Una terapia precoce, sicura e non invasiva potrebbe rafforzare il cervello e ridurre il rischio di gravi disturbi neuropsichiatrici.
Una nuova ricerca italiana ha identificato nell’ossitocina alla nascita un potenziale alleato per favorire uno sviluppo cerebrale più equilibrato e prevenire alcune forme di disturbi del neurosviluppo come autismo, ADHD e schizofrenia. Lo studio, condotto dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Brain e ha ricevuto il sostegno della Fondazione Telethon. I risultati, ottenuti su modelli preclinici, indicano che una breve somministrazione di ossitocina alla nascita, per via nasale e in forma non invasiva, potrebbe rafforzare la barriera ematoencefalica, un elemento chiave nella protezione del cervello in fase di sviluppo. Sebbene siano necessari ulteriori studi per confermare questi dati negli esseri umani, la scoperta apre la strada a possibili strategie preventive per alcune delle condizioni neurologiche e psichiatriche più complesse.
La barriera ematoencefalica: lo scudo naturale del cervello
Uno degli aspetti centrali della ricerca è l’attenzione alla barriera ematoencefalica, una struttura fondamentale che protegge il cervello da sostanze potenzialmente tossiche, regolando lo scambio di nutrienti e impedendo l’accesso a molecole dannose. In diverse patologie neuropsichiatriche, questa barriera risulta alterata o più permeabile. Nel caso della sindrome di DiGeorge – una malattia genetica rara che colpisce circa un neonato ogni mille – i ricercatori hanno riscontrato un difetto proprio a livello della barriera ematoencefalica, legato a una ridotta espressione della proteina Claudina-5, che normalmente garantisce la chiusura “a zip” tra le cellule. Attraverso l’uso di modelli animali con questa sindrome, i ricercatori hanno osservato che l’ossitocina alla nascita, somministrata quotidianamente nei primi sette giorni di vita, ha rafforzato la barriera cerebrale, riducendone la permeabilità. Questo ha avuto effetti positivi sull’intero sistema nervoso, migliorando funzioni cognitive, comportamento e risposta immunitaria.
Effetti a lungo termine e potenziale impatto preventivo
A distanza di 35 giorni dalla somministrazione – l’equivalente dell’adolescenza nei modelli animali – i topolini trattati con ossitocina alla nascita mostravano una riduzione significativa dei disturbi cognitivi e comportamentali, oltre a un migliore equilibrio del sistema immunitario, sia centrale che periferico. Gli effetti osservati non erano temporanei, ma duraturi nel tempo, suggerendo un’azione profonda e stabile sullo sviluppo cerebrale.
Secondo gli autori dello studio, questi dati indicano che un intervento precocissimo, sicuro e non invasivo potrebbe essere in grado di modulare in positivo lo sviluppo neurologico, specialmente in neonati a rischio per condizioni genetiche o predisposizioni a disturbi psichiatrici.
Prudenza e prossimi passi: servono studi clinici sull’uomo
Nonostante i risultati promettenti, gli stessi ricercatori sottolineano l’importanza della prudenza. Come afferma il coordinatore dello studio, Francesco Papaleo, direttore del gruppo di ricerca Genetics of Cognition, “saranno necessari ulteriori studi per verificare se questi effetti potranno essere replicati anche negli esseri umani, in sicurezza ed efficacia”. Il passaggio dalla ricerca preclinica agli studi clinici sull’uomo rappresenta un processo lungo e delicato, ma l’interesse suscitato da questi primi risultati è alto, anche per l’approccio innovativo e il basso livello di invasività. Se confermato, il trattamento con ossitocina alla nascita potrebbe diventare parte di nuove strategie preventive, soprattutto in neonati identificati come soggetti vulnerabili o geneticamente predisposti a disturbi dello spettro autistico, ADHD o schizofrenia.
Una nuova frontiera nella medicina del neurosviluppo?
La possibilità di intervenire nei primissimi giorni di vita per influenzare positivamente lo sviluppo del cervello apre scenari nuovi nella medicina pediatrica e neuropsichiatrica. L’utilizzo dell’ossitocina alla nascita, già nota per il suo ruolo nel parto e nell’allattamento, si arricchisce così di un potenziale terapeutico del tutto innovativo, che merita attenzione e approfondimento. In un contesto in cui molte patologie neurologiche vengono ancora diagnosticate tardi, spesso quando i sintomi sono ormai consolidati, l’idea di prevenire invece che curare rappresenta una svolta. Con il progredire delle conoscenze scientifiche, sarà fondamentale valutare sicurezza, dosaggi, tempi e indicazioni precise per un possibile uso clinico.