Francesco Gabbrielli è un professore e lavora al Centro Nazionale Telemedicina e Nuove Tecnologie dell’Istituto Superiore di Sanità. Con lui parliamo di questa “nuova era nella medicina”, così affascinante e ricca di novità e anche straordinariamente in grado di cambiare il modo di curare e assistere i cittadini pazienti.
“Dobbiamo essere consapevoli che siamo all’alba di una nuova era nella medicina, quella digitale, che ha una caratteristica: corre ad una velocità elevatissima e le novità arrivano a ritmi incredibili, quindi i professionisti devono imparare a cambiare i processi di lavoro per sfruttare al meglio le tecnologie. Anche l’amministrazione pubblica e le norme devono essere adeguate a questa nuova era.
Le norme saranno sempre un poco in ritardo rispetto all’innovazione perché richiedono tempi di maturazione di discussione fisiologici, mentre le procedure amministrative e la burocrazia devono adeguarsi ai nuovi tempi”.
In Italia siamo indietro, ora finalmente c’è la volontà di tutti di recuperare costruendo un sistema di telemedicina italiano. La medicina digitale è medicina e come tale va trattata, gestita e studiata. Questo è molto importante per gestire correttamente il rapporto tra la parte tecnologica e la parte sanitaria. Infatti, la tecnologia da sola non può risolvere i problemi, siamo noi che dobbiamo trovare il modo di usare la tecnologia per risolverli”.
La telemedicina è davvero un modo nuovo per avvicinare i sanitari alle esigenze di ogni persona, come spiega il professor Gabbrielli.
“Paradossalmente spesso si sente dire che la telemedicina sembrerebbe allontanare il paziente dal medico o dall’operatore sanitario, non è affatto così, anzi è vero proprio il contrario. Grazie alla telemedicina è possibile erogare delle prestazioni sanitarie, cioè curare le persone potendo ricevere da quelle persone i dati relativi al loro stato di salute quasi continuamente, durante il giorno o durante le settimane, e poter contattare nel modo giusto e opportuno i sanitari che servono quando servono”.
La telemedicina è un modo nuovo di fare medicina.
“Attraverso la telemedicina il paziente è seguito molto più da vicino di un tempo, e questa è una grande opportunità ed è la prima volta nella storia della medicina che noi possiamo avere questa disponibilità di dati che ci consentono di stare molto più vicini di un tempo ai nostri pazienti”.
I pazienti che possono beneficiare della telemedicina sono numerosi e non sono di un certo tipo piuttosto che un altro.
“Perché la telemedicina è una cosa molto più vicina di quello che pensiamo” sottolinea Gabbrielli. “Purtroppo ci sono stati dei falsi miti e ce ne sono ancora. Infatti, si pensa che la telemedicina riguardi soltanto alcuni tipi di persone. In realtà la telemedicina è fatta di tante attività diverse e diversificate. Per portare qualche esempio, con la pandemia da Covid-19 sono stati utilizzati moltissimo la televisita e il teleconsulto per arrivare in qualche modo a contattare i pazienti isolati. Ma la telemedicina non è solo quello, anzi, questa è una delle attività più semplici e meno importanti della telemedicina. Il fatto più importante sta nel poter raggiungere il paziente dovunque sia, è portare al paziente alcuni servizi e alcune prestazioni e poter ricevere dal paziente, in tempo reale, tutti i dati che servono per valutare la sua condizione clinica dando quindi nuove possibilità. E questo lo si può fare per i pazienti che hanno problemi dermatologici, per i pazienti che hanno problemi cardiaci, pneumologici, neurologici”.
Insomma, in questa nuova era della medicina è possibile organizzare dei servizi di telemedicina adeguati quasi per qualunque situazione clinica.
“Tuttavia, questo comporta un grosso sforzo di tutto il sistema sanitario. Non avverrà tutto nello stesso momento ma c’è tutta l’intenzione da parte di tutti i professionisti e anche da parte delle istituzioni di poter presto dare servizi a tutti quanti” conclude il professor Francesco Gabbrielli.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE: Gestire le malattie croniche come la cirrosi epatica con la telemedicina.