Il riordino dell’assistenza del territorio? Un fallimento annunciato al netto delle note carenze di personale e del conosciuto sistema a due velocità su cui si muove il Paese. L’Agenas, Agenzia nazionale peri Servizi sanitari regionali, nel suo ultimo report nazionale di sintesi dei risultati del monitoraggio relativo al primo semestre del 2025,
ha messo sotto la lente il Dm 77 del 2022. Ne emerge un quadro a tinte fosche. Dovremmo dunque augurarci uno stop totale anche delle tranche di finanziamenti del Pnrr che al primo luglio 26 diventeranno ulteriore debito? Di certo un piano nato vecchio durante le precedente legislatura, che non ha tenuto conto della reale situazione del personale gravemente sottodimensionato e sui cui il Pnrr non ha potuto mettere un euro mentre si è continuato a insistere su investimenti in edilizia e tecnologia che nessuno avrebbe potuto popolare e far funzionare. Oggi si chiede ai medici di famiglia di presidiare almeno le Case di Comunità mentre i camici bianchi spingono per un loro autonomo impiego riorganizzato nelle Aft (Aggregazioni funzionali territoriali) configurate in quelle che hanno ribattezzato Case di Comunità spoke mentre nessuno sa ancora
chi mettere tra le mura degli ospedali di Comunità. Che fare dunque? Ammettere lo scacco, certo da parte del precedente governo e di tutti quelli che gli sono andati dietro, compresi i responsabili delle professioni , medici in testa. Ma poi? L’analisi dei dati e dello stato dell’arte come si dice in questi casi è la precondizione essenziale per deliberare. La vera urgenza sono le riforme organiche, complessive, pensate, profonde come quelle che si facevano ai tempi della Prima Repubblica. Il sistema attuale delle cure, pur drogato dai fondi del Pnrr, non può reggere l’onda d’urto di una congiuntura geopolitica che in Europa è assorbita dalla minaccia di guerra ai suoi confini.
Ma partiamo dai dati: l’analisi dell’Agenas è stata effettuata riportando lo stato di attivazione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi delle strutture dedicate all’assistenza territoriale e al sistema di prevenzione in ambito sanitario, ambientale e climatico.
Al 30 giugno 2025, rispetto alle complessive 1723 Case della Comunità (riconducibili alla programmazione Pnrr ed extra da attivare con fondi regionali) sono dichiarate con almeno un servizio attivo dalle Asl e dalle Regioni 660 strutture considerando anche le Case di Comunità attive in sede provvisoria. A corredo del documento Agenas ci sono tutta una serie di tabelle col dettaglio aggregato dei servizi attivi, dalla presenza medica e infermieristica all’orario settimanale coperto dalla loro attività. Il DM77 del 2022 prevede una presenza medica h24 per 7 giorni a settimana nelle CdC hub e almeno 12 ore al giorno per 6 giorni a settimana per le CdC spoke. La presenza infermieristica è prevista per almeno 12 ore al giorno per 7 giorni a settimana nelle CdC hub e almeno 12 ore al giorno per 6 giorni a settimana per le CdC spoke. La presenza medica è inoltre definita come disponibilità di un servizio di assistenza medica aperto a tutti gli utenti indipendentemente dall’iscrizione ad un determinato medico, senza necessità di prenotazione tipo ex guardia medica o continuità assistenziale. Questo servizio può essere erogato da un medico del ruolo unico di assistenza primaria durante l’attività su base oraria o da altro medico specificatamente dedicato. Va detto che nelle Marche e in Trentino Alto Adige (e in dirittura d’arrivo in Campania) l’Accordo integrativo regionale della medicina generale prevede di attribuire alle Aft (Aggregazioni funzionali territoriali) la funzione di Casa della Salute Spoke per tutti i nuovi medici che aderiscono al ruolo unico.
