La ricerca indica che in otto settimane si può migliorare la qualità di vita e ridurre l’uso di farmaci
Un ampio studio clinico, pubblicato su JAMA Network Open e condotto da un gruppo di ricercatori del Penn State College of Medicine e dell’Università del Wisconsin-Madison, evidenzia che due diverse terapie comportamentali, mindfulness e terapia cognitivo-comportamentale (TCC), possono offrire benefici duraturi alle persone con lombalgia cronica già in cura con oppioidi. I dati indicano che entrambe le metodiche portano a una diminuzione del dolore, un miglioramento nella funzionalità e una riduzione delle dosi di farmaci, risultati che si mantengono nel tempo.
L’indagine ha preso in esame 770 adulti, tutti con dolore lombare cronico da moderato a grave, trattati quotidianamente con farmaci oppioidi da almeno tre mesi e con scarsa risposta ad altri interventi. I partecipanti, arruolati in otto centri traumatologici di riferimento negli Stati Uniti, sono stati suddivisi in due gruppi: uno ha seguito un protocollo di mindfulness basato sulla “consapevolezza del dolore e delle emozioni”, mentre l’altro si è sottoposto alla TCC focalizzata sul riconoscimento e la gestione di pensieri e comportamenti disfunzionali. L’osservazione si è protratta per 12 mesi, valutando parametri come la percezione del dolore, la mobilità fisica, la qualità della vita e l’uso di oppioidi.
La mindfulness prevede pratiche di meditazione e di consapevolezza del proprio corpo, mentre la TCC aiuta a ristrutturare i pensieri negativi e sviluppare strategie di coping efficaci. Entrambe si sono dimostrate sicure ed efficaci nel migliorare la gestione del dolore e ridurre la dipendenza da analgesici potenti, con effetti collaterali spesso significativi.
Secondo la professoressa Aleksandra Zgierska, fra gli autori principali dello studio, la ricerca mostra come “la mindfulness e la TCC offrano benefici duraturi, costituendo valide opzioni per la gestione del dolore cronico nei pazienti in terapia con oppioidi.” Dopo otto settimane di incontri e pratica quotidiana a casa, gli individui che seguivano uno dei due approcci comportamentali hanno riferito:
Riduzione del dolore: un calo percepibile dell’intensità del dolore, misurato con scale standardizzate;
Miglioramento della funzionalità fisica: maggiore capacità di svolgere attività quotidiane come camminare, salire le scale e compiere movimenti senza l’ostacolo di un dolore persistente;
Diminuzione della dose di oppioidi: una riduzione significativa del fabbisogno di analgesici;
Stabilità degli effetti nel tempo: a 12 mesi, i benefici permanevano, segnalando un sostegno prolungato anche dopo la conclusione delle otto settimane di terapia.
La lombalgia cronica, negli Stati Uniti, colpisce circa un adulto su quattro e comporta spesso un ricorso continuativo agli oppioidi. Tuttavia, l’assunzione prolungata di questi farmaci può generare dipendenza, effetti indesiderati e un rischio di sovradosaggio. Per questo, la ricerca clinica si concentra sulla ricerca di trattamenti complementari o alternativi non farmacologici.
Le terapie comportamentali adottano una prospettiva diversa: invece di agire con sostanze analgesiche, promuovono un cambiamento nel rapporto personale con il dolore. La mindfulness incoraggia i pazienti a focalizzarsi sul momento presente in modo non giudicante, riducendo la sofferenza associata ai sintomi fisici. La TCC, d’altro canto, si concentra sulla comprensione dei meccanismi cognitivi e comportamentali che perpetuano il dolore, insegnando strategie per gestire e ridurre le risposte negative.
I pazienti coinvolti hanno partecipato a otto sessioni settimanali di gruppo, della durata di circa due ore ciascuna. Tra una sessione e l’altra, è stato consigliato loro di esercitarsi a casa per almeno 30 minuti al giorno, sei giorni alla settimana. Questi piani di autogestione e pratica costante rappresentano uno dei fattori chiave per la riuscita della terapia. Importante notare che, contrariamente ad alcune sperimentazioni precedenti, ai partecipanti non è stato richiesto di modificare il dosaggio degli oppioidi; il miglioramento nell’uso dei farmaci è quindi risultato spontaneo in seguito al calo percepito dell’intensità del dolore.
La ricerca suggerisce di includere la mindfulness e la TCC come parti integranti dei percorsi terapeutici destinati ai pazienti con dolore cronico in terapia con oppioidi. Questa integrazione potrebbe alleggerire il carico farmacologico, migliorare la qualità di vita e minimizzare il pericolo di dipendenza.
Studi precedenti avevano già mostrato l’efficacia di tali approcci per dolori cronici non specifici, ma l’ampio campione di soggetti in terapia oppioide rende questo lavoro uno dei più completi in materia. Inoltre, poiché i trattamenti si sono svolti in gruppi, viene data la possibilità di risparmiare risorse e raggiungere un maggior numero di persone in un periodo di tempo ridotto.
Il professor Eric Garland, coautore dello studio, sottolinea l’importanza di sviluppare interventi che agiscano sugli aspetti psicologici e relazionali del dolore: “La mindfulness, in particolare, modula il modo in cui si percepisce il dolore e ne prolunga i benefici a lungo termine, affiancando gli strumenti terapeutici di uso comune con un approccio centrato sul paziente e sulle sue dinamiche interne.”
Lo studio, finanziato dal Patient-Centered Outcomes Research Institute (PCORI) e condotto in diversi centri accademici e clinici negli Stati Uniti, aiuta a chiarire come le terapie comportamentali possano influire sulla gestione del dolore cronico. Sebbene non sostituiscano completamente gli oppioidi, possono consentire di ridurne il dosaggio, migliorando la vita dei pazienti e riducendo il rischio di dipendenza o altri effetti collaterali.