più, il paziente non ha più male. In aggiunta, sempre rispetto a ieri, la rinoplastica moderna utilizza strumenti più delicati per modellare l’osso in maniera atraumatica. Ciò premesso sono poi i dettagli che definiscono il tutto, per un risultato bello e funzionale”.
In che cosa consiste l’intervento?
“L’intervento di rinoplastica 2.0 può essere eseguito con due differenti tecniche: la tecnica aperta che prevede un’incisione esterna e la tecnica chiusa in cui si effettuano incisioni intra-mucose (nella mucosa interna del naso)”, precisa il professore. “Entrambe le tecniche sono valide, non esiste una metodologia migliore, tuttavia io prediligo la tecnica “open” che attraverso un piccolo “taglietto” tra le narici alla base della columella, posso alzare il naso ed esporlo ad una visione diretta. Questo approccio mi permette di avere una visione diretta dell’interno del naso così da poter correggere in maniera precisa eventuali deviazioni e complicazioni funzionali di varia natura. Durante l’intervento si provvede quindi a definire i tessuti molli, la pelle, la cartilagine e il tessuto osseo. L’intervento di rinoplastica 2.0 ha una durata di circa due ore e l’anestesia utilizzata è generale”.
In quanto tempo la ripresa?
“Già il giorno successivo all’intervento di rinoplastica 2.0 è possibile riprendere le normali attività quotidiane come camminare ed effettuare lavori leggeri”, assicura il dottor Tito Marianetti. “La comparsa di ematomi sul volto potrebbe limitare la vita sociale per circa 5 giorni, successivamente sarà possibile tornare alla normalità. La prima settimana dopo l’intervento di rinoplastica 2.0 viene applicato un piccolo tutore “gessetto” sul naso che aiuta a stabilizzare il risultato. Successivamente verranno applicati dei cerottini per altri 7-10 giorni. È possibile riprendere lo sport dopo un mese circa”.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: Subito più giovani con un viso senza macchie, Smog e bambini: a Torino pediatri in bici contro l’inquinamento dell’aria