LE AFT
In scia con l’atto di indirizzo della Medicina generale, approvato una settimana fa in Conferenza delle Regioni, i medici come previsto dal Dm 77 saranno presenti h24, 7 giorni su 7, nelle Case di comunità hub e h12 e 6 giorni su 7 nelle strutture spoke che, nei vari accordi regionali sottoscritti o in fase di sottoscrizione, sono appunto rappresentate dagli studi associati delle Aft. Le attività orarie includono visite ambulatoriali per bisogni non differibili, la gestione della cronicità e della fragilità in équipe, interventi di Sanità pubblica e promozione della Salute, la dotazione di strumentazioni di primo livello diagnostico (fornite dalla Casa di Comunità), il rilascio di certificazioni, le prescrizioni e proposte di ricovero, il supporto all’assistenza domiciliare e segnalazione ai servizi territoriali oltre che l’assistenza a turisti, studenti fuori sede, cittadini non residenti. L’organizzazione dei turni sarà di competenza dell’Azienda sanitaria locale in collaborazione con i referenti delle AFT. Previsto anche l’apporto di personale di studio e altro personale sanitario (infermieri, fisioterapisti, tecnici ecc.)
Anche nell’accordo integrativo regionale, che in Campania è alle battute finali, questo modello prevede un impegno crescente dei medici nelle Case della Comunità hub e spoke, in coordinamento con le 181 AFT presenti in maniera capillare nelle 7 Asl della Campania e riguardano tutti i 3150 medici di famiglia attivi in Campania. L’accordo regionale prevederà un ulteriore potenziamento delle sedi con presenza di personale di studio, infermieri, tecnici e altro personale sociosanitario per tutti i medici. Bisognerà garantire l’assistenza diurna almeno in uno studio associato dalle 8 alle 20. Ciò consentirà di stabilizzare 3 mila infermieri e collaboratori in tutta la Regione nei prossimi 5 anni e l’ingresso in professione di oltre 700 nuovi medici di medicina generale attualmente in formazione o precari”.
GUARDIE MEDICA E ZONE RURALI
Nelle linee guida nazionali è previsto anche il riordino della Continuità assistenziale notturna e festiva che diventa anche diurna e feriale prevedendo la presenza programmata anche nelle Case di comunità, negli ambulatori e nei distretti ma c’è da tenere conto che quesata materia negli accordi regionali approvati e da approvare non sono state inserite grandi novità tranne isolate esperienze pilota. In Campania ad esempio, dove peraltro la finestra per la sigla definitiva dell’accordo si chiude il 9 ottobre (data dell’ultima riunione dell’esecutivo di Palazzo Santa Lucia prima della tornata elettorale per le regionali) la composizione dei presìdi e delle Aft resta tuttavia, almeno per ora, inalterata. La parola chiave è dunque collaborazione tra i professionisti e coordinamento con i servizi. Se le Case della Comunità diventano il luogo di riferimento dell’assistenza territoriale, riconoscibili e facilmente accessibili e collegate in rete con ospedali di comunità, consultori, ambulatori, farmacie e centrali operative e servizi sociali l’aft è il collegamento diretto con l’utenza nell’ambito della prossimità delle cure di pazienti sempre più alle prese con patologie croniche, fragilità e bisogni sociosanitari complessi. In Campania gli hub sono dunque le 170 Case di comunità che la Regione deve aprire su tutto il territorio entro il 2026 ma per ora sono a zero. Per ognuno degli spoke, ossia le sedi delle Aft, è prevista una sede unica aperta dalle 8 alle 20 con collaboratori di studio e infermieri. I medici di medicina generale che accetteranno di andare nelle zone rurali, oggi spesso sguarnite, avranno inoltre un incentivo di mille euro al mese e le spese per l’ambulatorio a carico del Comune. L’adesione alle Aft è obbligatoria per tutti E in Campania ce ne saranno 182 (25 circa per ogni Asl), ognuna con personale di studio e sede di riferimento laddove la “presenza infermieristica” nel Dm 77 è definita come disponibilità di un servizio di assistenza infermieristica con infermiere dedicato aperto a tutti gli utenti e senza necessità di prenotazione, es. ambulatorio infermieristico. Dalle tabelle allegate al documento si vede la fotografia di un’Italia a due velocità in cui nel Centro nord le strutture intermedie territoriali sono in maggioranza riutilizzi mentre al Sud tra nuove edificazioni e ristrutturazioni profonde si è quasi ancora all’anno zero al netto, appunto, delle Aft reclamate dal Medici di medicina generale.





