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Valvole cardiache: uno studio italiano svela un problema spesso ignorato


Uno screening su oltre 1.000 anziani mette in luce la prevalenza delle malattie delle valvole cardiache. L’importanza della prevenzione emerge come un pilastro per contrastare queste patologie, che interessano fino al 95% degli italiani over-75.

Le valvole cardiache – aorta, mitrale, tricuspide e polmonare – rappresentano un elemento essenziale per il funzionamento del cuore. La loro apertura e chiusura coordinate garantiscono la circolazione di circa 7.000 litri di sangue al giorno in un corpo umano sano. Tuttavia, con l’invecchiamento e la presenza di fattori di rischio come ipertensione, diabete, obesità o ipercolesterolemia, queste valvole possono subire un deterioramento. Tale degenerazione porta spesso a due condizioni principali: la stenosi, cioè il restringimento che limita il flusso di sangue, e l’insufficienza, che si manifesta quando le valvole non si chiudono correttamente.

Questi problemi non sono rari: secondo i dati riportati, fino al 95% degli italiani con più di 75 anni può presentare un malfunzionamento delle valvole cardiache. Questo fenomeno, se non affrontato, può avere conseguenze fatali, con un rischio di mortalità del 50% entro due anni dall’inizio dei sintomi e che sale al 75% entro tre anni.

Lo studio PREVASC e i dati sulle malattie valvolari

Un’importante fonte di nuove informazioni su queste problematiche arriva dallo studio PREVASC (PREvalenza delle malattie cardioVASColari), un progetto unico nel suo genere per il panorama italiano. Questo studio epidemiologico, realizzato dalla Società Italiana di Cardiologia Geriatrica (SICGe) in collaborazione con l’Azienda Ospedaliero-Universitaria Careggi di Firenze, ha analizzato la salute cardiovascolare di oltre 1.000 persone over-65 residenti in piccoli comuni italiani. I dati, basati su 857 soggetti screenati, sono stati presentati durante il Congresso Nazionale SICGe a Firenze.

I risultati hanno mostrato come il 61% della popolazione anziana studiata presenti anomalie delle valvole cardiache di grado lieve o moderato. Tra le valvole più frequentemente colpite, la valvola aortica è risultata coinvolta nel 27% dei casi, mentre la valvola mitralica ha mostrato anomalie nel 34% degli individui esaminati. Questi problemi riguardano soprattutto soggetti con fattori di rischio cardiovascolare che, spesso, non avevano ricevuto un’adeguata attenzione clinica.

La sottovalutazione dei sintomi

Un dato preoccupante emerso dallo studio è che molte malattie delle valvole cardiache restano non diagnosticate per anni. La mancata consapevolezza del problema è aggravata dall’assenza di sintomi specifici: stanchezza, affanno e dolore al petto possono essere scambiati per disturbi comuni legati all’età o ad altre patologie croniche come scompenso cardiaco o broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO).

Gli esperti sottolineano come una diagnosi precoce sia l’unico strumento efficace per evitare complicazioni gravi. Procedure semplici come un elettrocardiogramma (ECG) o un ecocardiogramma possono fare la differenza, ma senza programmi di screening strutturati, molti pazienti non accedono a queste indagini.

Un approccio innovativo alla prevenzione

Il progetto PREVASC ha introdotto un modello di screening cardiovascolare che include non solo esami diagnostici approfonditi, ma anche un’analisi anamnestica dettagliata. I partecipanti hanno risposto a questionari sulla loro storia clinica e sociale e sono stati sottoposti a esami con stetoscopio digitale, ECG ed ecocardiogramma. Questo approccio ha permesso di individuare problemi delle valvole cardiache in una fase iniziale, anche in soggetti che non mostravano sintomi evidenti.

Uno degli aspetti più innovativi dello studio è stato il coinvolgimento di anziani che vivono in piccoli comuni, spesso distanti dai principali centri medici. Attraverso la collaborazione con centri di aggregazione locali, come parrocchie e centri anziani, e con operatori sanitari del territorio, lo studio ha dimostrato che è possibile rendere la prevenzione accessibile anche alle fasce più vulnerabili della popolazione.

Le sfide della medicina di prossimità

Secondo gli organizzatori dello studio, il modello di medicina di prossimità adottato rappresenta un passo avanti nella gestione delle malattie valvolari e nella promozione della salute cardiovascolare. Questo approccio punta a integrare la diagnosi clinica con la valutazione della vulnerabilità sociale, riconoscendo l’importanza di fattori come l’isolamento e la difficoltà di accesso ai servizi sanitari.

Gli esperti del Congresso SICGe hanno inoltre sottolineato che l’allungamento dell’aspettativa di vita rende sempre più urgente affrontare l’impatto epidemiologico delle malattie degenerative del cuore. Programmi di screening strutturati, come quello implementato da PREVASC, possono rappresentare un valido strumento per migliorare le condizioni di salute della popolazione anziana, garantendo diagnosi tempestive e trattamenti appropriati.

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