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Uso inappropriato dei FANS, un’urgenza sanitaria e sociale. Si fa il punto nelle regioni del Sud Italia

Oggi a Napoli, il terzo ed ultimo dei tavoli interregionali su dolore cronico lieve e moderato, dedicati a condividere esperienze virtuose, individuare criticità e delineare azioni concrete per migliorare la qualità di vita dei pazienti e l’uso dei Fans, nonché valutare lo stato di attuazione delle reti di terapia del dolore e le opportunità offerte dal PNRR e dal DM 77/2022 per una sanità territoriale più equa ed efficiente.

Motore Sanità anche oggi promuove un confronto operativo tra istituzioni, clinici, farmacisti, infermieri e rappresentanti dei pazienti per approfondire il tema dell’appropriatezza prescrittiva e terapeutica nella gestione del dolore lieve-moderato.

Il recente report Osmed conferma i dati di inappropriatezza dei FANS evidenziando, ancora una volta, la crescita della spesa sostenuta direttamente dai cittadini che cresce del 2,7% annuo, a fronte di un incremento dei consumi dell’1,2%. Per quanto attiene, invece, alla spesa SSN il report evidenzia una riduzione rispetto al precedente report del 3,9% in termini di spesa e del 5,7% in termini di consumi.

Questi dati, seppur incoraggianti, non risolvono il tema dell’inappropriatezza dei FANS. Infatti, una recente analisi real world condotta su oltre 12 milioni di assistiti evidenzia che nell’84% dei casi le prescrizioni dei FANS risultano inappropriate e che nella metà dei casi i FANS vengono prescritti a persone che presentano chiare controindicazioni al loro utilizzo con potenziale rischio di importanti effetti collaterali.

Un ulteriore dato di inappropriatezza dei FANS è evidenziabile nel loro uso occasionale: il 51,3% dei pazienti riceve una sola prescrizione/anno. Sulla base di queste evidenze Motore Sanità con il contributo incondizionato di Angelini Pharma, ha promosso dei tavoli macro-regionali di confronto tra esperti e istituzioni su appropriatezza prescrittiva e corretta informazione, fattori chiave nella gestione del dolore cronico.

In Italia, il dolore cronico colpisce circa 13 milioni di persone, circa il 10% della popolazione, con forti ricadute in ambito sanitario, compromettendo significativamente la qualità della vita dei pazienti, generando isolamento sociale e lavorativo, oltre a determinare un peso economico importante sia per il singolo che per il sistema sanitario, causando assenteismo e calo della produttività.

La gestione di questi pazienti richiede un approccio multidisciplinare integrato, che coinvolga il medico di medicina generale, lo specialista, gli infermieri, i fisioterapisti, gli psicologi e i terapisti occupazionali. In Italia esistono da anni le Reti di Terapia del Dolore, strutture che ancora oggi a causa della carenza di risorse, sono inadeguate. Proprio per questo motivo, il Ministero della Salute ha emanato Linee Guida sulla terapia del dolore cronico non oncologico ribadendo la necessità di garantire accesso alle cure attraverso il potenziamento delle reti e la continuità assistenziale tra territorio e ospedale.

“La Medicina Generale può certamente svolgere un ruolo fondamentale nella gestione del dolore cronico soprattutto se coinvolta in modo strutturale e proattivo attraverso la nuova dimensione organizzativa digitale che passa attraverso l’implementazione in corso delle Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) in tutte le Regioni, grazie alla definizione dei nuovi Accordi Integrativi Regionali (AIR) della Medicina Generale. La disponibilità di sistemi digitali informativi evoluti può supportare il medico e le AFT nell’acquisire consapevolezza nelle complessità assistenziali inerenti alla gestione del dolore cronico, fornendo sia indicazioni strategiche sulla dimensione dei fenomeni e sulle patologie che lo sostengono, che sulle modalità terapeutiche e assistenziali adottate, cercando anche di ottenere correzioni verso la migliore appropriatezza delle performance professionali”, dice Rino Moraglia, Direttore Strategico Net Medica Italia

“La medicina generale ha un ruolo cruciale nel trattamento del dolore cronico lieve-moderato. In Italia sono circa 13 milioni le persone che soffrono di questa patologia è quindi necessario mettere in campo una strategia di migliore gestione e presa in carico del dolorore cronico lieve e moderato. Il punto di partenza deve essere un’appropriata organizzazione dei servizi, iniziando dalla medicina generale che è l’attore principale della presa in carico della cronicità. In questo contesto quanto mai attuale, è il tema dell’attuazione dell’ACN della medicina generale che individua nelle AFT il modello organizzativo di base, funzionalmente collegate con le strutture individuate dal DM77. Bene stanno facendo quelle Regioni che hanno chiuso gli accordi integrativi regionali e in cui sono stati individuati quegli strumenti (innovazione tecnologica, personale di studio, infermieri, diagnostica di primo livello) necessari per la medicina generale per una migliore gestione dellle patologie croniche e tra queste il dolore cronico lieve-moderato. Inoltre, non trascurabile è l’opportunità rappresentata dall’avvio del ‘ruolo unico’ della medicna generale che individua un volume di attività oraria che può essere utilizzata per consolidare i processi assistenziali di presa in carico”, spiega Nicola Calabrese, Vice Segretario Nazionale FIMMG

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