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Scompenso cardiaco, serve una presa in carico del paziente integrata e multiprofessionale. L’appello dei clinici e della politica

Nel campo delle malattie cardiovascolari, le importanti innovazioni rappresentate dalla ricerca sui nuovi farmaci impongono un approccio multidisciplinare e la revisione di linee guida internazionali come sta accadendo a livello europeo. Il tema della presa in carico integrata del paziente con scompenso cardiaco è stato affrontato dalla sanità e dalla politica. Per indicare quanto sia urgente intervenire rispetto ad un problema di rilevanza sanitaria, sociale ed economica. 

E i dati parlano chiaro. Lo scompenso cardiaco è una patologia cronica con esito fatale nel 50% dei pazienti entro cinque anni dalla diagnosi. In Italia è la causa principale di ospedalizzazione nelle persone di età superiore ai 65 anni con un impatto non solo clinico, ma anche sociale ed economico molto rilevante – basti pensare che su 1 milione di persone è causa di circa 190mila ricoveri l’anno con una spesa di circa 3 miliardi di euro annui per l’85% dovuto a ricoveri, e una spesa media per paziente oltre 11.800 euro l’anno. 

Secondo il direttore sanitario della ASST Spedali Civili di Brescia Camillo Rossi, i malati cronici con scompenso cardiaco presentano una prevalenza significativa nel panorama internazionale, per tale ragione necessitano di presa in carico integrata, multidisciplinare e multiprofessionale, in cui il luogo di cura deve essere sempre più vicino al paziente. Tutto questo utilizzando il più possibile sistemi integrati di monitoraggio e di controllo attraverso strumenti evoluti.

Secondo Carlo Borghetti, Componente III Commissione Sanità di Regione Lombardia migliorare la presa in carico della persona a rischio di scompenso cardiaco può certamente aiutare a prevenire gli esiti di una patologia cronica che è oggi tra le principali cause di ospedalizzazione in particolare delle persone anziane. È dunque doveroso che il servizio sanitario nazionale investa di più su questa presa in carico in termini di risorse umane, di strutture, di ricerca, di farmaci e di innovazione.

Giulio Gallera, Componente III Commissione Sanità di Regione Lombardia spiega che “dobbiamo monitorare con attenzione i cambiamenti della nostra società per riuscire a intercettare le criticità e rispondere in modo adeguato con specifiche campagne di prevenzione, investendo risorse, anche del PNRR, per ulteriori forme di innovazione in sanità quali ad esempio la telemedicina, che permette di portare in ogni area della Lombardia le elevate competenze dei professionisti dei vari settori”.

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