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Sincope: ogni anno 2 milioni di italiani perdono i sensi, ma la maggior parte degli ospedali non è preparata per gestirla


Nonostante 187mila connazionali finiscano al Pronto Soccorso, la gestione della sincope è ancora inadeguata: solo il 30% degli ospedali dispone di centri certificati e attrezzati per una diagnosi corretta.

La sincope, un fenomeno che porta alla perdita temporanea di coscienza, colpisce una parte significativa della popolazione italiana, con oltre 2 milioni di casi ogni anno. Un dato che, nonostante sembri far parte della quotidianità, nasconde una realtà complessa, soprattutto per quanto riguarda la gestione del fenomeno nelle strutture sanitarie. Quasi il 32% degli ospedali italiani, infatti, non dispone di un centro specializzato per la sincope e solo il 30% delle strutture certificate rispetta gli standard europei per un trattamento adeguato. Questi numeri emergono dal censimento condotto tra luglio e dicembre 2024 dal Gruppo Italiano Multidisciplinare Sincope (GIMSI), i cui risultati sono stati recentemente presentati al congresso nazionale del settore.

Non è solo un problema degli anziani

La sincope è una condizione che può colpire chiunque, anche se generalmente si associa a persone anziane. La perdita di coscienza è spesso causata da una temporanea interruzione dell’afflusso di sangue al cervello, dovuta a fattori come emozioni forti o a situazioni fisiche particolari, come rimanere in piedi troppo a lungo in ambienti caldi. Sebbene nella maggior parte dei casi la sincope non rappresenti un problema grave, può provocare incidenti anche seri, specialmente quando la persona colpita cade. I dati più recenti indicano che circa il 2% degli accessi al Pronto Soccorso riguarda persone che si presentano dopo aver perso i sensi, per un totale che supera le 187.000 persone all’anno. Di questi, circa il 30% sono giovani, una fascia di età che spesso finisce per sottoporsi a una serie di esami inutili, alimentando così un circolo vizioso di diagnosi errate e spreco di risorse.

Andrea Ungar, presidente Gruppo Italiano Multidisciplinare Sincope e Ordinario di Geriatria all’Università di Firenze, spiega che la sincope non è sempre motivo di allarme, ma è fondamentale fare una diagnosi accurata per evitare complicazioni e trattamenti inappropriati. Un altro aspetto che non deve essere trascurato è la gestione della sincope nei giovani, che può nascondere anche condizioni gravi, come le aritmie cardiache, sebbene queste non siano precedute dai tipici segnali di avvertimento.

Situazione critica

Nonostante l’alto numero di casi, la gestione della sincope in Italia presenta delle lacune notevoli. Il censimento dei centri sincope ha evidenziato che solo il 30% degli ospedali italiani ha centri certificati che rispettano gli standard richiesti dalle linee guida europee. Questi centri sono in grado di eseguire esami specifici come il “tilt test”, un test diagnostico che permette di capire se la sincope è causata da un’alterazione del sistema vascolare o se dipende da problemi cardiaci. Il 37% degli ospedali ha centri sincope, ma non sono sufficientemente attrezzati per fornire una diagnosi adeguata, mentre un ospedale su tre non ha nemmeno un ambulatorio dedicato alla gestione di questi casi. Questa carenza di strutture adeguate ha portato a un deterioramento della situazione, con il numero di centri certificati che è diminuito da 72 a 48 in soli cinque anni. La causa principale di questa diminuzione sembra essere legata alla carenza di risorse e personale nelle strutture sanitarie italiane, che ha costretto molti ospedali a ridurre le proprie capacità di gestione della sincope. 

Michele Brignole, coordinatore del censimento GIMSI, sottolinea che sarebbe sufficiente una Syncope Unit per ogni provincia italiana, per migliorare la gestione del fenomeno e ridurre i costi sanitari complessivi.

Limitare il numero di ricoveri non necessari

Un altro aspetto fondamentale per migliorare la gestione della sincope è la creazione di più unità dedicate, che siano in grado di eseguire test specifici e di indirizzare correttamente la diagnosi. Questi centri dovrebbero disporre di personale specializzato e di tecnologie avanzate per eseguire accertamenti come l’elettrocardiogramma, l’Holter e, appunto, il tilt test. Una valutazione accurata consente di distinguere tra sincopi di origine neurologica e quelle di origine cardiaca, permettendo così di trattare ogni caso nel modo più appropriato. Il problema delle strutture inadeguate potrebbe essere risolto distribuendo in modo più omogeneo le Syncope Unit sul territorio, garantendo così che almeno ogni provincia abbia un centro specializzato. Brignole afferma che tale distribuzione potrebbe non solo ridurre le diagnosi errate, ma anche limitare il numero di ricoveri non necessari, contribuendo a un utilizzo più efficiente delle risorse sanitarie.

Le raccomandazioni per prevenire la perdita di coscienza

Per coloro che sono soggetti a episodi di sincope o che avvertono i sintomi di una possibile perdita di coscienza, gli esperti del GIMSI offrono alcuni consigli utili. La prima raccomandazione è quella di sdraiarsi immediatamente, con le gambe sollevate per favorire il ritorno del sangue al cervello e al cuore. Inoltre, è consigliabile contrarre i pugni e le braccia per stimolare il flusso sanguigno. L’idratazione gioca un ruolo fondamentale nel prevenire la sincope, quindi è importante bere a sufficienza, in particolare nei mesi più caldi. Mantenere un adeguato equilibrio idrico e non ridurre troppo l’assunzione di sale, se non per ragioni mediche, può contribuire a evitare episodi di svenimento. Il miglioramento nella gestione della sincope e l’educazione della popolazione sono essenziali per ridurre il numero di episodi e migliorare la qualità della vita di chi ne soffre.

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