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Prevenzione: il valore dell’esercizio fisico in ambito cardiologico


Alla Camera un documento della Società italiana di Cardiologia dello sport

Prevenzione; è stato presentato a Roma, presso l’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati un documento relativo al ruolo dell’esercizio fisico in ambito cardiologico organizzato dalla Società italiana di Cardiologia dello Sport e dalla Federazione Medico-sportiva italiana. La presentazione del documento è avvenuta alla presenza del Ministro degli Esteri Antonio Tajani, del Ministro dello Sport Andrea Abodi, del presidente del Coni Buonfiglio e del presidente della Società italiana di Cardiologia Pasquale Perrone Filardi (Università Federico II di Napoli).
In questa intervista a Mondosanità.it Berardo Sarubbi direttore dell’unità complessa di Cardiopatie congenite dell’adulto ed aritmie congenite e familiari dell’ospedale Monaldi di Napoli (Azienda dei colli) docente di Malattie cardiovascolari e cardiologia dello Sport dell’Università Parthenope, che ha partecipato alla presentazione del documento alla Camera spiega il valore dell’attività fisica e sportiva nella prevenzione cardiovascolare.
Professor Sarubbi la prescrizione dell’esercizio fisico nella cura delle patologie cardiovascolari che valore ha? L’attività fisica-sportiva è essenziale nella prevenzione cardiovascolare?*
“E’ ampiamente dimostrato che l’esercizio fisico regolare determina indubbi benefici non solo in termini di benessere psicologico ma anche fisico. La pratica regolare di un’attività sportiva aiuta non solo a migliorare e mantenere l’efficienza di quella macchina perfetta che è il nostro organismo ma svolge un ruolo fondamentale sui principali fattori di rischio cardiovascolare, riducendo i livelli di colesterolo, controllando il peso corporeo e prevenendo l’obesità, migliorando la tolleranza al glucosio e collaborando alla riduzione della pressione arteriosa.

Per la prima volta si parla di esercizio fisico come “terapia da prescrivere”, e non solo in termini di idoneità fisica allo sport agonistico.
“L’esercizio fisico deve essere inteso in certi casi come una terapia da prescrivere da medici specialisti particolarmente competenti nella patologia di cui soffre il paziente. Proprio come una terapia, il tipo di attività fisica prescritta, la quantità e la durata sono oggetto di una specifica prescrizione. E’ questa la novità del documento di consenso sulla “Prescrizione dell’Esercizio fisico in ambito Cardiologico” promosso dalla Società Italiana di Cardiologia dello Sport e Federazione Medico-Sportiva Italiana in collaborazione con ANMCO e SIC e appena presentato nell’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati”.

Questo è valido anche nelle Cardiopatie congenite?
“Ho avuto l’onore di essere stato scelto come coordinatore del gruppo di studio nazionale per la prescrizione dell’attività fisica nelle cardiopatie congenite in virtù del contributo che all’Ospedale Monaldi abbiamo dato in questi anni. Il lavoro effettuato è stato particolarmente impegnativo perché abbiamo provato a superare una serie di ostacoli culturali e consuetudini sbagliate ormai consolidate da decenni. Nonostante la dimostrazione che l’esercizio fisico regolare è in grado di migliorare prognosi e qualità di vita nei pazienti con cardiopatie congenite in età pediatrica e adulta, la partecipazione all’attività fisica in questi pazienti è ancora oggi limitata. Ciò è attribuibile in parte alla distorta percezione della condizione di salute da parte del paziente, dei genitori e talora anche di medici curanti troppo “protettivi”, in parte alla difficoltà oggettiva di individuare un programma di esercizio fisico adatto, a causa delle differenze anatomiche e fisiopatologiche dei difetti cardiaci congeniti e del diverso approccio e risultato chirurgico. Inoltre, esistono condizioni “extracardiache”, quali limitazioni della capacità respiratoria connesse alla patologia cardiaca o alle procedure chirurgiche, limitazioni muscolo-scheletriche, il disagio creato dall’esporre “cicatrici” o deformità scheletriche, e talora limitazioni psicomotorie in soggetti sindromici che creano ulteriori ostacoli e rendono ancora più complessa la prescrizione dell’attività fisica*.

Quali sono dunque i benefici dell’esercizio fisico nelle cardiopatie congenite?
“Sono ancora più evidenti nelle cardiopate congenite complesse, cioè proprio in quelle patologie in cui il paziente era abitualmente posto sotto “ una campana di vetro”, ed in cui è presente una condizione di “male-adattamento” cronico a seguito della malformazione anatomica e del sovraccarico di volume e/o di pressione pre-esistente o successivo all’intervento chirurgico, nonché una “cronica” condizione di r* capacità funzionale in parte dovuta anche alla sedentarietà. Sono proprio questi pazienti, spesso con residui e/o sequele anatomiche e funzionali, abitualmente esclusi dall’attività sportiva agonistica, quelli che possono maggiormente beneficiare di un appropriato programma personalizzato di attività fisico-sportiva a fini terapeutici”.

Quali sono le fasi indispensabili per la corretta “prescrizione” dell’attività fisica?
“La prescrizione dell’attività fisica nei pazienti con cardiopatie congenite deve essere basata su dei punti chiari. 1) Valutazione accurata dello stato di salute del paziente
2) Individuazione della tipologia di esercizio fisico più indicato 3) Personalizzazione del programma di esercizio; 4) Sorveglianza nel tempo degli effetti che l’esercizio ha sull’emodinamica cardiovascolare. Il programma di attività fisica varia in funzione dell’età e deve esser strutturato tenendo conto della cardiopatia, delle abilità psicomotorie, della presenza di comorbilità e delle preferenze del paziente.
Prima di strutturarlo è fondamentale sempre procedere ad un’accurata stratificazione del rischio, basandosi sulla valutazione della saturazione d’ossigeno, della funzione ventricolare, della pressione polmonare, del rischio aritmico e delle anomalie strutturali/funzionali delle valvole cardiache e dell’aorta. Essa richiede spesso l’integrazione di più metodiche diagnostiche oltre l’abituale valutazione, come specifici test da sforzo (Il Test Cardiopolmonare) e la Risonanza magnetica cardiaca che oltre ad un’accurata valutazione morfo-funzionale (volumetria cardiaca, anomalie di flusso valvolare, etc.), consente la caratterizzazione tessutale miocardica, estremamente importante in soggetti con esiti cicatriziali miocardici talora devastanti.
I soggetti avviati al programma terapeutico di attività fisico-sportiva devono essere regolarmente monitorati tenendo conto del tipo di difetto congenito e dei risultati delle procedure chirurgiche e/o interventistiche. Un attento follow-up consente di valutare e modificare gradualmente gli obiettivi terapeutici e di aumentare motivazioni e aderenza al programma di esercizio. Proprio in questa ottica all’Ospedale Monaldi ed in altri centri cardiologici di riferimento nelle varie regioni italiane, stiamo mettendo a punto un programma di valutazione a distanza in telemedicina del paziente nel corso dei protocolli di attività fisica personalizzati”.

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