Congresso nazionale APMO, Associazione Pazienti Malattie Oculari. Rilanciato il ruolo della prevenzione. Solo l’1% della spesa sanitaria è destinato all’oftalmologia. Oltre 6 milioni di italiani convivono con varie patologie: cataratta, glaucoma, retinite, occhio secco, miopia e altro ancora
La vista è uno dei sensi più preziosi, eppure la sua tutela sembra restare ai margini delle priorità. Oltre sei milioni di persone nel nostro Paese convivono con patologie oculari, e per un terzo di loro la riduzione della vista è talmente grave da compromettere l’autonomia e la qualità della vita.
Nonostante l’esistenza di tecnologie avanzate, trattamenti innovativi e strumenti diagnostici sempre più precoci, all’Oftalmologia è riservato appena l’1% della spesa sanitaria pubblica. Un dato che racconta uno squilibrio profondo, con conseguenze tangibili: ritardi nell’accesso alle cure, carenza di risorse e una pressione crescente sugli specialisti.

In occasione della Giornata Mondiale della Vista, celebrata oggi in tutto il mondo, l’Associazione Pazienti Malattie Oculari (APMO) ha scelto di fare il punto su questa realtà, convocando a Roma il primo Congresso nazionale. Un appuntamento che riunisce istituzioni, società scientifiche, associazioni di pazienti e aziende, con l’obiettivo di costruire strategie condivise per garantire l’accesso ai percorsi di cura, promuovere l’innovazione sostenibile e migliorare la qualità della vita delle persone affette da disturbi visivi.
Nata nel 2022, APMO ha mosso i primi passi con la Carta della Salute dell’Occhio, un documento di orientamento e promozione della prevenzione oftalmologica, realizzato nell’ambito della campagna “La salute dei tuoi occhi. Non perderla di vista”, promossa in collaborazione con la Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (SISO), con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’Intergruppo parlamentare per la prevenzione e cura delle malattie oculari. Una rete che coinvolge anche 18 tra associazioni pazienti e società scientifiche.
Nel suo primo anno di attività, la campagna ha toccato cinque regioni – Lazio, Liguria, Lombardia, Puglia e Sicilia – con incontri istituzionali e appuntamenti informativi sul territorio. Oltre 400 persone hanno partecipato agli screening gratuiti per le patologie oculari più comuni, e una su cinque è risultata “a rischio” dopo il controllo. “Il bilancio è più che positivo, considerando che APMO è nata da poco e le problematiche da affrontare sono molte”, commenta Francesco Bandello, presidente dell’Associazione e direttore dell’Unità Oculistica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. “Siamo consapevoli che questi primi risultati hanno un valore relativo, ma qualcosa si muove. Guardando al futuro, sono ottimista: se riusciremo a mantenere questo livello di attenzione e dialogo, potremo davvero cambiare le cose”.
Al Congresso, tra le autorità presenti, anche il Ministro della Salute Orazio Schillaci, che ha sottolineato l’importanza della diagnosi precoce: “Consente di rallentare la progressione della malattia, limitare il rischio di ipovisione fino alla cecità, e quindi salvaguardare l’autonomia e la qualità della vita delle persone, oltre a ridurre il peso economico, sia in termini sanitari che sociali”. Il Ministro ha annunciato l’inserimento di fondi specifici per la prevenzione delle malattie oculari nella legge di bilancio in discussione, auspicando un cambiamento culturale e organizzativo: “Dobbiamo passare da un Servizio Sanitario Nazionale centrato sulla cura a un modello proattivo, capace di ridurre le patologie e liberare risorse per la ricerca e lo sviluppo di terapie più avanzate”.
La giornata si è articolata in tre tavole rotonde, con la partecipazione di rappresentanti istituzionali, esperti, pazienti e aziende. I temi affrontati spaziano dall’accesso alle cure all’innovazione sostenibile, dalle problematiche assistenziali sul territorio alla qualità della vita dei pazienti, fino alle patologie più gravi come retinopatie, maculopatie e miopia degenerativa.
L’obiettivo di APMO è chiaro: garantire diagnosi tempestive, accesso alle terapie più efficaci e risorse adeguate per una presa in carico appropriata. “La nostra evoluzione è frutto di due fattori: l’ascolto dei pazienti e la collaborazione con le istituzioni”, conclude Bandello. “I nostri pazienti non muoiono per una malattia oculare, ma la perdita della vista li terrorizza più della morte. Comporta disabilità gravissime e costi esponenziali per il cittadino e per il Servizio pubblico. Per questo abbiamo bisogno di essere aiutati: vogliamo diventare sempre più numerosi, credibili e presenti sul territorio”.
La vista, insomma, non può più essere un lusso. Deve tornare al centro delle politiche sanitarie, con investimenti mirati, percorsi di prevenzione e una rete capillare di assistenza. Perché perdere la vista significa perdere autonomia, relazioni, lavoro. E perché, come ricorda il nome della campagna di APMO, “La salute dei tuoi occhi. Non perderla di vista”, è un invito che riguarda tutti.






