Uno studio pubblicato su Science dimostra che la tecnologia del vaccino a RNA messaggero potrebbe aprire interessanti prospettive per i tumori del sangue e le malattie genetiche, consentendo di trasferire nelle cellule sequenze di codice capaci di riprogrammarle.
Riprogrammare le cellule del midollo con una semplice infusione: è quanto promettono i test, per ora condotti su modelli animali e colture di laboratorio, che utilizzano la stessa tecnologia alla base dei vaccini a Rna messaggero anti Covid-19.
Uno studio pubblicato su Science dimostra che la tecnologia del vaccino a RNA messaggero potrebbe aprire interessanti prospettive per i tumori del sangue e le malattie genetiche, consentendo di trasferire nelle cellule sequenze di codice capaci di riprogrammarle. Ad esempio, potrebbe essere utilizzata per scongiurare le crisi di rigetto in caso di trapianto di midollo. Prima di sostenere questa tesi i ricercatori hanno condotto esperimenti su modelli animali e colture di cellule in laboratorio, ottenendo risultati promettenti.
L’italiana Laura Breda, dell’Ospedale pediatrico di Philadelphia, ha fatto da apripista a questo studio, coordinato da Stefano Rivella, dell’Università della Pennsylvania. Rivella afferma che il metodo testato è fondamentalmente un espediente per inviare informazioni nelle cellule di un paziente e modificarne il comportamento. La tecnica utilizzata consiste nel recapitare un frammento di RNA messaggero.
Attualmente, il trapianto di midollo finalizzato alla cura dei tumori del sangue viene preceduto da una chemioterapia che deve fare terra bruciata in modo da eliminare i cloni neoplastici. Questa procedura è complessa e richiede strutture specializzate, mentre la nuova tecnica potrebbe essere più semplice e richiedere solo una infusione.
Prima di poter utilizzare questa tecnica nella pratica clinica saranno necessari ulteriori test. I ricercatori stimano che potrebbero passare da 5 a 10 anni prima di approdare sperimentalmente negli esseri umani. Delusi per l’attesa? Niente affatto, ogni anno si registrano progressi in medicina, quindi abbiamo di fronte la prospettiva di un costante miglioramento, da conseguire per gradi.
Uno dei vantaggi della tecnica descritta sopra risiede nel fatto che la navetta microscopica utilizzata per veicolare l’informazione, sotto forma di farmaco, è già stata validata grazie ai vaccini anti-Covid-19. Tuttavia, si renderà necessario studiare a fondo le istruzioni genetiche trasmesse sotto forma di RNA messaggero per garantire sicurezza, efficacia, e corretta esecuzione delle istruzioni impartite.
Se questa nuova tecnica si dimostrerà affidabile, una volta approvata potrebbe consentire innumerevoli applicazioni nel campo delle terapie geniche e antitumorali. Gli esperti invocano prudenza e ulteriori ricerche saranno necessarie prima di cantare vittoria.
Anche nel melanoma cutaneo si sta sviluppando un nuovo approccio basato sulla stessa tecnologia dei vaccini anti-Covid (con l’Rna messaggero). In questo caso il meccanismo consiste nell’indurre le cellule tumorali a suicidarsi, per così dire, facendo loro produrre una tossina batterica letale: nei test su modelli animali con melanoma dopo una singola iniezione di Rna messaggero che codifica per la tossina, direttamente dentro il tumore, si è visto che il 44-60% delle cellule tumorali scompare completamente e definitivamente. È il risultato di un lavoro condotto presso l’Università di Tel Aviv e pubblicato sulla rivista Theranostics. L’Rna messaggero entra solo nelle cellule malate. Inoltre, le cellule tumorali non possono dare resistenza, come spesso accade con la chemioterapia, perché si può sempre cambiare codifica, all’occorrenza, in modo da utilizzare una tossina naturale diversa da quella che dovesse sviluppare resistenza.
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