La nostra esperienza di telemedicina sono convinto che potrà essere presa a modello per monitorare anche le patologie croniche, tra cui la cirrosi epatica, e l’assistenza domiciliare.
La telemedicina l’abbiamo utilizzata in maniera molto intensiva durante la pandemia per gestire i pazienti positivi al COVID con paucisintomaticità: abbiamo inviato presso il loro domicilio le Unità speciali di continuità assistenziali (USCA), sono stati impiantanti i device (saturimetro, ECG, controllo della pressione), siamo stati in grado di monitorare H24 i nostri pazienti con il supporto anche di una ecografia portatile ed Rx domiciliare.
Questo ci ha permesso, da aprile 2020 fino ad oggi, di trattare 1.600 pazienti positivi al COVID presso il loro domicilio, di cui solo 120 sono stati gestiti in ospedale.
Abbiamo inoltre somministrato gli anticorpi monoclonali, ben 18 somministrazioni al domicilio, e siamo state tra le poche regioni italiane a farlo.
La nostra esperienza di telemedicina sul territorio è stata riconosciuta da AGENAS come best practice COVID-19 e insieme alla nostra è stata premiata anche l’esperienza della USL 6 Euganea del Veneto. Questa esperienza sono convinto che potrà essere ripetuta e presa a modello per monitorare anche le patologie croniche, tra cui la cirrosi epatica, e l’assistenza domiciliare.
A tale proposito stiamo portando avanti anche il progetto che ci permetterà di potenziare l’integrazione tra ospedale e territorio, organizzando 30 Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) che coinvolgeranno i nostri medici di medicina generale, attraverso la piattaforma di teleassistenza, per una migliore assistenza dei pazienti a livello territoriale.
Ma non ci siamo fermati qui.
L’anno scorso, in epoca preCOVID e poi nei mesi di giugno e luglio un intero comune della nostra ASL, Casola, 1.600 abitanti, l’abbiamo trasformato in Comune “COVID free” e “HCV free”.
Tutta la popolazione è stata seriata per verificare se c’erano soggetti COVID positivi e soggetti con infezione da HCV.
Questo progetto di screening, nato grazie alla collaborazione con l’équipe del Dottor Carmine Coppola, responsabile scientifico del progetto, il sostegno dell’ASL Napoli 3 Sud e della regione Campania, ha permesso di intercettare non solo i pazienti COVID positivi ma anche due persone con infezione da HCV che non risultavano in nessun protocollo della regione Campania.
Questo progetto ci ha permesso di mettere a punto una nuova strategia di azione di screening per l’HCV e per il COVID-19. Si tratta di un modello operativo che vuole essere un’opportunità per incentivare lo stesso screening dell’HCV.
Anche sul fronte vaccinale antiCOVID l’ASL Napoli 3 Sud ha mostrato la sua dinamicità e la voglia di mettere in rete sinergie.
bbiamo infatti aperto 38 punti vaccinali con circa 110 postazioni, di queste, 30 strutture sono state messe a disposizione a titolo gratuito dei sindaci dei Comuni della ASL Napoli 3 Sud.
Siamo orgogliosi di confermare che la sinergia tra istituzioni rappresenta il valore aggiunto per migliorare l’organizzazione della presa in carico del paziente sul territorio.
Le volete sfogliare il numero dedicato alla cirrosi epatica, seguite questo link.