Una applicazione biofisica che sfrutta la tecnologia Reac (Radio Electric Asymmetric Conveyer) potrebbe rappresentare un contributo alla ricerca sul cancro al seno. Questa tecnica, hanno annunciato Vania Fontani e Salvatore Rinaldi (Istituto Rinaldi Fontani di Firenze) mostra di modificare, in laboratorio, l’attività bioelettrica delle cellule tumorali, influenzandone la proliferazione.
La descrizione, pubblicata sul Journal of Personalized Medicine, si basa su esperimenti condotti su cellule tumorali Mcf7, un modello convenzionale utilizzato nello studio del tumore mammario. Le cellule sono state sottoposte a un trattamento rigenerativo Reac (Reac to-rgn) per un periodo variabile, da tre a sette giorni, in modo da “riprogrammare l’attività bioelettrica delle cellule tumorali”, portando a una significativa riduzione della loro vitalità e proliferazione.
Ma cosa significa, in termini pratici, modificare l’attività bioelettrica? Le cellule, comprese quelle tumorali, comunicano e operano attraverso segnali elettrici. La tecnologia Reac, spiegano gli autori, agisce su questi segnali, alterandone il comportamento. Uno degli aspetti più interessanti di questo trattamento è che inibisce la crescita delle cellule neoplastiche, e promuove anche un processo chiamato autofagia. Questo meccanismo cellulare consente alle cellule spazzino di rimuovere i tessuti degradati, contribuendo a ridimensionare la massa neoplastica.
“Questa nostra osservazione – hanno scritto gli autori – ci avvicina all’obiettivo di sviluppare terapie mirate efficaci per il cancro al seno”. Si fa strada, in altri termini, la possibilità di integrare la tecnologia Reac nei protocolli di trattamento in oncologia.
Le terapie attualmente in uso, per quanto efficaci in molti casi, presentano talvolta effetti collaterali indesiderati e non sempre garantiscono il successo pieno. Nei casi che non rispondono ai trattamenti, l’adozione di un approccio innovativo come le applicazioni Reac potrebbe migliorare i risultati anche nella pratica clinica?
Il team di ricerca, composto anche dalle dottoresse Cruciani e Maioli del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Sassari, ha sottolineato l’importanza di continuare a esplorare le potenzialità della tecnologia Reac. La medicina rigenerativa rappresenta un campo in rapida evoluzione, e l’integrazione di tecnologie avanzate può rivoluzionare il modo in cui affrontiamo malattie complesse come il cancro.