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Scomparsa della dottoressa Maddalena Carta

Silvestro Scotti: «E’ il volto disumano del sovraccarico assistenziale»
 
La dottoressa Maddalena Carta, un medico di medicina generale di 37 anni che esercitava a Dorgali, in Sardegna, è morta a causa di un arresto cardiaco. La notizia è stata riportata da diverse fonti e ha suscitato grande scalpore nella comunità locale e nel mondo sanitario. La dottoressa Carta era nota per la sua professionalità e umanità nei confronti dei pazienti, come testimoniano le numerose recensioni positive sul suo profilo MioDottore.
La sua morte ha sollevato preoccupazioni riguardo alle condizioni di lavoro dei medici di famiglia in Sardegna, dove la carenza di professionisti sanitari è un problema cronico, soprattutto nelle zone interne dell’isola. Il segretario regionale della SIMG Sardegna ha denunciato pubblicamente l’accaduto, sottolineando come il sistema sanitario scarichi un peso insostenibile sui medici di famiglia, mettendo a rischio la salute dei cittadini e degli stessi professionisti.
«Un dolore profondo, una morte che deve far riflettere sui carichi di lavoro richiesti ai medici di medicina generale, ancor più in territori nei quali le carenze sono enormi e l’assistenza ricade interamente sui medici di famiglia». Con queste parole l’Esecutivo Nazionale della Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg) esprime il proprio cordoglio per la prematura e improvvisa scomparsa della dottoressa Maddalena Carta, 38 anni, medico di medicina generale e delegata Fimmg della provincia di Nuoro. «Una morte che ci sconcerta» dichiara il segretario generale Silvestro Scotti, sottolineando come la dottoressa Carta sia caduta vittima di una patologia trascurata pur di continuare a lavorare per sostenere il carico di 5.000 assistiti rimasti senza medico. «Fino all’ultimo istante Maddalena ha incarnato lo spirito più autentico della professione: cura instancabile e vicinanza quotidiana ai bisogni della comunità – prosegue Scotti – ma queste condizioni sono inaccettabili. La sua morte richiama con forza le condizioni di stress e pressione a cui i medici di famiglia sono sottoposti ogni giorno e che denunciamo ormai da tempo, senza personale amministrativo e sanitario, che li aiuti». Una condizione ancor più amara alla luce di una narrazione creata ad arte da chi ha tutto l’interesse a tratteggiare una medicina generale fatta di medici spesso assenti e fannulloni. «Chi definisce i medici di medicina generale “fannulloni” dovrebbe avere il pudore di chiedere scusa e poi tacere di fronte a questa tragedia – conclude Scotti – la collega è morta dopo aver anteposto i pazienti alla propria salute, reggendo sulle proprie spalle un carico insopportabile: questo è il contrario dell’inerzia, è lavoro oltre ogni limite, pagato a prezzo altissimo. Basta con le campagne di denigrazione: sono un insulto alla verità e a migliaia di professionisti che tengono in piedi la prima linea del Servizio sanitario». Sulla stessa linea le parole del vicesegretario nazionale Fimmg, Noemi Lopes: «Maddalena aveva 38 anni: fino alla fine ha scelto i suoi pazienti, trascurando un malessere serio pur di non lasciare soli gli assistiti. Non accetteremo più che la fatica e la salute di chi cura siano banalizzate o calpestate da retoriche irresponsabili». La Fimmg ribadisce che la qualità e la sicurezza dell’assistenza dipendono anche dalla tutela della salute di chi la garantisce. La realtà che la dottoressa Carta ha vissuto — orari estenuanti, carichi ingestibili, responsabilità moltiplicate dalle carenze — è il terreno su cui matura una quotidianità durissima, che può arrivare fino agli estremi di tragedie come questa. Nel dolore, l’Esecutivo Nazionale della Fimmg si stringe alla famiglia della dottoressa Carta, ai suoi pazienti e alla comunità di Nuoro, condividendone lo smarrimento e il lutto e chiedendo rispetto per la collega, rispetto per i cittadini e rispetto per la verità dei fatti: non c’è fannullaggine nel tenere in piedi da soli migliaia di assistiti; c’è sacrificio, c’è dovere, c’è cura. Nel corso del Congresso Nazionale (6 -11 ottobre) alla famiglia della dottoressa Maddalena Carta sarà assegnato il Premio Mario Boni, riconoscimento tradizionalmente conferito a medici distintisi per merito, coraggio, abnegazione e sacrificio nello svolgere la propria attività. Un piccolissimo segnale rispetto alla tragedia avvenuta, ma che servirà a richiamare all’attenzione della Presidenza della Repubblica l’estremo sacrificio di questa giovane medico di famiglia, nella speranza che il Presidente Mattarella e tutto il Paese ne riconoscano il valore.

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